4 - Sono io che faccio le domande qui, hai capito?

20 3 6
                                    

Il carabiniere Michele Zanello aveva di nuovo convinto la professoressa a fare il suo gioco. Ora avrebbero ascoltato due testimonianze: il carabiniere avrebbe fatto delle domande a Letizia, che aveva avvertito di esser stata lei ad aver trovato il corpo e la professoressa avrebbe interrogato Gianmarco, che era il parente più prossimo della villa.

Il carabiniere e la cameriera si ritirarono nella cucina su esplicita richiesta della donna: aveva detto di dover sbrigare alcune faccende. Gli altri due invece parlarono nella sala da pranzo.

Mentre la cameriera asciugava nervosamente le tazze della colazione, il carabiniere era seduto e aveva tirato fuori un taccuino e una penna per prendere degli appunti. "Dunque signorina, è stata lei a trovare il corpo della ragazza, giusto?"

"Sì, è proprio così" rispose sbattendo una tazza così forte sul tavolo che per poco non la ruppe.

"Mi potrebbe raccontare com'è accaduto?"

La cameriera spalancò gli occhi tra un'espressione incredula e spaventata. Il cuore le batteva a mille. Il carabiniere le spiegò poi di stare tranquilla e di raccontargli come fosse avvenuto il ritrovamento. Lei tirò un sospiro di sollievo e iniziò a raccontare, concentrandosi.

"Bene, no! Forse non è giusto cominciare con bene...io non so come si facciano queste cose..." si disperò sbattendo un'altra tazza sul tavolo. Il carabiniere la tranquillizzò di nuovo, spiegandole che l'incipit di quella prima testimonianza non importava, ma che contava il contenuto.

"Allora, sta mattina mi sono svegliata alle sei e trenta, come tutte le mattine. Sa: il signor Giusto preferisce andare a dormire presto la sera ed essere più attivo la mattina presto, anche se ieri sera è stata un'eccezione..."

"Perché?" la interruppe il carabiniere.

"Bene, pensavo lo sapeste già...i coniugi De Prato hanno festeggiato i quarantacinque anni di matrimonio con un ricevimento proprio qui nella villa...ieri. Iniziato al pomeriggio, si è poi protratto fino alla sera tardi, ma non so l'orario di preciso...ieri sera avevo altri pensieri..." il carabiniere annotò questo particolare sul suo taccuino, mentre lei, allungando il collo come una giraffa, cercava di interpretare la sua terribile grafia.

"A causa del tempaccio, Silvia, la signora De Prato, la festeggiata, aveva proposto agli invitati di fermarsi a dormire qua, poiché stanze ce ne sono...ve lo posso confermare io! Emma, la ragazza morta, si era fermata qui per dormire, ma stamattina..." si sedette anche lei e si portò una mano alla testa, singhiozzando.

Fece un respiro profondo e continuò: "Stamattina, come le dicevo, mi sono svegliata molto presto, alle sei e trenta. Come al solito sono la prima a svegliarmi...sa: devo preparare la colazione. Quindi all'inizio non notai niente di strano nella porta chiusa della stanza della signorina Emma...perché...

"...tutte le altre porte erano ancora chiuse..." ipotizzò il carabiniere.

"Esattamente...La signora Silvia, tuttavia, iniziò a preoccuparsi del fatto che alle otto non era ancora scesa, mancava solamente lei, tutti gli altri invitati che avevano dormito qui erano scesi e avevano fatto colazione. Mi chiese di andare a controllare nella stanza di Emma – sa, ho una copia delle chiavi di tutte le porte di questa casa..." affermò facendo suonare un rumoroso mazzo di chiavi di ogni misura. "Eh...si..." cercò di riprendere il filo del discorso "Ah...sì, me lo chiese perché lei non se la sentiva di fare le scale – si era svegliata con un terribile dolore all'anca sinistra." Il carabiniere appuntò di nuovo questo particolare sottolineando una parola che poteva corrispondere ad "anca". Lei imitò lo stesso movimento di prima, con gli stessi risultati.

"Prego, vada avanti..." disse lui, notando il silenzio.

"Giusto, così sono salita al secondo piano, dove c'era la stanza della signorina, ho provato ad aprire, ma la porta era chiusa a chiave; ho provato a bussare e a chiamarla, ma né mi aprì o mi rispose, né la sentii muoversi o russare...così presi la chiave, la girai lentamente nella serratura, con le mani tremanti" stava fissando il vuoto davanti a lei mentre lo raccontava "abbassai lentamente la maniglia, la porta si aprì con un cigolio e mi si presentò la signorina Emma distesa pacificamente nel letto, in tutta la sua bellezza...credevo ancora che stesse dormendo, quindi mi avvicinai e la chiamai da vicino, ma nessuna risposta. La scossi, ma non dava proprio segni di vita..." iniziò a piangere. "capii che stava male, quindi chiamai la signora Silvia e il signor Giusto, il quale salì subito e provò a fare quello che avevo fatto io."

IL SEGRETO DELLA VILLADove le storie prendono vita. Scoprilo ora