~Yoongi~
Camminavo senza meta in quel labirinto di legno e muffa. Tutto ciò a cui riuscivo a pensare era Kook. L'avevo deluso, ero stato un pessimo amico ed ora non sapevo neanche in che condizioni fosse.
Era morto? Non potevo saperlo, ma speravo con tutto me stesso che non lo fosse.
Sognavo di abbracciarlo e di sentire la sua voce un ultima volta.
La bambina era corsa via ed io ero rimasto solo e confuso. Non riuscivo a ragionare ma speravo che da un momento all'altro qualcuno ammazzasse anche me. Tutto era ricoperto da un ovattato silenzio.
Mi sedetti sconfortato sul pavimento marcio. Ormai quell'odore sembrava far parte di me.
C'erano mille cose che non capivo; mille cose alle quali non riuscivo a dare alcuna spiegazione: la pozza di sangue era una di quelle... se Kook fosse stato ucciso in quel punto, se QUALCUNO fosse stato ucciso in quel punto ci sarebbe stato un cadavere. Poi, tutti i discorsi sconclusionati di quella bimba: Varchi? Di che cosa parlava?Mi strinsi la testa fra le mani. Era come se stessi impazzendo. Chiusi gli occhi che iniziarono a far male quando però sentii le assi di legno scricchiolare. Qualcosa si stava avvicinando.
Appoggiandomi al muro mi feci forza per alzarmi. Avevo paura. Ero terrorizzato.
I passi si facevano sempre più vicini quando finalmente intravidi qualcosa nella fioca luce dell'alba.Una bambina stava camminando lungo il corridoio, ma metà della sua testa era mancante. Le mancava tutto da naso in su.
Mi tappai la bocca con le mani cercando di non emettere alcun suono. Quella cosa si fermò e girando la testa cercò di percepire qualcosa: qualche rumore, o magari qualche odore.
Iniziò ad emettere strani versi da quel che restava della bocca. Parole che, malgrado fossero strascicate, risultavano comprensibili in alcuni punti.*: "Ho bisogno dei miei occhi, ho bisogno della mia faccia"
La piccolina alzò le mani e fece come per toccarsi la cima del capo, ma entrambi gli arti oltrepassarono il vuoto immergendosi nel sangue della testa spaccata.
Gemetti senza riuscire a controllarmi.
Il suo mezzo capo si voltò verso il suono della mia voce.
Le sue piccole e gracili braccia chiamarono per me e la sua voce tremolante si fece chiara e carica di tristezza.*: "Ti scongiuro, salvami"
Riuscivo a sentire le sue lacrime anche se non ero in grado di vederle, se solo avesse potuto avrebbe pianto.
*: "Se vuoi ritrovare il tuo amico, devi trovare ciò che mi è stato levato con la forza! In questo modo potrete tornare insieme nella stessa dimensione..."
Mi inginocchiai di fronte a lei e nascosi la paura nella mia voce.
Y: "Di che stai parlando? Cosa intendi per "dimensione"? Cosa sono i varchi?"
*: "Ora ci sono tre dimensioni, i varchi sono dei passaggi tra queste che si creano quando uno di noi" - le mani si indicarono - "trova ciò che ha perso".
Posai le mani sulle spalle della bimba.Y: "Aspetta, 3? S-Sai per caso quante persone ci sono?"
*: "No, Non posso saperlo, non ho incontrato nessuno oltre te"
Esasperato e confuso cominciai a camminare seguito da quella scomoda presenza.
Ora sapevo cosa cercare, ma non sapevo come farlo. Camminai finché i piedi non fecero male e fu allora che vidi un enorme sacchetto ammassato in un angolo. Un sacco di iuta sigillato da una corda di spago. Era sporco di sangue che, dopo averlo alzato, iniziò a gocciolare sul pavimento.Sentii quella stessa paura che avevo in precedenza crescermi nel petto ogni secondo di più.
Cacciai dalla busta un mezzo capo ancora grondante di sangue. Gli occhi sembravano rimossi e le palpebre cadevano dolcemente nel vuoto sottostante.
Non emisi un suono ma la bambina iniziò a urlare di felicità come se avesse percepito ciò che avessi trovato.Quelle grida, se pur di gioia, mi fecero impazzire, come se non fossi stato più padrone della mia testa.
Ero fermo immobile con quei resti stretti tra le mani, che ormai erano ricoperte di sangue. Non riuscivo a muovermi. Non avevo mai visto una cosa del genere.
Eppure non capivo come la bambina non mi facesse lo stesso effetto; il vederla lì, in piedi, in un certo senso... "viva", rendeva quella visione meno macabra, ma quel pezzo di lei che era nelle mie mani non si muoveva, era morto. Avevo tra le mani una bambina morta. Fu la sensazione più brutta di tutta la mia vita.Sentii le mani della piccola che tiravano la manica della mia uniforme cercando di afferrare il teschio.
Come potevo sapere che non si trattasse di un inganno? Come potevo sapere che dopo averle dato quello che voleva non mi avrebbe ucciso? Non potevo fidarmi.
Alzai le braccia accertandomi che la bimba non riuscisse a prenderlo e poi mi avvicinai ad una finestra.Cercai di aprirla senza riuscirci, era... finta?
Lei si accorse che stavo prendendo tempo; si accorse che non avevo intenzione di darle quello che voleva. Mi raggiunse ed iniziò a saltare, graffiare e mordere cercando di prendere ciò che le era stato tolto.
Dovevo cercare un modo per distruggere quella cosa al più presto possibile.
Cercai di correre via, ma quel piccolo mostro riusciva a raggiungermi in ogni stanza. Era una sorpresa vedere le sue braccia minute alzare ogni banco e sedia con tanta ferocia.Più andavo avanti senza trovare nulla più mi arrendevo al mio destino. Sarei morto qui, in questa scuola, per colpa di questa bambina.
L'angoscia mi corrodeva gli organi. Il cuore batteva così forte come mai aveva fatto prima.
Non riuscii più a controllare il flusso di quei pensieri dei quali non mi sentivo più padrone.
Buttai il teschio vuoto sul pavimento ed iniziai a calpestarlo senza sosta.La piccola urlava di dolore per ogni frammento nel quale il cranio si spezzava. Quando finalmente rimasero solo resti sparsi la bimba si buttò per terra senza emettere più un suono, immobile. Il sangue che usciva dalla ferita del capo la circondava. Ed io mi sentii in colpa. Era stata colpa mia. Ero un assassino, eppure, che scelta avevo?