Capitolo 1

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Il suo arrivo fu annunciato dal cigolio di una catena di bicicletta che si avvicinava alla scuola. La maggior parte delle persone che vivevano lì conosceva bene quel suono perché lo avevano sentito molto spesso, nel corso della loro permanenza alla magione. Gli altri che si trovavano nel cortile si avvicinarono al cancello, allungando il collo per vedere meglio.

La vecchia Nancy, come era stata soprannominata la bici in questione, era un veicolo malandato, che Emma Carter riusciva a mandare avanti quasi per miracolo. I freni erano logori e facevano molto rumore, e la catena cigolava e dondolava pericolosamente, minacciando di cadere da un momento all'altro.

La giovane parcheggiò la sua bicicletta -bianca, chiazzata da ruggine che già tendeva al verde- davanti al cancello della scuola di Xavier per giovani dotati, facendo scendere il cavalletto con un colpo di tacco. Fece per suonare al citofono, ma una voce la precedette.

«Emma, carissima. Vieni pure, è aperto» benché non ci fosse nessuno nelle immediate vicinanze per poter giustificare la voce che aveva appena sentito, Emma non si spaventò.
Sorrise, spinse il cancello e si portò appresso la vecchia Nancy.

Raggiunse la porta di ingresso, dove due uomini la stavano aspettando: uno era in piedi, teneva le braccia conserte ed era qualche passo indietro rispetto all'altro, che era costretto su una sedia a rotelle. Il primo vestiva una giacca di pelle e abiti vintage, portava i capelli in un'acconciatura curiosa e una barba curata in modo singolare. In bocca, stringeva un sigaro spento, che rigirava nervosamente tra i denti. Ogni tanto, tirava su col naso, come se avesse il raffreddore. Emma sapeva invece che quel suo tic gli serviva per annusare l'aria.

«Ciao Logan!» lo salutò Emma, abbandonando la sua bici in mezzo al vialetto per abbracciarlo. L'uomo ricambiò la stretta, salutando l'amica a sua volta.

La ragazza si rivolse poi all'uomo sulla sedia a rotelle: era pelato, vestito in maniera impeccabile, con un completo indaco, una cravatta dello stesso colore e una camicia bianca ordinatamente stirata. L'espressione che aveva dipinta sul volto era talmente serena che a prima vista lo si sarebbe potuto tranquillamente scambiare per una statua.

«Buon pomeriggio, professor Xavier» salutò la ragazza, regalandogli uno dei suoi sorrisi più smaglianti. Si inginocchiò alla sua altezza e tese una mano verso di lui, che la strinse prontamente.

«Salve, cara. Ti stavo aspettando.»

«Lo so... la vecchia Nancy fa ancora un discreto lavoro, dopotutto» ironizzò lei, accennando alla sua bici con un cenno del capo.

«Prego, entriamo» sorrise Xavier, facendo strada. «Logan, per favore, porta Nancy nel deposito.»

«Vedo che non è cambiata per niente» commentò Emma, alludendo alla casa, una volta varcata la soglia.

«La casa no, ma alcuni suoi abitanti se ne sono andati, mentre altri sono arrivati... molti di quelli che conoscevi tu ora vivono le loro vite lontani da qui, nel mondo degli uomini. Si sono ambientati bene.»

«E come prosegue il progetto X-Men?» il professore le aveva accennato le sue intenzioni di rinnovare la squadra X-Men in una lettera, quindi ora Emma era curiosa.

«Molto bene, ti ringrazio. Hayley Yates e Ernie Wilson mi hanno dato una mano per un certo periodo, prima di ritirarsi a vita privata. Ora siamo in sei contando anche me. Logan a volte si rende disponibile per darci una mano, ma non è sempre così facile, convincerlo.»

«La pentola di fagioli continua a borbottare, allora» sorrise Emma, riferendosi all'amico brontolone.

«Molto più spesso e con più forza di prima» ammise il professore, sorridendo. «Suppongo di non doverti spiegare niente sulla struttura della casa... ricordi ancora dov'è la tua stanza?»

Fulmini e saetteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora