V. Al Poeta

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Dove tremolano le stelle, tu, Poeta
Farai funzionare la notte
Nella vibrazione dei tuoi canti ossimorici;
Con gli occhi sporchi di Maria,
Vedi il mondo vergine
– Nessuno ha mai visto il rossore delle donne.

Ai tuoi occhi la Natura fa passare
Fiori piegati, ridicoli, tremolanti
Per una manifestazione di Bellezza
Da gonfiare di parole nella carta.

Ma non vedi, Poeta, che cerchi
L'Immortalità nei morti,
E che il tuo cuore è tinto di debolezza?
Non ti accorgi che quando invochi le Muse
Stai profanando il tuo animo cristiano?

Riusciresti a far passare una nuvola per Angelo,
E marchi con maiuscole le parole più pesanti
Perchè sai che un Poeta non scrive della vita,
Ma di Vita.

Ma tu, Poeta, pensi forse che una Rosa
Valga qualcosa in più della bava di un cavallo,
Pensi che una Donna con la maiuscola
Sia più delicata di una cagna
Che si pulisce con la lingua
Il suo stesso sangue mestruale?

I tuoi Proemi sono budella versate dal ventre,
Vorrei strappare gli occhi alla tua Madonna
E bruciare i bei campi fioriti della tua Ode,
Che mi ha fatto ingoiare nodi di isteria.

Perchè sei debole, debole, bugiardo:
Il tuo cuore è annegato nel vino
Quando Febo ha spento il sole.
Sei più infimo e orrendo di Efesto
Perchè sei debole, debole, bugiardo.

L'Arte, caro Poeta, è defunta
– Te lo assicuro, l'ho vista accasciarsi tra le braccia di Tanato –.
Non è possibile decantare la Vita:
Cantami, Poeta, le lacrime della Morte.

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