Capitolo undici

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Ero in aereo. Io, Lauren Jauregui, ero in aereo, per raggiungere Camila Cabello, o meglio dire Camille Chacker.

Appena presi posto in aereo, le mie mani tremarono dalla rabbia, e le lacrime solcarono le mie guance. Ero delusa da Camila, davvero tanto. Crearsi una falsa identità? Anche per questo ero sparita per due mesi? Alejandro in quei due mesi era diventato ingestibile, e le ferite sul mio corpo erano aumentate, ma dovevo sopportarle.

FLASHBACK - 13 ANNI PRIMA

"Papà, papà, papà!" urlai, quando mia madre aprì la porta. Ero tornata da scuola, accompagnata come al solito dalla macchina della madre di Normani, la mia migliore amica.

Come un uragano corsi verso l'ufficio di papà, con un disegno stretto al petto e lo zaino che sbatteva a destra e sinistra per la mia camminata sempre goffa.

"Papà?" lo cercai in camera quando spalancai la porta. Tutto era sottosopra. I documenti che dovevano essere comodi sulla scrivania, erano sparpagliati a terra. Il computer aveva lo schermo rotto, e all'enorme biblioteca mancava qualche libro, rovesciato per terra. "Mamma! Mamma! Hanno rapito papà!" piansi, andando in cucina, dove mia madre era con la testa tra le mani, con la porta ancora aperta. Quando aveva pianto? Quando ero entrata in casa? Non me ne ero resa conto, acciecata dall'idea di mostrare il mio disegno a papà.

"Lauren... vai in camera tua" disse mia madre, asciugandosi gli occhi. "E fai i compiti"

Io strinsi il disegno al petto, non capendo cosa stesse succedendo. Volevo far vedere il disegno a papà. Perché non era in ufficio come al solito? Perché tutto era in disordine? Papà era sempre ordinato. Era un avvocato importante.

Quando andai in camera, mi rannicchiai sul letto, con il disegno al petto.

Papà era morto? Non era possibile, perché l'ufficio doveva essere in ordine. Io sapevo che la morte arriva nel mezzo di una frase insospesa, quando tutto è in ordine e le cose sembrano andare bene; quindi secondo me era impossibile che fosse morto. Rapito? Non poteva essere successo : la mamma non lavorava e restava tutto il giorno a casa, quindi i rapinatori l'avrebbero portata via con lui se ci fosse stata una rapina. Allora cosa stava succedendo?

Tra il silenzio e gli occhi chiusi lacrimanti, poi spalancai le palpebre.

"Ci ha abbandonate"

FINE FLASHBACK

Sbattei varie volte la testa contro il finestrino, cercando di far stare in silenzio i ricordi, ma era impossibile. I ricordi erano come una tempesta per me, una tempesta che aveva rotto le finestre e le porte della mia mente, non potendo fare in modo che il brutto tempo restasse fuori e non entrasse.

FLASHBACK - 13 ANNI PRIMA

Erano passati ormai due mesi. Io avevo dieci anni. Mia madre piangeva di nascosto sbattendo la testa contro il muro che portava alla mia camera. Io la sentivo ogni notte, ma lei non se ne accorgeva. Fingeva un sorriso quando mi vedeva. Io invece piangevo tutti i giorni. Solo Normani riusciva a farmi scappare un vago sorriso.

Nel bel mezzo della notte, quando io fui in dormiveglia, dopo una giornata passata piangendo, sentì il suono di una sedia sbattere contro il suolo, poi dei passi veloci e infine il rumore delle chiavi.

"Mamma?" mi catapultai in cucina, con il cuore a mille : da quando papà era andato via avevo paura di perdere lei e l'unica amica che avevo, nonché Normani.

"Lauren, devo andare. A domani"

Aveva il volto sudato e rosso. Gli occhi spalancati, come se si fosse assetata di qualche tazza di caffè.

"Papà?" sembrava che avesse scritto il suo nome in fronte.

"Papà sta male, Lauren"

Non mi lasciò dire altro che lei scappò da casa.

FINE FLASHBACK

Sospirai profondamente, sentendo il mio corpo iniziare ad avere caldo nonostante l'aria condizionata in aereo. Le lacrime non smettevano di scendere, insieme ai ricordi che continuavano a prodursi, come un film, ma senza pausa, un'interruzione o un'intervallo.

INIZIO FLASHBACK - 9 ANNI PRIMA

Era arrivato il tanto atteso giorno per mia madre e Mike Jauregui, o meglio dire papà, anche se a pensarlo mi faceva male. Avevo paura che papà, quello vero -Michael Chacker- potesse offendersi.

Mike era davvero un uomo fantastico, ed era riuscito a farmi uscire dalla depressione, o quasi.

Quel giorno mia madre si sarebbe sposata con lui. Lo aveva conosciuto in un normale bar, di sera, quando lei, stanca e triste per la morte di papà, piangeva.

Sì, avete capito bene. Michael Chaker, nonché mio padre biologico, era scappato quando avevo dieci anni, e due mesi dopo, mia madre aveva ricevuto una chiamata da un protosoccorso. Papà ci aveva abbandonate prima che il suo tumore potesse ucciderlo. Tumore che nè io, nè mia madre, sapevamo della sua esistenza. Papà era andato via per non vederci piangere mentre abbandonava questo mondo, o almeno ciò aveva detto nella sua lettera, che il dottore aveva dato a mia madre due mesi dopo la sua scomparsa, nel bel mezzo di quella notte, in cui i rumori mi avevano svegliata.

"Lauren" la sua voce alle spalle era confortante. Io ero davanti allo specchio, già pronta per il matrimonio dei miei nuovi genitori. "Non piangere" sapeva perché piangessi, lui mi capiva.

"Promettimi che non andrai via" chiesi, guardandolo dallo specchio. Era triste, e lo ero anch'io. Ormai davo solo dispiaceri ai miei genitori da un bel po'. "Promettimi che non andrai via anche tu"

"Te lo prometto"

Fu una bugia.

FINE FLASHBACK

L'aereo era atterrato. Asciugai in fretta le lacrime e mi diressi verso l'uscita.

***

Un po' di ordine, suddai. Come vi sta sembrando la storia? Vi incuriosisce? Fatemi sapere; ci tengo alle vostre opinioni ❤️

GameOnSex ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora