23 - Il segreto della villa

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L'oscuirtà della notte lasciava lentamente spazio al chiore dell'alba; il sole, ancora nascosto tra le montagne, cominciava ad illuminare le punte degli abeti più alti e le cime delle montagne occidentali. Un freddo vento soffiava ormai con regolarità dall'inizio di settembre, ma più ci si inoltrava verso l'inverno, più bassa era la temperatura. In lontanza, una sola persona vagava per il paesino con passo piuttosto deciso: era Iside, la vicina che aveva aiutato il brigadiere Zanello nelle indagini per il primo omicidio. Avvolta in una sciarpa come un bruco è avvolto nel suo bozzolo, stava marciando verso lo studio medico: era partita a quell'ora per aver la certezza di prendere il primo posto. Una volta che ebbe girato l'angolo, la villa ricominciò ad avere la vista su una serie di case chiuse o vuote e sulla strada principale illuminata dai lampioni, che di lì a poco si sarebbero spenti. La rugiada nel prato del cortile componeva deliziose opere artistiche unendosi in forme particolari e trasformava le più brutte ragnatele in una serie di arazzi meravigliosi.

Letizia si sarebbe svegliata un'ora dopo e avrebbe passato la successiva mezz'ora a leggere alcune pagine di un romanzo rosa a cui si era dedicata nell'ultima settimana. Si alzò, come voleva la routine, spalancò le finestre e fu investita da un gelido soffio di vento che le scompigliò i capelli. Svegliarsi, alzarsi e fare colazione cercando di tenere gli occhi aperti era una tortura vera e propria, ma Letizia con un po' di sforzo ci riuscì. Lei non era mattiniera, nonostante il suo lavoro la costringesse ad alzarsi molto presto ogni giorno. Mentre sorseggiava il caffè, sperando in una ricarica di energie, si affacciò alla finestra e, vedendo il cancello, si ricordò subito del biglietto da visita che avrebbe dovuto trovare nella cassetta della posta. Così finì di fare colazione piuttosto velocemente, si mise lo stesso golfino nero della sera precedente e uscì. Controllò la cassetta: era troppo presto per trovare già la posta quindi sul fondo era atterrato un leggero biglietto da visita. Lo guardò bene, da entrambi i lati. Era un biglietto da visita molto diverso dagli altri. Da un lato, con lettere cubitali era scritto Biglietto Da Visita, sul retro c'era un numero di telefono. Non si fidava a chiamarlo da sola, così aspettò che la mattinata andasse verso le ultime ore, in modo tale da non sembrare insistente e chiamò al cellulare Pamela.

"Pamela, pronto? Pamela? Buongiorno, Pamela. Puoi venire qua alla villa? Dobbiamo parlare di quella questione..." sembrò che avesse accentuato le ultime due paole. Avrebbe dovuto chiamare Michele. Michele era l'autorità. E invece no, per Letizia, l'autorità era Pamela. Forse anche Michele, ma in primo luogo, Pamela.

Pamela aveva lezione quel mattino e così la raggiunse verso l'una e mezza. "Scusa il ritardo" disse con tono piuttosto tranquillo, "ma oggi c'erano due deficienti in quarta che han parlato tutta l'ora e quindi ho dovuto rimproverarli..." di colpo alternava un tono irato con un tono pacifico e Letizia non sapeva se esserne spaventata o divertita. "Comunque dimmi" continuò "su cosa mi devi aggiornare? Sei per caso incinta un'altra volta?"
"No, possibile che la storia del bambino non ti vada giù?"
"Non è che non mi vada giù, è che non voglio essere io a spiegargli che suo padre è in prigione per omicidio."
"Ma suo padre è un angelo."
"Assassino." Pamela sembrava esplosa per tale sciocchezza. "Nicolò è un assassino."
"Un angelo assassino" ripetè lei con sguardo innamorato.
"Ma mi hai fatto venir fino a qui per decidere se Nicolò deve godere di buona fama in paradiso o soffrire pene all'inferno? Perché ho modi migliori di trascorrere le mie giornate."
"No, sei tu che hai tirato in ballo l'argomento. Io volevo parlarti del biglietto da visita. L'ho trovato. C'è un numero di telefono."
"L'hai chiamato?" Letizia scosse la testa. "Brava" rispose Pamela "Molto bene, è meglio farlo con Michele, ha tanto voluto essere un'autorità seria di punto in bianco e quindi che lo sia! Oh!"

Andarono da Michele, in caserma. Aveva appena iniziato il turno, ciò si capiva dall'incredibile ordine della scrivania. Gli spiegarono la situazione. Il brigadiere Zanello approvò la decisione di chiamare il numero, tenendo il telefono in modalità vivavoce, mentre con un registratore di Michele avrebbe registrato tutta la conversazione.

IL SEGRETO DELLA VILLADove le storie prendono vita. Scoprilo ora