Chapter 7

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Sbatto la porta di casa ignorando chiunque mi stia chiamando e corro su per le scale diretta in camera mia, ma vado a sbattere contro qualcuno.

"Ehi sorellina, guarda dove vai" dice Gabriel.

Non lo guardo in faccia e mi sposto per passare, ma lui mi blocca da un polso.

"Che succede? Hai pianto?" domanda.

"Lasciami!" alzo la voce.

Strattono il braccio e corro nella mia stanza sbattendo la porta e chiudendola a chiave.

Mi siedo sul bordo del letto con le mani tra i capelli e strizzo gli occhi per quanto mi bruciano.

Alla fine me ne sono andata da quella festa, sono scappata, ho corso non so per quanti kilometri, non reggevo il fatto di restare nello stesso posto dove loro avrebbero fatto probabilmente sesso.

Con uno scatto d'ira afferro un cuscino e lo lancio contro il muro e così via con altri oggetti, facendo casino.

Bussano alla porta. "Lara? Tutto bene? Posso entrare?" chiede Gabriel, ma lo ignoro.

All'improvviso mi cade l'occhio verso le foto appese alla parete dove ci siamo io e Sophie. Ne afferro una staccandola dalla mollettina, la più recente, quella del diploma. Lei mi abbraccia come se non volesse lasciarmi andare via ed entrambe sorridiamo felici.

Il telefono inizia a squillare di continuo, ma lo spengo senza guardare le notifiche.

"Lara, apri" la voce di Gabriel insiste dall'altra parte della porta.

Giro la chiave e lui apre la porta, per poi chiudersela alle spalle e guardandosi attorno.

"Cos'è successo qua?" chiede riferendosi al casino che c'è nella stanza.

Alzo le spalle e mi siedo sul letto fissando la foto tra le mie mani.

Gabriel si siede accanto a me.

"Quella è la foto del diploma" dice.

Annuisco.

"Suppongo sia successo qualcosa con Sophie"

"Non abbiamo litigato" fermo i suoi dubbi.

"E allora cos'è successo?"

"Sta con un ragazzo che non sopporto" mormoro.

Con il pollice accarezzo il viso di Sophie nella foto. Gesto che non deve essere sfuggito a Gabriel.

Chiudo gli occhi e mi libero di un peso. "Mi piace Sophie e odio quando sta con un'altra persona che non sia io" dico.

Ho paura di ciò che potrebbe dire, ma poco dopo sento avvolgermi tra le sue braccia.

"Sospettavo un po' questa cosa. Da quanto ti piace?" chiede.

"Da quando avevamo 13 anni" rispondo nascondendomi nel suo petto.

"Lo tieni nascosto da parecchio tempo, perché non glielo hai mai detto?" mi accarezza i capelli.

"Le piacciono i ragazzi ed ho paura di rovinare la nostra amicizia"

"Non puoi sapere se le piacciono completamente solo i ragazzi, i sentimenti possono cambiare, e riguardo all'amicizia, non per forza deve andare male, e se andasse bene?" dice.

Alzo la testa per guardarlo. "Dici che potrebbe capire?"

"Vi conoscete da sempre, lei è l'unica amica che hai sempre voluto al tuo fianco e lei non ha mai fatto il contrario, ci tiene tantissimo a te e si vede" mi sorride.

Un bussare alla porta ci interrompe. "Lara, posso entrare?" la voce di Sophie mi fa alzare di scatto.

Guardo mio fratello impanicata, ma lui sorride andando alla porta e prima di aprire mi fa l'occhiolino.

"Ciao Sophie" dice Gabriel quando apre la porta.

"Oh.. ciao" dice lei sorpresa.

Mio fratello ci lascia sole chiudendo la porta della mia stanza.

Gli occhi di Sophie osservano la stanza in disordine, finché non si posano su di me.

Si avvicina fermandosi davanti a me. "Cos'è successo? Perché sei sparita?" chiede.

Torturo le mani agitata. "Non..sopportavo quelle persone" dico la prima cosa che mi viene in mente.

"Potevi chiamarmi e andavamo via" mi prende le mani ed io alzo gli occhi nei suoi.

"Eri occupata.." mormoro con tono triste ricordando quella scena di loro sul letto.

"Io ci sono sempre per te Lara, qualsiasi cosa stia facendo, la lascio per venire da te" dice spostandomi una ciocca azzurra dietro l'orecchio.

Rimaniamo a guardarci negli occhi non so per quanto tempo, finché non mi abbraccia forte.

"Non voglio che ti senta esclusa e poi credo che con Dean non funzioni molto bene" dice staccandosi. "Quando è con i suoi amici diventa una persona che non mi piace"

Sento una piccola speranza farsi largo dentro di me.

"Comunque, che è successo alla tua stanza?" domanda indicandola.

"Ehm.. è stato Gavin" mento.

Si porta una mano alla fronte. "Quel bambino è una peste" dice.

Ridacchio nervosa. "Già"

"Ti aiuto a sistemare" dice abbassandosi per raccogliere i cuscini.

E così passammo il pomeriggio a sistemare il mio disastro.

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