Clara

8 1 0
                                    

Caro Ettore,

mi sembra così superfluo scriverti, dopo ieri sera: le tue carezze erano piene della tua poesia più di qualunque parola. Come Emil Sinclair, mi sembra di aver camminato per alcune eternità, e di aver trovato Casa solo ora. Dio, il Dio che ti manca, il tuo Dio, il Dio che c'è sempre o che non c'è mai, proprio lui, benedica le tue mani, che dopo il lavoro di un'intera giornata, hanno la forza – anche se con il loro tremore, di calmare la mia angoscia. Non ho vissuto ancora niente, ma mi sembra di portare a spasso il dolore di tutto il mondo, chiuso in una ventiquattrore. Credevo che condividere il dolore con qualcuno, a lungo andare, lo eliminasse; invece lo fa diventare sopportabile, gli dona significato, e lo rende letterario. Forse senza il dolore ti amerei un po' di meno.

Si è alzato un vento così leggere che mi commuove: so che sono le tue mani, da non molto lontano, a mandarlo. E con questa carezza, la mia anima è pronta per andare a dormire: i tormenti al fianco, la gioia sul grembo.

Che bella è la vita, un po' più bella quando ti so qui con me.

Finalmente salva,

Clara

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 30, 2019 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Lettere alla solitudineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora