Capitolo 7

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Niccolò's pov.

Eravamo su un divanetto, io, lei, Peter e Spugna. Lei appoggiata con la testa al mio petto. Rideva. Dio, quella fottuta risata riecheggiava nelle pareti di quella stanza. Peter giocava con spugna. Io guardavo amorevole tutto. Mi accorsi al momento della stanza. Così strana. Era grande, bianca, luminosa. Non era una stanza della mia casa. In quel preciso istante Spugna sparì. Peter si mise a piangere. Elena cadde a terra sulle ginocchia. Strofinai gli occhi. Fortissimo. Provai a riaprirli. Appena lo feci mi ritrovai nello studio di registrazione dell'honiro. Mi guardai intorno e rividi Elena abbracciata a Peter. Lei cantava, lui la guardava entusiasta.

Aprii lentamente un occhio. La luce che filtrava dalla finestra si rifletteva direttamente sul mio viso. Mi girai su un fianco. Poi di nuovo sull'altro. Mi misi infine a pancia in su, sicuro che ormai non mi sarei più addormentato. Socchiusi gli occhi. Ma immediatamente guardai al mio fianco per vedere Elena. Non c'era. Al suo posto c'era un bigliettino. Mi misi seduto sul letto. Iniziai a leggerlo. Arrivai fino alla fine della "lettera". Ti amo, forse era l'unica cosa che volevo sentirmi dire. Perché? Avevo qualcosa in mente, qualcosa di strano, un vuoto. Una mancanza. Cos'era. Prima di pensarci su attentamente feci ciò che mi disse la mia ragazza. Andai in camera degli ospiti. Federica e Adriano dormivano abbracciati. Li svegliai delicatamente. Federica si spaventò, Adriano invece mi salutò cordialmente.
F: mi hai fatto prendere un colpi Niccolò disse Federica tenendosi il petto e respirando forte, io e Adriano ci guardiamo e iniziammo a ridere
N: ragazzi, è ora di alzarsi, Elena mi ha chiesto se volevamo andare da lei in studio, sta registrando una nuova canzone. Il tempo di sentire questo suo brano e torniamo, lei tornerà stasera invece. Vi cucino a pranzo finii di parlare e andai in camera del bambino. Aprii lentamente la porta, il piccolo dormiva beato nella sua culletta, ai piedi di questa c'era spugna la guardia del principe lo chiamava Peter.

Mi sedetti a una poltroncina accanto alla sua culla. Mi guardai intorno. La sua camera così colorata e piena di disegni. Sorrisi al ricordo di quando io ed Elena la dipingemmo insieme. Lei con una vecchia salopet e una vecchia maglietta rovinata. Io con dei pantaloni di tuta e una vecchia felpa sporca. Comprammo delle lattine di vernice e i rulli per dipingere. Iniziammo a dipingere la stanza. Eravamo convintissimi uscisse qualcosa di perfetto. Finimmo per fare sfumature qua e là di colori diversi. Ci sporcammo completamente di vernice, sia sui vestiti che sulle mani e le braccia. Proprio per questo motivo ci facemmo la doccia insieme. I nostri corpi nudi. Le mani che si toccano. I respiri pesanti. Gli ansimi. I gemiti. I brividi. Il rossore sul suo viso. Due corpi che formano uno. Qualcosa di perfetto. Mi scappò un altro sorrisetto all'idea di noi due insieme a fare l'amore. Riportai lo sguardo sull'angelico visino di Peter. Peter. Il bambino non sapeva perché l'avessimo chiamato così. Non era tanto perché era un nome che ci piaceva. Ma perché era il nome della nostra favola. Peter Pan che vola da Wendy e la porta via. La storia mia e di Elena. Io che volo da lei, lei che mi supplica di portarla via e io che la proto con me nell'isola che non c'è. Decisi che quello era il girono giusto per far capire al piccolo Peter il significato del suo nome. Spugna mi saltò addosso risvegliandomi dai miei pensieri. Ancora era presto, erano solo le 09:45, decisi di lasciar dormire ancora un po' Peter, il tempo di andare a vedere Elena allo studio, e poi l'avrei svegliato.

Andai in cucina, presi una tazzina di caffè, che mi era stata lasciata da Elena, la scaldai e la bevvi velocemente. Adriano entrò in stanza con solo i jeans addosso. Sbadigliò e si grattò la nuca.
N: ringrazia che Elena non è a casa, saresti già morto se no dissi guardando Adriano, lui rise, lo seguii
A: si, tranquillo, ho la mia Federica disse ridendo, lo seguii, entrò in stanza Federica, vestita con dei jeans e una felpa, non ci feci caso, per me era comunque più bella Elena, più bella di chiunque altro.
N: allora, pronti? Andiamo da Elena, che poi devo tornare a cucinare anche per Peter dissi sbrigativo, i due si limitarono ad annuire. Presi dal tavolo le chiavi della macchina, una BMW nera, e invitai i due ragazzi a seguirmi.

Aprii la porta e cori in macchina, fecero lo stesso anche Adriano e Federica, si sedettero rispettivamente avanti e dietro. Durante il tragitto Federica mi fece delle domande sulla carriera di Elena. Mi aveva detto che lei sapeva della sua passione, ma non era riuscita a seguirla fino alla sua realizzazione. Arrivammo in studio giusto dopo 10 minuti. Scesi dall'auto e mi feci seguire da Federica, Adriano sapeva già tutto dato che seguiva sia me che Elena in tour. Entrammo in una grande sala. Le nostre orecchie udirono subito il melodioso suono della voce di Elena. Federica fece un sorriso enorme. Mi guardò entusiasta. È davvero lei che canta? Chiese felice, io annuii, lei corse in stanza e aprì la porta dove Elena registrava, noncurante di chiunque la guardasse. La abbracciò forte a sé e disse tu dovevi dirmelo prima di esseri così fottutamente brava, entrambe le ragazze sorrisero. Il sorriso di Elena era così bello. È vero, Federica non era brutta. Ma, per me, Elena era sempre la migliore, era ciò di cui avevo bisogno. Era la MIA stella più fragile dell'universo. Elena e Federica si abbracciarono, poi la prima mi corse incontro stringendomi e abbracciandomi forte. Avevo bisogno da tutta la mattina di questo abbraccio le sussurrai, lei sorrise, mi baciò e disse e io avevo bisogno di questo bacio mi baciò di nuovo mettendomi le braccia al collo. Sorrisi. Jacopo la chiamò per finire di registrare. Lei ci salutò, non prima di essere saltata addosso pure ad Adriano, che ricambiò l'abbraccio caloroso.

Entrò nella cabina di registrazione.
J: ok Elena, canta qualcosa per prova disse al microfono Jacopo, lei ci pensò qualche secondo e poi iniziò a cantare le parole di intermezzo di Someone loved you. Io rimasi a bocca aperta, riusciva a fare acuti pazzeschi. Federica continuava a battere le mani, anche se sapeva benissimo che Elena non la sentiva. Adriano sorrideva estasiato e le faceva continuamente il pollice in su.
J: perfetto, iniziamo a registrare "la rosa" informò Elena, lei annuì e cominciò a cantare le note di una  canzone che aveva composto a quattordici anni, erano gli inizi del suo sogno, lei lo coltivava con passione e quella era stata la sua prima canzone

Spazio autrice
Hola bimbi. Ditemi se vi piace. Mi dispiace di postare sempre di notte, ma la mattina non trovo un momento. NON SIATE SILENZIOSI❤️

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