Ettore

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Gentile Clara,

ho sorriso leggendo la Vostra: non ricordavo ci dessimo del Voi. Forse avete assecondato la mia scherzosa proposta dell'ultima volta. Non abbiate timore, comunque, di non avere idee, non Vi ho chiesto una data di scadenza: potete scrivermi quando e se lo gradite. Per quanto riguarda il dialetto, sapete che non ci ho mai pensato? Suppongo l'argomento mi importi solo perché riguarda la tutela della tradizione, ma davvero non mi turba in nessun altro modo. Invece, datemi il numero dell'uomo dei traslochi, potrei seriamente volerci costruire uno spettacolo teatrale su un tipo del genere!
A parte gli scherzi, vorrei che mi parlaste del Vostro umore, se Vi è possibile. Ero molto in pensiero l'ultima volta. Durante la nostra conversazione sembravate tranquilla, ma dopo Vi ho vista uscire piangendo. State bene ora? C'è nulla che io possa fare?

Con stima,
Ettore

Lettere alla solitudineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora