Clara

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Caro Ettore,

ti scrivo mentre ti guardo dormire, intenerita come una giovane madre. Vorrei leggessi questa lettera davanti a me: io mi sentirei come ad affidarti un regalo molto importante, che tu apriresti sotto i miei occhi ansiosi. Ho avuto paura quando ho visto le tue lacrime, questa sera: non contemplavo l'idea che un uomo come te potesse piangere. A dire il vero non contemplavo nemmeno l'idea che un uomo come te potesse provare dolore. Ma mi rendo conto di aver peccato terribilmente di superficialità.

Io non so consolare le lacrime, mio Ettore, non l'ho mai saputo fare. Ho visto molti amici piangere, e non ho mai saputo dir loro la parola giusta, quella che potesse placare la loro tristezza. Mi sento in colpa per un mucchio di cose, quasi per tutte le cose, anche per le cose che non ho fatto, anche per i bambini che fanno i capricci al supermercato, anche per gli assassini, per i ladri, per i cattivi tutti. E questa sera mi sono sentita un po' in colpa a non trovare una soluzione al tuo umore. Per questo ti scrivo questa lettera, perché tu possa insegnarmi a cullare il tuo dolore e a mischiarlo con il mio. Di certo non si risolverà così, ma chissà che bella poesia verrà fuori.

Ora devo andare, le tue braccia calde hanno ormai preso la forma del mio corpo, e prima che la perdano è lì che devo tornare, è lì il mio posto.

Folle, folle d'amore per te,

Clara

Lettere alla solitudineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora