Caro Ettore,
mi sembra così superfluo scriverti, dopo ieri sera: le tue carezze erano piene della tua poesia più di qualunque parola. Come Emil Sinclair, mi sembra di aver camminato per alcune eternità, e di aver trovato Casa solo ora. Dio, il Dio che ti manca, il tuo Dio, il Dio che c'è sempre o che non c'è mai, proprio lui, benedica le tue mani, che dopo il lavoro di un'intera giornata, hanno la forza – anche se con il loro tremore, di calmare la mia angoscia. Non ho vissuto ancora niente, ma mi sembra di portare a spasso il dolore di tutto il mondo, chiuso in una ventiquattrore. Credevo che condividere il dolore con qualcuno, a lungo andare, lo eliminasse; invece lo fa diventare sopportabile, gli dona significato, e lo rende letterario. Forse senza il dolore ti amerei un po' di meno.
Si è alzato un vento così leggere che mi commuove: so che sono le tue mani, da non molto lontano, a mandarlo. E con questa carezza, la mia anima è pronta per andare a dormire: i tormenti al fianco, la gioia sul grembo.
Che bella è la vita, un po' più bella quando ti so qui con me.
Finalmente salva,
Clara
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Lettere alla solitudine
RomanceLe lettere che Clara ed Ettore si scambiano da quando hanno smesso di vedersi quotidianamente, sono l'unico modo che hanno per mantenere vivo il loro amore.