capitolo 11.

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Luca frenò vicino all'entrata del parcheggio del pronto soccorso, provocando un fastidioso stridio;

Allison che non aveva ancora avuto il tempo di realizzare cosa potesse essere successo, scese dalla moto e cominciò a camminare verso l'entrata, bloccandosi poco prima e voltandosi verso il ragazzo: solo in

quell'istante si rese conto di quanto importante fosse stata la sua presenza quella sera, di quanto fosse stato in grado di calmarla.

《Grazie》gli mimò con le labbra, lui le sorrise, ma non era il suo solito sorriso da perderci la testa, era altrettanto bello ma al tempo stesso sapeva di tristezza.

Si fece forza e varcò le porte automatiche dell'ingresso; era già stata li una volta da bambina, quando giocando con i suoi fratelli si era fratturata il polso destro; cercò di ricordarsi come spostarsi per poter raggiungere la hall dell'ospedale.

Quel lungo corridoio dalle pareti bianche e l'odore forte di disinfettante, le provocarono un forte attacco di nausea.

"Allison devi stare calma, va tutto bene. Non sai cosa sta succedendo, va tutto bene" si ripeté più volte mentalmente, facendo respiri profondi cercando di evitare alle lacrime di scendere: odiava mostrarsi debole.

Era tarda serata e non c'era praticamente nessuno a cui chiedere informazioni, ma fortunatamente qualche metro avanti, riconobbe la figura seduta sul pavimento di Alessandro.

《Ale! Che è successo? Al telefono non mi hanno detto nulla》domandò tutto d'un fiato, appena lo raggiunse.

《Hanno investito Michele, ma lui è fuori pericolo ora》cominciò l'amico, senza riuscire a guardare negli occhi la ragazza, che si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo; si inginocchiò vicino a lui per abbracciarlo.

《Va tutto bene Ale, l'hai detto anche tu》cercò di confortarlo, ma appena lui si voltò per guardarla dritta negli occhi, capì che mancava un pezzo di storia.

《Tua sorella è in fin di vita》annunciò.

Allison si sentì come strappare il cuore, le lacrime le stavano bruciando il petto e le gambe non la sorreggevano più così si lasciò scivolare sul pavimento.

Avrebbe voluto urlare, forse piangere, ma qualsiasi cosa in quel momento risultava inutile.

《Come è possibile?》domandò in un sussurro.

《Stava attraversando la strada per raggiungerci, ti cercava e una macchina ha superato quella ferma per farla passare e l'ha presa in pieno》le spiegò senza entrare troppo nei dettagli.

Un vortice di di domande le girava nella testa rendendole quasi impossibile trovare la calma per poter ragionare.

Alessandro la stava abbracciando senza però aggiungere parole inutili.

Cercò di focalizzare il volto di Luca, qualche decina di minuti prima, quando continuava a ripetere di respirare profondamente e così fece.

《Dov'è mia madre?》domandò realizzando solo in quel momento, che Rachele probabilmente era in qualche parte di quell'ospedale.

《Vieni con me》si alzò e la aiutò a sollevarsi da terra e prendendola sottobraccio, la guidò lungo il corridoio deserto, verso una porta che dava accesso al reparto di terapia intensiva.

Sua madre era in piedi, appoggiata al muro, aveva lo sguardo fisso verso il vetro che dava sulla camera della figlia.

La sorella Caterina, la vide per prima e le fece cenno di avvicinarsi, cosi facendosi coraggio raggiunse Rachele; aveva l'aria stravolta e gli occhi rossi di chi non aveva smesso di piangere neanche un secondo.

L'abbracciò d'istinto e la madre ricambiò, scoppiando in un pianto sonoro che la spezzava dentro a quell'abbraccio si unì anche l'altra sorella.

Rimasero così per lungo tempo, in silenzio, semplicemente stringendosi.

《Porta a casa la mamma, resto io qui》propose alla fine a Cate, che acconsentì con un semplice cenno: circondò le spalle di sua madre e la condusse verso l'uscita del reparto.

Le due se ne andarono lasciando un silenzio assordante dietro di loro.

Spazio autrice:

ho impiegato parecchio tempo a scrivere questo capitolo, volevo che non risultasse noioso e ripetitivo, ma purtroppo meglio di così non riesco a fare.

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