Epilogo

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Otto anni dopo

La catena della vecchia Nancy cigolava. Non importava con quanto olio la si ungesse, o quanto tempo si passasse a sistemarla: quella bicicletta sarebbe stata sempre rotta.

Tuttavia, Emma era stata categorica: suo figlio, Richard Charles Maximoff avrebbe imparato a usarla.

Il cigolio malandato di Nancy risuonava nel giardino della scuola di Jean Grey per giovani dotati, quando un gruppo di bambini tra i cinque e i dieci anni arrivarono ai cancelli.

Emma li accolse, aprendo le porte.

«Chi siete?» domandò, rivolgendosi a nessuno in particolare.

«Eravamo con Logan. Ci ha detto lui di venire qui. Ha detto che Jean Grey ci avrebbe accolti, se avessimo detto di lui. Sei tu Jean?» chiese una ragazza, apparentemente la più grande del gruppo.

«No, io sono Emma Carter» rispose Healer, scrutando la bambina con attenzione. Aveva lunghi capelli marroni, tratti del volto affilati e labbra sottili. Le mani erano coperte di lividi, e intorno alle nocche c'era uno strato sottile di sangue rappreso.

«Allora puoi portarci dalla preside?» chiese la ragazzina, spazientita.

«Qual è il tuo nome?» Healer inarcò un sopracciglio, decisa a tenerle testa.

«X-23» rispose la ragazza.

«Scusami?»

«Puoi chiamarmi Laura, se vuoi. Ma sono abituata a farmi chiamare X-23.»

«E Logan dov'è?»

«È morto. Ci ha protetti per quanto ha potuto, poi noi siamo scappati ma lui è rimasto indietro. L'hanno ucciso davanti ai miei occhi» Laura riversò addosso ad Emma la risposta alla sua domanda con tutta la schiettezza di cui solo i più piccoli sono capaci.

«Che cosa?» Healer non sapeva cosa dire o cosa pensare. Sbatté più volte le palpebre, imponendosi di non piangere. Raccolse tutte le forze e il sangue freddo di cui disponeva per non cadere in ginocchio.

«Papà mi aveva parlato di te. Le poche volte che parlava, in effetti, lo faceva per tessere le tue lodi. Diceva che saresti stata felice di rivederlo, una volta che sarebbe tornato qui. L'ultimo suo pensiero è stato per te. Mi ha detto di dirti che gli dispiaceva di averti deluso.»

«Papà?!» Emma era sempre più confusa.

«Sì... l'ho scoperto soltanto poco tempo fa, grazie a Xavier.»

Emma si bloccò un momento per elaborare le informazioni appena ricevute.

Logan aveva una figlia. Xavier lo sapeva, ma Logan no. Logan era morto. Ciò che Healer doveva processare era troppo perché ci riuscisse in una volta sola.

«Venite con me» disse, sforzandosi di sorridere. «Siete al sicuro, ora.»

Scortò il gruppo fino all'ufficio di Jean, e bussò tre volte.

«Avanti» rispose la voce della donna, dall'interno.

«Aspettatemi qui fuori un momento, per favore» chiese Emma, facendo cenno ai ragazzi di stare zitti e fermi, poi entrò. «È arrivato un gruppo di bambini, ai cancelli, cinque minuti fa. Sono tutti mutanti, credo che fossero utilizzati come cavie per esperimenti» spiegò a Jean, accomodandosi davanti alla sua scrivania.

«Che cosa?!» esclamò la donna, alzando lo sguardo dai fogli che stava leggendo e togliendosi gli occhiali. «Credevo che tutto questo fosse finito!»

«Probabilmente si trattava di un laboratorio illegale, ma non è questo il punto. Una bambina, Laura, ha detto che è stato Logan a portarli fin qui.»

Fulmini e saetteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora