1- da quanto tempo non venivi a trovarmi!

89 6 6
                                    

In un piccolo paesino che si trova nell'Italia settentrionale, nel quale vivono più o meno cento anime, non succedeva mai niente di particolare. La vita di questa gente era particolarmente monotona. Negli ultimi due anni avevano addirittura tolto la tradizionale festa paesana e i negozi cessavano l'attività uno dopo l'altro con una celerità incredibile. La gente di quel luogo si era tuttavia abituata a quella vita piatta; infatti nessuno si sarebbe mai aspettato che accadesse ciò che accadde quel caldo mercoledì di agosto.

La Villa De Prato aveva aperto i suoi grandi cancelli a pochi intimi per un'occasione molto speciale: i proprietari festeggiavano il quarantacinquesimo anniversario di matrimonio e, insicuri di riuscire a fare una grande festa per il cinquantesimo, vista l'età e la loro salute, invitarono gli amici più stretti a casa loro, nella grande Villa De Prato per trascorrere un po' di tempo assieme e brindare a questo lungo traguardo.

L'edificio in questione non si trovava in una posizione elevata che lo facesse spiccare tra le altre case. Dall'esterno, anzi, avrebbe potuto sembrare una semplice casa di un ricco villeggiante. Lo stabile era a tre piani ed era circondato da un esteso giardino ben curato. Un minimo di privacy veniva dato a questo terreno dal muro in pietra, sul quale erano state scolpite precisamente delle piccole colonne, e dal glicine che nel tempo vi si era attorcigliato, emanando nel periodo di fioritura un gradevole profumo. Un dettaglio su cui sarebbe caduto l'occhio di chiunque era senz'altro la terribile tonalità di verde che dipingeva le imposte su tutti e quattro i lati della casa. Un lungo e largo viale d'ingresso portava fino al portone in legno sopra il quale era presente un semicerchio in ferro con un motivo floreale.

Questa fu l'immagine che si presentò davanti agli occhi di Gianmarco Degano, un rinomato chirurgo, il primo a raggiungere la casa. Dopo essere rimasto per un po' a rimirare l'edificio nel quale aveva trascorso le sue migliori vacanze della sua infanzia, una voce femminile piuttosto affettuosa si sentì provenire dal portone d'ingresso. Una donna sulla sessantina stava camminando a braccia aperte verso il giovane emettendo striduli versi di felicità. Accortosi della donna, Gianmarco sorrise, felice di rivederla. "Ah Gianmarco!" urlò liberamente la donna abbracciandolo con violenza. "Da quanto tempo che non passavi a trovarmi! Ah! Pensa: io e Giusto abbiamo dovuto arrivare a festeggiare quarantacinque anni di matrimonio per rivederti!"

"Ciao zia, anche io sono molto contento di rivederti! Ma in quindici anni non sei cambiata per niente, sei un fiore in primavera!!" in realtà quella donna non era sua zia, ma una semplice amica di sua mamma che aveva badato a lui e a sua sorella per molte estati, mentre i genitori erano via per lavoro. Lei era contenta di fare loro da "zia": avrebbe tanto voluto avere dei figli, ma nonostante numerosi tentativi non riuscì mai a portare a termine la gravidanza.

La "zia" si chiamava Silvia De Prato ed era piuttosto alta e magra per la sua età. I capelli venivano direttamente dagli anni Ottanta: una grande nuvola di ricci castani che le arrivavano fino al collo. Gli occhi verdi come le foglie di un albero d'estate erano contornati da eleganti occhiali sottili dai bordi aurei. Quel giorno, per l'occasione, aveva riesumato (sempre dagli anni Ottanta) un elegante tailleur rosso i cui pantaloni erano disastrosamente a zampa d'elefante, come le maniche della giacca. Era un viaggio nel tempo a trent'anni prima, ma nel complesso faceva la sua figura. La signora De Prato chiese a Gianmarco spalancando gli occhi speranzosamente: "Tua sorella Emma viene al ricevimento vero?" egli annuì dicendo che non avrebbe dovuto tardare. Fu poi invitato dalla signora ad entrare in casa per bere qualcosa e salutare il marito. 

Giusto De Prato era il proprietario effettivo della casa, eredità difamiglia, e ora ci abitava con la moglie, che aveva deciso di prendere il suo cognome. Di sessant'anni anche lui, carnagione pallida, piuttosto alto e magro. Possedeva una villa, sì, ma non aveva particolare interesse per il denaro. Gli occhi azzurri come il cielo di quel giorno da giovane avevano fatto di lui un Don Giovanni e i capelli, ormai diventati bianchi e grigi, erano pettinati ordinatamente per l'occasione. Si vestiva, com'era sua consuetudine, con giacca e cravatta. In quel giorno indossava un'elegantissima cravatta rossa, in tinta con il vestito di sua moglie, una camicia bianca e i pantaloni e la giacca del vestito di colore neri. Nei modi in cui era riuscito aveva sempre cercato di rendere felice sua moglie anche se questa aveva ancora un desiderio irrealizzato: viaggiare per l'Italia e scoprirne tutte le meraviglie di cui aveva sentito parlare. Seguirono i saluti tra i due, mentre all'ingresso un clacson risuonò per tutto il paese. "Vado io!" disse Silvia curiosa, lasciando soli i due a ricordare gli scherzi che facevano alla vecchia cameriera quando erano insieme.

IL SEGRETO DELLA VILLADove le storie prendono vita. Scoprilo ora