Martedì 8 Dicembre
Avrò fatto una cavolata?
È questo quello che mi ripeto da qualche giorno. Una litania terribile, angosciante.
Lo devo dire o no a Gabriele?
Mi viene incontro con un sorriso smagliante, quello che si dovrebbe fare al futuro coniuge dopo qualche settimana di assenza. Io sembro avere una paralisi facciale invece. Ho un sorriso falso come le labbra di mia zia. Anche se in realtà da una parte sono sollevata. Avere il mio fidanzato accanto in qualche modo stabilizzerà la mia vita. E a supporto di questo c'è da aggiungerci che per fortuna Max è a Roma dai suoi per il ponte dell'Immacolata. Almeno fino a domani sera non dovrò vederlo.
«Ciao Mì» mi bacia sulle labbra e io cerco di fare la naturale. Cerco di camuffare il fatto che beh, teoricamente, l'ho tradito una manciata di giorni fa. Chiudo gli occhi e provo a ritornare a quella sera.
Gigi è arrivato beccandoci con le zampe nel sacco. O meglio, non ha visto niente, solo interrotto il momento. Ci siamo ricomposti un attimo e poi gli abbiamo aperto. Il tempo di preparare un caffè e lui aveva già aperto il portone di Max. Gigi ci ha mollato un'ora dopo perché ha attaccato bottone come fa sempre. E poi, quando siamo rimasti un'altra volta da soli ci siamo solo guardati negli occhi per qualche minuto, riflettendo sulla cazzata che avevamo appena fatto. Io ad un passo dal matrimonio, lui ad un passo dal divorzio. E poi volete metterci anche tutta la storia che c'è stata tra noi? Mi ha detto che doveva andare a recuperare Federico e se ne è andato. Io non me ne sono accorta, ma sono rimasta a fissarlo mentre si allontanava tutto dinoccolato, con il passo sgraziato e quel cappotto marrone che possiede da una vita. Ho anche sorriso, forse, ma ora non ricordo. Ero già attanagliata dall'ansia per il ritorno di Gabriele, per come sarei riuscita a tenere per me questo segreto. Che brutta l'ansia di quando fai le corna. Soprattutto quando le fai a mezzo, ad un uomo che ti è stato accanto no matter what e te lo sfanculizzi così, tranquilla.
«Tutto pronto per il grande giorno?» mi chiede quasi distrattamente, mentre controlla il cellulare.
«Mh, mia madre e tua madre mi stanno alle costole, da una parte non vedo l'ora che sia passato. Sto vivendo in un periodo di ansia costante». Bella scusa Mia. Ti vuoi salvare in calcio d'angolo.
«Ho chiamato Michel, dobbiamo discutere del menu, ma ho quasi ultimato tutto» mi dice, continuando ad evitare il mio sguardo. Meglio così. Non riuscirà a percepire la mia angoscia.
Per il resto non ci diciamo niente, lui non mi racconta niente di Berlino e beh, io forse è meglio se sto zitta. Non c'è niente che possa interessargli. O almeno non positivamente.
*
Roma
Max stava quasi sdraiato sulla poltroncina di vimini, cercando di catturare qualche raggio di timido sole dicembrino. Solo due giorni prima a Firenze era immerso nella neve fino al ginocchio e adesso stava prendendo un po' di sole sulla terrazza dei suoi. Era quasi caldo (forse a malapena dodici gradi, ma la temperatura perfetta per mettersi solo un maglioncino infeltrito di un rosso sbiadito e le Converse scolorite pronte a essere rottamate). E poi, preso da un estro di fantasia aveva voluto prepararsi uno spritz, leggermente troppo alcolico, ma perfetto per cercare quel vago senso di annebbiamento che gli provoca un po' di alcool a stomaco vuoto. E così, con un bicchiere tra le dita, una sigaretta rollata non benissimo e i suoi occhiali che arrivavano direttamente dagli anni novanta, Max Rossi, come ai vecchi tempi, si era spiaggiato sul terrazzo dei suoi, cercando di fare il meno possibile. O almeno cercare di scordarsi della cazzata che aveva fatto solo qualche giorno prima. Non sapeva che pensare, non riusciva a comprendere se quello che aveva fatto, quel bacio, fosse stato positivo o negativo. Sul momento poteva sembrare la cosa più normale e bella di tutta la sua vita, ma ripensandoci (anzi, rimuginandoci, come era sua abitudine, fino a consumarsi il fegato), rischiava di mandare all'aria un matrimonio per una cazzata. O meglio, non del tutto una cazzata, però qualcosa che lui non era solito fare. Quasi. Sapeva cosa significava essere l'altro, quello con due corna che sfioravano il soffitto e quindi, avrebbe dovuto regolarsi. Ma era sicuro, cioè si sentiva sicuro del fatto che Mia non gli permetteva di mantenere il controllo. Non l'aveva mai fatto.
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Per le vie di Firenze
ChickLitUn'unica città ad unire cinque storie diverse, cinque protagonisti diversi. L'amore declinato in sfumature tra le più varie. 1. Mia che deve fare i conti con il suo passato. 2. Caterina che cerca di uscire dal dolore. 3. Mattia che impara a conosce...