Ettore

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Cara Clara,

dite di non volermi parlare dei Vostri umori, eppure in ciò che avete scritto c'è tutto quello che volevo sapere. Voi non state bene, come non stavate bene quel giorno. Avreste bisogno di una sana compagnia, magari delle frivolezze di un'amica. Ma la verità è che io non so suggerirVi una soluzione, perché anch'io soffro molto la solitudine, anche se in un modo diverso dal Vostro, vista la Vostra giovane età. Non avrei alcun problema, comunque, a riferirVi della presenza di una eventuale compagna di vita. Ma dato che non ce n'è una, non saprei cosa dirVi.
Ciò che però mi preme più di ogni altra cosa nello scrivere questa lettera è il dirVi che Vi ho vista a teatro, l'altra sera. E devo dirvelo perché è stata una strana sensazione, visto che non ho trovato nemmeno la forza per avvicinarmi e scambiare due parole con Voi. Spero non mi abbiate visto, altrimenti avreste tutti i motivi per rimproverarmi. Sono uno stupido, non so cosa mi sia preso. Mi sembravate infinitamente fragile ed io un gigante sbadato che Vi avrebbe messa in pericolo.
È notte fonda mentre Vi scrivo e lo faccio adesso perché so che al mattino mi rimangerei tutto. Prenderei sicuramente questi fogli e li straccerei prima di buttarli, e non lo trovo giusto, Clara. Tutti dovremmo essere sinceri come lo siamo di notte.
Sto leggendo il libro che mi avete regalato. Sembra lo abbiate scritto Voi. È ancora più piacevole leggerlo.

Vostro Ettore

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