Capitolo 8

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Emma stava sognando, quando successe. Stava ricordando l'incontro con suo padre, per la precisione.

La versione ufficiale fu questa: un boato scosse tutto il primo piano della scuola, facendo svegliare tutti i suoi abitanti.

Emma credette di essere ancora immersa nel sonno e di essersi immaginata tutto, ma in breve tempo sentì le voci di altre ragazze provenire dal corridoio vicino, e dovette ricredersi.

Si infilò una felpa di tre taglie più grandi di lei per proteggersi dall'insolito freddo e si avventurò anche lei per i corridoi affollati. Individuò un drappello di ragazze che parlavano fitto e si avvicinò.

«Cos'è successo?» chiese, stropicciandosi gli occhi e sbadigliando.

«Non lo sappiamo... si dice che il botto sia venuto dalla camera del professore.»

Improvvisamente più sveglia, la ragazza si diresse verso la camera dell'uomo, seguita a ruota da altri curiosi.

Entrò e trovò l'uomo privo di sensi. Il corpo era parzialmente giù dal letto e la pelle del volto era pallidissima.

«Professore... professore» iniziò a chiamarlo Emma, dopo averlo rimesso a letto in una posizione più confortevole.

L'uomo mormorò qualcosa, poi si svegliò del tutto.

«Professore» ritentò Emma, scuotendolo leggermente. «Cos'è successo?»

«Non lo so» disse semplicemente Xavier, con voce tremante. «Stavo... stavo cercando di contattare tuo padre, ma non ce l'ho fatta.»

Emma annuì, si alzò e si avvicinò a una ragazza. «Vai a chiamare Jean Grey, per favore. Nel tragitto, di' a ogni adulto che incontri di venire qui.»

La giovane non se lo fece dire due volte. Schizzò verso il corridoio delle camere dei professori per avvisarli dell'accaduto.

«Professore, le fa male qualcosa?» Healer cercò di rendersi utile, mentre aspettava i rinforzi. Si sedette sul letto prendendo la mano dell'uomo e stringendola forte.

«La testa...»

«Vuole che le dia una mano ad alleviare il dolore?»

«No» disse lui, parlando con improvvisa lucidità. «Voglio prima sapere cos'ho. Jean dov'è?»

«Sta arrivando. L'ho mandata a chiamare, dovrebbe essere qui, tra poco.»

«Che diavolo è successo?» chiese la donna, entrando nella camera pochi attimi dopo.

«Ha detto che non si ricorda. Stava cercando contatto con mio padre e la sua mutazione ha avuto qualche problema.»

Jean annuì. Si voltò verso Logan, che era accorso anche lui.

«Puoi portarlo giù nell'ambulatorio, per favore?» gli chiese.

Lui annuì, si avvicinò al letto e prese Xavier tra le braccia con sorprendente delicatezza.

Emma li seguì in silenzio.

«Che è successo?» sussurrò Scott, raggiungendola. La vestaglia che si era messo era allacciata male, i suoi capelli erano scompigliati e gli occhiali al quarzo erano storti, lasciando intravedere il bagliore emanato dai suoi occhi.

«È il professore. Jean lo sta portando in laboratorio per capire le dinamiche dell'incidente, ma nemmeno lui sa cos'è successo» rispose lei, fermandosi un momento per mettergli a posto gli occhiali.

Anche Pietro e Kurt arrivarono, entrambi visibilmente scossi.

«Ho bisogno che voi tutti rimaniate qui» spiegò Jean, quando il gruppo giunse davanti all'infermeria.

Fulmini e saetteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora