Capitolo 7

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~Kook~

"Perchè mi ha lasciato da solo in questo posto?"

sentii le lacrime scendere sulle mie guance e subito le asciugai con la manica della giacca. Ero spaventato. Mi sembrava di vivere in un film Horror. Continuavo a chiedermi perchè Suga mi avesse lasciato da solo in quel posto.

Il cielo era molto scuro, quasi nero e pieno di stelle, alzai la testa e le osservai per qualche minuto, poi ricominciai a piangere e urlare il nome di YoonGi senza avere risposta..

K: "Ti scongiuro rispondi, ti prego" la gola iniziò a bruciare.
Aspettai alcuni minuti per vedere se Suga tornasse, ma di lui nessuna traccia. Pensai subito di tornare nella classe dove ci eravamo svegliati, ma il portone era chiuso.

Non avevo scelta, dovevo entrare nel secondo edificio.

Mi precipitai dentro ma dovetti aspettare che gli occhi si abituassero all'oscurità, non si vedeva nulla. Tutto era ricoperto da un velo nero che scompariva ogni minuto che passava.

Finalmente, appena i miei occhi si furono abituati mi accorsi di essere in un lungo corridoio, non si sentiva niente a parte le lancette di un orologio che scoccavano ogni secondo.
Seguì quel ticchettio finchè non arrivai davanti l'orologio.
Lo sfiorai con entrambe le mani, era un orologio a pendolo, alto poco più di me.
Mentre l'osservavo sentii delle voci alle mie spalle. La prima era la voce di una bambina.

Yuki: "Non ho mai chiesto che questa diventasse la mia casa..ti prego portami via, prometto disperatamente di fare la brava bambina, non ho bisogno di giochi, album da colorare o vestiti, ma ti prego portami con te... devi solamente uccidere uno di quei brutti ragazzi cattivi e darmi il suo foglio... quello della bambola di carta che ti ha portato qui... così potremmo tornare a casa insieme. Senza quel foglio non si può andare da nessuna parte."
Jimin:" non preoccuparti ok? Torneremo a casa insieme, non ho intenzione di lasciarti in questo posto".

Era la voce di Jimin, era davvero lui? Iniziai a guardarmi intorno urlando il suo nome quando mi sentii afferrare il colletto della giacca.
J:" Kook, sei tu? Sul serio?"
Con quel buio non riuscivo a vedere nulla, nè lui nè nessun altro.
K:" Si, sono io" Jimin mi abbracciò forte
J: "torneremo tutti a casa, insieme"

Y: "perchè adesso vuoi tornare a casa con quell'uomo? Io non ho il foglio, devi ucciderlo e darmi il suo.."

Sentii Jimin lasciarmi e allontanarsi
J:" non potrei mai farlo.."

Ero paralizzato davanti l'orologio, quel ticchettio mi stava entrando nella testa sempre più forte e stava diventando sempre più insopportabile. La persona che era venuta con Jimin iniziò a piangere

Y: "cosa ti ho fatto di male? Perchè mi odi così tanto?"
iniziò a urlare queste parole.
Urla strazianti di una bambina che entravano nella testa come colpi di martello unite al ticchettio dell'orologio. Mi coprii le orecchie con le mani.

Un lampo illuminò per pochi secondi il corridoio mostrandomi i volti dei presenti. Jimin piangeva mentre la bambina era in ginocchio per terra, mi girai verso l'orologio e notai le lancette: sembravano un paio di forbici molto affilate, erano dorate.

Qualcuno mi spinse facendomi cadere, alzai gli occhi e, grazie ad un altro lampo, vidi Jimin. Iniziò a prendermi a calci.
K: "cosa stai facendo?"
J: "devi morire.."

I calci erano sempre più forti, iniziò a colpirmi in testa.

K:"Jimin fermati, ti prego" qualunque cosa dicessi sembrava non sentire. Mi prese per un braccio e mi alzò facendomi sbattere conto l'orologio il quale vetro andò in frantumi e mi ferì la testa.

Sentii il sangue colarmi sulla nuca. Spinsi via Jimin e afferrai le lancette dell'orologio tirandole via dal pendolo.

K:" Non voglio farti del male, non avvicinarti... per favore"

Corse verso l'orologio staccandolo dal muro per usarlo come arma e mi colpì in testa ferendomi più di quanto non fossi già. Caddi sul parquet umido, strinsi tra le mie mani le lancette dorate dell'orologio e mi alzai svelto colpendolo al petto più volte.

Ero ricoperto di sangue. lasciai cadere l'ago dell'orologio e mi misi le mani fra i capelli. Il petto di Jimin non si muoveva più, sembrava non respirare. Lo abbracciai forte, quando sentii un dolore lancinante alla schiena che mi costrinse ad alzare la testa e lasciare il suo corpo.
Abbassai lo sguardo prima verso di lui che mi guardava sorridendo e poi sulle lancette, ne mancava una.
J:" se cerchi l'altra lancetta è nella tua schiena". Ero stato colpito dalla mia stessa arma. Jimin aveva iniziato a ridere, una risata che andava spegnendosi sempre di più finchè non ne rimase solo l'eco.
Guardai il corpo del mio amico immobile, poi cercai di sfilare l'arnese dalla mia schiena ma erano sforzi vani, mi procuravo solo altro dolore, sfiorando e tirando giù l'oggetto.

Si sentivano da lontano una risata e degli applausi.
Y: "è stato divertente", la risata si faceva sempre più forte e pazza finchè non si trasformò quasi in un urlo di follia che mi fece congelare il sangue nelle vene.

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