Capitolo 5

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Pietro era curioso. Nell'ufficio di Xavier aveva sentito abbastanza per iniziare a indagare. Aveva chiesto in giro ai mutanti più anziani, tenendosi a distanza dagli altri X-Men per evitare che venissero a conoscenza delle sue indagini e provassero a intralciarlo.

Alla fine, stanco di ricevere risposte vaghe o occhiate storte, decise di rivolgersi all'unico uomo che gli avrebbe dato qualche risposta concreta.

Logan stava sotto al portico sul retro della casa, fumando un sigaro.

«Quante volte ti devo dire che non ti fanno bene, quei cosi?»

«Non ti ci mettere anche tu.»

«Ti devo parlare» andò dritto al sodo il ragazzo, affiancandosi all'amico.

«Di che cosa?»

«Di un certo Richard.»

«Chi?»

«Richard. Non conosco il suo cognome, ma so che ha qualche relazione con Emma Carter.»

«In quel caso non ho niente per te.»

Logan spense il sigaro lasciato a metà contro una colonna del portico e fece per rientrare in casa, ma Pietro lo fermò prendendolo per un braccio.

«Io so che tu hai qualcosa per me. Per favore, ho bisogno di sapere cosa sta succedendo qui...»

Logan guardò l'amico, poi sbirciò all'interno della casa e, vedendo che non arrivava nessuno, sbuffò e tornò sui suoi passi.

«La versione ufficiale è che Richard Danvers è morto in battaglia, ma io so che non è così perché io c'ero. Richie era ridotto male, quando siamo tornati qui, ma era ancora vivo. Era vivo quando è entrato in quel laboratorio ed era morto quando ne è uscito. Qualsiasi cosa sia successa lì dentro, ha scosso molto Emma, e da allora lei si ritiene responsabile per l'accaduto.»

«Conoscevi molto bene Richard?»

«Stai scherzando, vero? Qui tutti conoscevano Richard. Nessun mutante arrivato qui prima dell'incidente poteva dire di non conoscerlo. Era impegnato in qualsiasi attività sia all'interno della scuola che al di fuori, faceva parte del primo gruppo di X-Men e aveva uno charme tale che nessuno poteva evitare di volergli bene.»

«Quand'è arrivato qui?»

«Da neonato l'hanno abbandonato davanti ai cancelli di questa casa e da allora non se n'era mai andato. Molti degli studenti sentono il bisogno di farsi una vita al di fuori di questa scuola, ma non lui. Lui amava tutto di questo posto. E poi, quando si innamorò di Emma, fu ancora più sicuro di voler restare qui. Vivere una vita con lei come stanno facendo Scott e Jean: sposarla, avere dei figli. E avresti dovuto vedere Emma: era radiosa. Amava tutto di lui, dal suo sorriso, del quale parlava in continuazione, al suo carattere mite e solare. Quando lui è morto, lei ha affrontato il lutto in maniera esemplare, anche perché non è fisicamente portata per provare dolore. È stata molto forte, ma i primi tre mesi non è uscita dalla sua stanza. Piangeva, urlava e mandava all'inferno chiunque provasse a parlare con lei. Era persino riuscita a eludere la sorveglianza del professore, che in qualche modo non riusciva più a penetrare nella sua mente. Poi, una notte, se n'è andata. Ha lasciato una lettera sotto la porta di ognuno di noi ed è andata via. Non l'ho più vista né sentita fino all'altro ieri, quando è tornata qui.»

«Chi è a conoscenza della storia completa?»

«Si dice che sappiano tutto solo Jean, Emma e il professore. Loro hanno mantenuto il segreto per tutto questo tempo, e nessuno ha chiesto nulla.»

«Grazie, Logan.»

«Pietro» l'uomo richiamò il ragazzo sollevando un sopracciglio. «Se questa storia è conosciuta da poche persone c'è un motivo. Evita di fare troppe domande, per favore. Se conosco Emma so che non le piace essere al centro dell'attenzione.»

Fulmini e saetteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora