Ettore

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Clara,

dolce, giovane e gentile Clara, io non potrei mai vergognarmi di te. Mi sembra più corretto dire che mi vergogno di me stesso.

Perché mi sento perso, Clara, mi sento perso con e senza di te. Quando non ci sei ti cerco senza volerti trovare, perché quando ti trovo ho paura di te, del senso di eternità che mi fai sperimentare. Dopo una carezza ne vorrei un'altra e un'altra ancora, e il desiderio non si placa. Dio come avevi ragione: "c'è sempre quello che c'è e mai quello che dovrebbe esserci". Io sono un uomo, Clara, un uomo adulto. Ma pensando a te mi sento piccolo che potrei stare dentro una mano. Non merito la tua poesia, la tua schiena liscia e giovane dovrebbe coltivarla una mano pura. Io non faccio che sporcarla delle mie frustrazioni e finisco il fiato prima di dirti quanto tu sia straordinariamente più grande di me.

Come se non avessi mai amato, così ti amo: goffo e sincero.

Mille e mille volte tuo

Ettore

Lettere alla solitudineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora