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Improvvisamente iniziò a piangere,
in quel modo che è un modo bellissimo,
un segreto di pochi,
piangono solo con gli occhi,
come bicchieri pieni fino all'orlo di tristezza,
e impassibili mentre quella goccia di troppo alla fine li vince e scivola giù dai bordi,
seguita poi da mille altre,
e immobili se ne stanno lì mentre gli cola addosso la loro minuta disfatta.
  – A. Baricco



Elizabeth's POV
13 settembre 2018

Sono chiusa in bagno da ormai due ore, eppure mi è ancora difficile credere a ciò che mi trovo davanti. Sono sorpresa ma il mio cuore sembra sereno e felice.

Chi l'avrebbe mai detto che io, Elizabeth, diventerò madre di un terzo bambino.

Stringo tra le mani il test rimuginando su come poter dare la notizia ai ragazzi.

20 dicembre 2018

"Non c'è battito, mi dispiace."
Queste parole continuano a risuonare nella mia testa. Può una sole frase distruggere in mille frammenti il mio cuore?

Sento gli occhi bruciare al passaggio delle lacrime che in poco tempo, velando il mio sguardo, rendono la stanza sfocata.

Vorrei urlare fino a non avere più fiato, fino allo sfinimento, ma la mia voce sembra essere sfuggita insieme a questo sogno.

Non sono lucida e le persone che mi circondano sembrano distanti; avverto solo la mano di Tom stringere la mia, il quale con la fronte leggermente corrucciata, unico segno della sua tensione, parla con la ginecologa che mi guarda con occhi mortificati.

Senza sapere come mi ritrovo a casa distesa sul letto sfinita, e le palpebre gonfie per le lacrime si chiudono pesantemente, non sapendo ancora cosa mi avrebbe tormentato quella notte e tutte quelle a seguire.

Un incubo, predominato dalla presenza di una fragile bambina. La sua figura è in ombra, eppure il viso emerge dalle tenebre, lambito da un fascio di luce, che mette in risalto la carnagione inspiegabilmente lucida.

Cerco di visualizzare meglio la scena assottigliando gli occhi, sono lacrime che lentamente sgorgano scorrendo lungo gli zigomi fino alla piccola mascella. Istintivamente mi slancio per raggiungerla ma nonostante i miei sforzi, la distanza tra noi, non sembra diminuire.

Non è così lontana, pochi passi e potrei mettere fine a questa sua silenziosa, e per me intollerabile, sofferenza. È come se la realtà si stesse riflettendo in questo sogno, ricordandomi che non potrò mai stringere al mio petto il mio bambino.

18 gennaio 2019

Apro lentamente gli occhi, ritrovandomi ancora un altro giorno in questa spoglia stanza bianca.

Osservo la sagoma che il sottile lenzuolo crea a contatto con il mio corpo, ormai privo di forze. Per un attimo mi soffermo sulla parte bassa del ventre, ancora leggermente rigonfio, ma svuotato completamente della vita che prima custodiva.

Rivolgo lo sguardo altrove, sentendo già le lacrime inumidire le guance, puntandolo su Nate, il maggiore dei miei due figli, che come gli altri giorni mi sta vicino.

Riflettendo su tutta questa situazione non posso fare a meno di notare come i ruoli si siano invertiti costringendo lui, così come il resto della famiglia, a prendersi cura di me. Ciò che mi fa sentire maggiormente in colpa è l'aver reso queste vacanze natalizie un vero inferno, anche se continuano a ripetermi che non avrei potuto impedirlo in nessun modo.

A distrarmi è la porta che si apre, rivelando l'infermiera che la mattina serve la colazione.

"Buongiorno signora, come si sente stamattina?" mi chiede dolcemente utilizzando una tonalità bassa notando mio figlio dormire.

"Meglio, ma il dolore persiste." rispondo con un filo di voce

"Vedrà che in pochi giorni riuscirà a rimettersi... visto che si è svegliata, vado a chiamare il dottore così che le possa parlare."

Cerca di rassicurarmi ma il suo tentativo è vano poiché dal tono traspare una nota di dispiacere, a tal punto da provocare in me una sensazione di smarrimento e angoscia, come se il mio animo conoscesse già le parole che successivamente verranno pronunciate.

Prima di uscire sveglia Nate chiedendogli di andare via, quest'ultimo allunga i suoi arti rivolgendomi un piccolo sorriso per poi raggiungere Tom, mio marito, nel corridoio. Resto alcuni momenti da sola perdendomi nella tortuosità dei miei pensieri.

Pochi minuti dopo varca l'ingresso della stanza il Dott. Young seguito da un giovane tirocinante.

"Buongiorno signora Collins, ho ricevuto il referto dell'isteroscopia diagnostica e purtroppo, come immaginavo, a causa delle complicazioni riscontrate durante il raschiamento, il collo dell'utero è stato perforato. La probabilità che si rimargini senza formare aderenze è molto bassa. " spiega il dottore.

"La presenza di queste aderenze cosa comporterebbe?" chiedo vista la mia scarsa conoscenza medica.

"Purtroppo la formazione e la persistenza del tessuto cicatriziale ostruirebbe la cavità uterina impedendo l'annidamento del prodotto del concepimento."

Mentre il medico termina di parlare noto il tirocinante sollevare lo sguardo da terra e guardarmi con un'espressione afflitta facendomi intuire che non sarei più potuta tornare come prima.

Sento l'aria mancarmi dal petto, così come svanisce persino quel minimo residuo di positività. Privata di una delle più importanti caratteristiche per una donna, quel potere celeste che permette di preservare una nuova vita.

23 agosto 2019

Stiamo parlando da un paio d'ore con la direttrice di questo istituto a Los Angeles. Io e mio marito abbiamo affrontato un lungo viaggio ma consapevoli che questa è la strada, ma soprattutto la scelta, giusta.

Tom, come suo solito, risponde educatamente a tutte le domande della signora Evans mentre quest'ultima compila gli ultimi moduli rimasti.

Malgrado il mio impegno, non riesco a seguire tutto il discorso, poiché la mia mente continua a riflettere sulle parole pronunciate da Megan. Ascoltando questa ragazza si è creata nella mia anima una sorta di connessione che difficilmente posso ignorare.

"Abbiamo finito con le scartoffie, volete conoscere i bambini? Avete già riflettuto e deciso quale fascia di età preferireste?"

Queste ultime parole mettono chiarezza al turbinio di riflessioni che precedentemente invadevano il mio conscio. Guardo mio marito, uno sguardo d'intesa, ed entrambi sappiamo bene, senza aver bisogno di confrontarci, quale sia la decisione migliore anzi l'unica.

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SPAZIO AUTRICE
Eccomi qui! Che dire, questo è un capitolo particolare, e devo scusarmi per averci messo così tanto per "sfornarlo", ma gli argomenti trattati erano parecchio complicati.
Spero che vi piaccia e se vi va lasciate una stellina o un vostro pensiero sull'andamento che la storia sta avendo fino a questo punto.⭐️
Inoltre vi ricordo che ho aperto una pagina su Instagram dedicato interamente alla storia. Per chi volesse restare aggiornato può seguire l'account chiarabooks_
In particolare vorrei ringraziare due mie carissime amiche, Emmapug3 vittorialbi, che mi stanno aiutando nella stesura e revisione del libro, ascoltando tutte le mie paranoie.
Al prossimo capitolo
                                    Chiara🖤🥀

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