Capitolo dodici

4.1K 146 21
                                    

Camille Chacker pov's

Era sera. Come al solito, tornai a casa dopo una lunga giornata lavorativa, mi spazzolai i capelli castani e accesi la tv, sperando che nemmeno quel giorno comparisse il mio volto, accompagnante da accuse riguardo GameOnSex. Stranamente l'hacker aveva smesso di postare cose su di me, forse dal mio trasferimento, o meglio dire, fuga, ma tuttavia aveva rivelato la mia identità in un post la mattina in cui scappai, e tutti avevano scoperto i miei porchi giochi. Comunque sia, i telegiornali in tv parlavano della mia scomparsa, e del mio passatempo online, però l'hacker non pubblicava più niente nel suo sito. Immaginavo Alejandro completamente fuori di testa. Lui mi voleva sotto il suo tetto per sempre. Voleva che io fossi la sua schiava. D'altronde come aveva fatto con mia madre...

Strinsi il bicchiere di vetro tra le mie dita, finché il suono di un campanello fermò il mio istinto di rompere lo strato di vetro.

Senza dire niente aprì la porta. Non ero mai in pericolo : prima che qualcuno potesse arrivare alla mia porta, doveva superare la guardia di sicurezza.

Quando di fronte a me trovai Lauren Jauregui in pelle ed ossa, rimasi scioccata per qualche secondo, poi decisi di chiudere la porta, ma il suo piede me lo vietò.

"Cosa ti ho fatto, Camila? Perché mi cacci?"

Io provavo a spingere ancora la porta verso l'entrata, ma lei riuscì ad aprirla del tutto. Era più forte di me,

"Perché non devono sapere che io sono qui"

Ormai era dentro casa.

"Mi dispiace, Camila Cabello, o Camille Chacker, ma c'è un detto che se ricordo bene dice... occhio per occhio, dente per dente"

"Lauren, cosa..."

"Non sapevo avessi una sorella adottata, Camille. Sono felice di presentarmi. Io sono Lauren Chacker, nota come Lauren Jauregui" il suo tono era puramente sarcastico e addolorato.

Io ero confusa. Indietreggiai e inciampai sul tappeto.

"Lauren... io..."

Si avvicinò e mi prese per il colletto, alzandomi pericolosamente. I suoi occhi erano lucidi, e lei me li stava mostrando senza incertezze o vergogna. Lei stava piangendo.

"Non capisco, Lauren"

"Michael Chacker è mio padre biologico. Mike Jauregui non è il mio vero padre. Tu hai approfittato di un morto per crearti una falsa identità e scappare senza alcun motivo da Miami. Sei pazza, Camila. Completamente pazza. Egoista, strafottente e... misteriosa"

La parte stronza di me in quel momento non riusciva a farsi notare. Avevo distrutto un'anima e approfittato di un'altra. Non c'erano scuse. Ero una persona terribile. Ero marcia dentro, e nessuno poteva riaffiorire i miei sentimenti. Io ero completamente marcia da quando mia madre morì.

"Lauren, non chiamare..."

Sentì delle sirene della polizia, e quando realizzai cosa avesse fatto, la spintonai con tutta la forza in corpo.

"Tu hai chiamato la polizia! Tu... tu... Lauren, andrò in galera, cazzo! Tu non sai cosa succederà..." i miei occhi erano lucidi. Lei sorrideva con sufficienza. "Mio padre... mio padre... mi ammazzerà. Mi ammazzerà completamente" avevo le mani tra la testa, mentre tiravo i miei capelli e fissavo un punto vuoto con le palpebre completamente aperte. Dire che fossi terrorizzata sarebbe stato un eufemismo. "Mi ammazzerà. Mi ammazzerà" crollai comportamento  mentre i ricordi vividi delle sue ferite sul mio corpo ritornavano.

Le sue ferite non mi facevano male. A farmi male erano i ricordi accompagnati ad esse.

"Dio, Lauren... tu non sai. Tu non sai quanto può essere crudele mio padre. Tu non sai di cosa è capace"

Quando alzai gli occhi verso lei, vidi nei suoi smeraldi qualcosa che per un attimo sembrò somigliarmi. Comprensione? Sensibilità? Dio, io che ne sapevo? L'unica sensibilità che provavo era nei confronti di mia madre. Io ero solo un'anima marcia che continuava ad esistere solo per vendetta. Ero un corpo senza vita che ritornava a provare dolore solo sentendo i ricordi di mia madre.

"Vedi, Lauren" mi alzai dal pavimento, mentre sentivo passi veloci inondare il giardino. Volevo essere sincera. Sapevo che presto sarie morta tra le mani di mio padre. "A me non fa paura la morte, o la galera, o il dolore fisico. Io posso sopportare tutto, giuro che non provo niente, forse solo un po' di fastidio, ma sicuramente preferisco il dolore fisico alle carezze. Forse provo più conforto negli schiaffi che nei brividi, perché sai, gli schiaffi sono maledettamente sinceri e bruschi. I brividi nascondono mille schiaffi che ti arrivano quando meno te lo aspetti. Con questo voglio dire che mi dispiace andare in galera solo perché hai distrutto l'unico sogno che avevo. L'unico obiettivo. E con questo volevo dirti, che se non sarà mio padre ad uccidermi, sarò io a farlo, perché marcire per anni in carcere, senza soddisfare il mio desiderio, è come passare la lingua su un coltello affilato"

Sentì qualcuno sbattere forte contro la porta. Lauren sussultò.

"Camila, se solo lo avessi saputo prima..." disse piano.

Io non dissi niente e sorrisi poco.

"Qui dentro non c'è" urlò Lauren contro la porta. "Credo sia scappata quando si è accorta di essere stata scoperta. Voglio che la troviate subito senza perdere tempo"

Non sentì le voci che dissero fuori, ma col passare dei minuti non sentì più nessuno.

"Lauren... per-"

La corvina si avvicinò pericolosamente a me e mi sbattè contro il muro di fronte.

I suoi occhi erano tristi, pieni di comprensione e quel mistero che non capivo mai. In quel momento, quando la sua mano sfiorò la mia guancia, capì le sue intenzioni.

Lauren non era la Dea dela seduzione. Lauren era la Dea del mistero.

"Lauren, non toccarmi" la mia pelle rabbrividì quando le sue labbra sfiorarono poco le mie. "Non sono fatta per le carezze" l'avvertì, intuendo fin quanto si sarebbe spinta dopo. "Io non mi faccio trattare mai bene, quando... succede"

Era vero. Quando facevo sesso non mi facevo trattare mai bene. Provavo quasi... piacere. L'unico a darmi fastidio era Alejandro. Odiavo quando lui mi metteva le mani addosso, mi ricordava... mia madre. Ma solo con lui. Solo quando lui mi faceva male io pensavo a mia madre, con gli altri no, perché gli altri in fondo avevano un'anima buona -o almeno quelli che avevo incontrato io-.

"Non voglio confortarti, Camila. Non voglio illuderti. Voglio condividere le mie insicurezze con te. Voglio che tu condivida le tue sul mio corpo"

"Lauren, a me non piace quando qualcuno tocca il mio corpo" ardevo però di tanto desiderio. Era affascinante come donna. "E Dio se sei affascinante, se ti voglio avere... ma Lauren... se tu vuoi lo stesso, allora ti chiedo di farmi molto male. Ti chiedo di... non essere delicata"

GameOnSex ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora