Capitolo quindici

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Lauren Jauregui pov's

"Shawn" dissi piano, quando fui abbastamza lontana da Camila, vicino al lago.

"Lauren, quando devo pubblicare la registrazione?" domandò il mio amico, senza nemmeno salutarmi, come al solito.

Io sospirai e guardai Camila da lontano. Io ero seduta vicino al lago mentre lei ammirava le stelle. Era davvero bellissima, inutile negarlo.

"Pubblicala... dopodomani" dissi, guardando Camila.

"Perché sembri riluttante? Sei con Camila a Brooklin ancora?"

"Shawn... io non so se tutto ciò è giusto. So che il nostro intento è quello di rivendicarmi di Alejandro, e che adesso con quel materiale possiamo definitivamente uccidere la carriera di Alejandro" dissi titubante.

"Ma?" mi spronò.

"Ma credo che Camila non meriti tutto ciò. L'hai sentita la registrazione, no?" lui annuì. "Ecco. Non lo merita"

"Lauren, dobbiamo farlo. Tutto questo tempo per rivendicarti su Camila buttato al vento?"

"Sai che il mio intento era di rovinare la reputazione di Alejandro, Shawn. Non ho mai voluto colpire realmente Camila"

"Però hai rovinato automaticamente anche quella di Camila"

Sospirai. Ero confusa. Non stavo capendo più niente. Quella situazione era una casino.

"Shawn... io non sto capendo più niente"

"Lauren, ti stai innamorando? Perché mi ricordo che tu non chiamavi quello Alejandro, ma bensì stronzo, strafottente, pezzo di merda. Inoltre non hai mai provato pena per nessuno, e ti ho sempre vista assetata di vendetta. O almeno non da quando..."

Chiusi gli occhi. Odiavo sempre affrontare quell'argomento.

"Shawn. Basta. Sai cosa facciamo adesso? Pubblica quella cazzo di registrazione dopodomani mattina, ma al termine di questo, se Camila sarà ancora disponibile a parlare con me-"

La sua risata interruppe il mio discorso.

"Ancora disponibile a parlare con te? Lauren, ti ricordo che quella ragazza è fatta della tua stessa pasta. Vuole rivendicarsi come hai sempre voluto fare tu, per un morto. Non ti perdonerà mai. Ti ucciderà"

"Shawn, non dire cazzate e fammi continuare a parlare. Dicevo che al termine di ciò, se Camila vorrà ancora parlarmi, io pagherò gli investigatori necessari per mandare Alejandro in carcere"

"Cosa?" rimase in silenzio per qualche secondo, poi sorrise maligno. "Vuoi davvero aiutare quella... prostituta che passa il tempo a toccarsi il corpo solo per guadagnare soldi?"

"È quello che stiamo facendo noi, ma in un modo più pulito. Poi lei almeno non fa male a nessuno, noi la stiamo per distruggere, Shawn"

"Io non la sopporto, invece. Sai, quando mi hai costretto a legarmi a lei, a conoscerla, Dio, era davvero un controsenso quella ragazza. Non la sopportavo"

"Lo so, Shawn, ma adesso basta. Non ti ho dato soldi per parlare male di lei"

"Sei innamorata, Lauren. Maledettamente innamorata di un mostro come te"

"Basta!" urlai. "Basta!" iniziai a piangere per il nervosismo. "Non sono un mostro, e ti ricordo che tu sei il mio complice! E non dire quella parola. Non sono innamorata, cazzo. Sono solo... felice di aver trovato qualcuno come me, perché io non ho nessuno con cui confidarmi davvero" dopo ciò chiusi la chiamata, e mi asciugai le lacrime.

Solo due giorni con Camila. Poi lei avrebbe scelto che strada prendere, e qualunque strada fosse stata, io mo sarei fatta perdonare mandando in carcere Alejandro Cabello, come meritava, e come voleva Camila.

"Tutto okay?" domandò Camila quando ritornai. "Hai gli occhi lucidi" mi disse.

Io annuì e mi rimisi nella stessa posizione di prima.

"Eravamo rimaste..."

Le sue mani circondarono le mie braccia quando io spostai le mie mani sotto la sua maglietta.

"Non toccarmi, per favore"

"Non voglio farti del male. Voglio soltanto farti rilassare, Camila. Sei troppo stressata. Hai bisogno di riposarti, non posso vederti così"

"Cosa vedi in me? Insomma... cosa vedi di buono in me da restare qui, portandomi il necessario per sopravvivere in una vecchia casetta in cui tu non entri da chissà quanto tempo per... Michael? Dimmi, cosa vedi in me? Io non capisco perché tu stai qui, con una persona che si è finta figlia adottiva di Michael Chacker, tuo padre. Dimmelo, fammelo capire"

Toccai le sue guance con i miei pollici, e poi mi avvicinai al suo viso per baciarla piano sulle labbra.

"Per questo" dissi.

Lei rimase completamente bloccata per qualche secondo, finché non realizzò.

"Lauren, continuo a non capire"

"Perché mi piaci, Camila. Mi piace il tuo modo di pensare, mi piace ciò che sembri e ciò che appari. E poi, hai quegli occhi che sono simili ai miei, e la tua vendetta che ricorda tanto la mia"

"La tua vendetta?" domandò. Non stava accusando, ma era curiosa.

"Quando arriverà il momento te lo dirò, ma tu lasciati toccare"

Camila rimase in silenzio. Sospirò e chiuse gli occhi. Si stava fidando di me, la persona più orribile che sicuramente potesse conoscere -a parte Alejandro-.

Le mie mani scivolarono di nuovo sotto la sua maglietta. Massaggiai la pelle piano. Il suo stomaco faceva sù e giù di continuo, per il respiro sicuramente agitato. Era agitata per il mio tocco o per il bacio? Oppure era impaurita? Forse un misto, oppure mi sbagliavo.

L'aria tranquilla della notte e il silenzio non facevano altro che rendere quel momento ancora più dolce. Era uno di quei momenti in cui, un solo minimo rumore ti avrebbe potuto far sussultare. Un po' come quando ti abitui al silenzio per intere giornate e poi senti una vice squillante, che poi tanto squillante non è, se non per le tue orecchie sensibili, abituate alla quiete.

Dopo qualche minuto, quando lei fu completamente rilassata, o quasi, feci scivolare le mani sulle sue coppe, percossi piano il suo seno con le mani e poi massaggiai il petto. Il cuore le batteva a mille, e fu inevitabile fermarmi all'altezza di quel posto agitato per qualche secondo.

"Perché?" domandai, volendo risposta a quell'agitazione.

"Continua" disse con mia sorpresa.

Le sue parole erano uscite così acute e basse che per un attimo avevo pensato fosse eccitata, ma forse non era il momento giusto per pensare a quello.

"Sei sicura?"

"Fai quello che volevi fare a casa mia" disse lei.

Le mie labbra diventarono secche per l'agitazione, e dovetti idratarle prima di sganciare il reggiseno dalla schiena di Camila.

"Ho bisogmo che tu ti tolga la maglietta"

Lei aprì gli occhi, poi si mise seduta e mi guardò negli occhi per una decina di secondi. Stava cercando di leggermi, di capire chi fossi. Voleva capire se fossi la persona adatta per quel momento.

"Lauren, io mi fido di te"

GameOnSex ➳ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora