Epilogo

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Narratore esterno pov's

Il silenzio della cella venne interrotto da un rumore che diede fastidio a Camila. Si sentiva al buio completamente, dentro. Era chiusa in quella cella da ormai otto giorni, così le avevano detto. Le indagini si erano chiuse. le non aveva ucciso Alejandro e gli investigatori avevano capito che non era questione di Camila. Si era suicidato.

Era seduta a terra, qualcuno entrò, ma lei non ci fece caso. Doveva essere il solito uomo a farle l'interrogatorio.

Qualcuno però si sedette vicino a lei, di fronte precisamente. Qualcuno piangeva. La riconobbe subito, ma non provò niente a sentirla; davvero nulla.

"Camila" la sua voce era spezzata. Voleva dirle qualcosa ma passò infiniti minuti in silenzio.

"Camila... mi dispiace. Posso spiegarti perché. Io ho dovuto fare tutto quello perché mio padre è stato... ucciso dal tuo per problemi di denaro, sai, ma è una storia lunga... poi Shawn mi ha aiutata e ha iniziato a conoscerti solo per  mandare in rovina la reputazione di tuo padre. So che tu non c'entravi, ma credevo fosse la cosa giusta. Poi il giorno della registrazione avevo cambiato idea, avevo provato a chiamare Shawn, ma mi aveva risposto... quel pezzo di merda, allora lì capì tutto. Aveva investigato. Ti giuro che non avrei pubblicato quella registrazione. Mi dispiace che la tua vita sia andata a quel paese per colpa tua. Se solo avessi saputo prima che tu... che tu fossi così simile a me... non sarebbe andata così" la sua mano prese la sua.

Lei strinse il palmo ma Camila non corrispose. La castana, dopo vari controlli aveva scoperto che la mano destra aveva ricevuto abbastanza lesioni da non potersi più muovere.

Lauren incrociò la sua mano con la sua, ma Camila nemmeno un secondo la guardò negli occhi. Era morta, le lo avevo capito. La sua vita era volata via velocemente. Aveva perso tutto, che ci faceva ancora lì?

"Io... sai, mi sono innamorata di ciò che sei. Sei così sensibile, poi hai paura che qualcuno ti faccia del bene, eppure ti sei fatta toccare da me, ti sei data a me. Tu... tu hai abbandonato le tue sicurezze davanti a me. Io non so come ringraziarti. Chissà quante cose non so ancora di te. Ti sei sempre nascosta dietro quel velo di mistero, e non ho mai avuto l'opportunità di conoscerti davvero. Insomma, io ci ho pensato... se fossimo state una coppia normale. Che colore preferisci? Non te l'ho mai chiesto. Il tuo cibo preferito? Preferisci la Coca Cola o la Pepsi? Per me hanno un gusto uguale. Quali sono le tue passioni? I suoi sogni? Non so. Io ad esempio amo molto l'arte, in particolare la scrittura oltre i motori. A te cosa piace? Ti piace scrivere? Hai un fiore preferito?" sospirò. "Cosa ti piace? Vorrei saperlo. Il tuo piatto preferito? Io odio la pizza all'ananas, ma mi piace molto la capricciosa. Hai mai viaggiato? O quel pezzo di merda ti ha tenuta sempre in casa? Dove sei andata? Dove vorresti andare? Io ho fatto molti viaggi dopo la morte di mia madre" Lauren aspettava una risposta da parte della castana, ma quest'ultima aveva il volto così basso che non poteva nemmeno guardarla negli occhi. Sospirò. "Camila... io ti amo"

La bruna sentì qualcosa di fastidioso e freddo sul polso, così abbassò lo sguardo.

Le parole non le uscirono dalla bocca. Non riuscì a chiamare nessuno. I suoi occhi erano fissi.

Una goccia scivolò dalla guancia della castana e scivolò sul polso insaguinato. Un coltellino era scivolato a terra e un taglio deciso sul polso aveva terminato quella conversazione conoscitiva.

Lauren non disse niente. Sapeva che certe persone non puoi salvarle nemmeno se le porti in ospedale. Camila era una di quelle persone.

Un'altra goccia scivolò dal volto, il sangue aumentava e gocciolava sull'asfalto.

Lauren con la mano libera le alzò il volto e guardò i suoi occhi tristi lacrimanti. Stava per cadere in un profondo sonno.

"Vuoi finirla così?"

La bocca di Camila era socchiusa, faticava a respirare, ma Lauren notò la sua lingua scivolare sui denti superiori. Si chiese se volesse dire sì o no.

"Mi ami?"

Camila stavolta si sforzò. Non aveva la forza di parlare, ma sorrise e le diede le uniche certezze che aveva.

"Il mio colore preferito è il nero. Preferisco la Pepsi. Mi piace la pizza margherita. Non mi piacciono i fiori. Il mio sogno... è..." non ci riuscì.

"Essere libera" Lauren scoppiò in un pianto disperato.

Le guardie notarono le urla e poi il sangue, interminabile.

Tutto era finito.

Camila aveva speso l'ultimo sforzo per raccontare i suoi sogni. Lauren glie lo aveva lasciato fare.

Lauren sapeva.

Non puoi trattenere un'anima morta in vita, è come vedere un fiore marcire e ripiantarlo sperando che resusciti. Sarebbe completamente inutile.

FINE

GameOnSex ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora