7. La verità

3 0 0
                                    

Martedì 15 Dicembre

La verità

Mia

Prendo la mia biro preferita e traccio sul diario un bel "-4 giorni" sorridendo come un'ebete. Ormai è già tutto pronto, tutti sono elettrizzati, non stanno più nella pelle. Gabriele lo vedo salterellare da ogni parte, sembra tenuto in vita da una scarica elettrica di agitazione ed eccitazione. Ormai non c'è più niente di cui occuparsi. C'è solamente un'unica, piccolissima commissione che devo fare: andare a provarmi il vestito per l'ultima volta. Il mio vestito finito.

Ora penserete: che male c'è? È solo un vestito che ti sei già provata una dozzina di volta (sì, avete letto bene, una dozzina, perché ogni volta che lo provavo mi consigliavano delle modifiche spettacolari e io non riuscivo a dire di no), devi solo essere tranquilla. Respirare. A lungo. A lungo Mì, non è difficile.

Di colpo un'immagine di Max che mi dice di respirare a lungo mi balza in mente. L'avevo rimosso: lui prima del mio esame di maturità. Mi guarda negli occhi e sorride. "A lungo Mì, non è difficile". E questo turba tutta la mia giornata. Ne sono sicura.

Okay, bella, focalizzati solo su una cosa. Focalizzati sul vestito. Sulla seta bianca. Focalizzati sul tulle del velo. Focalizzati su qualsiasi altra cosa che non sia Massimo. Per favore. Fallo per la tua sanità mentale.

Mi alzo e frettolosamente mi cambio per uscire. Ho bisogno di sortire di qui, respirare aria fresca. E quando sto per aprire la porta mi arriva un messaggio di Viola che mi chiede di fare un brunch insieme. Grazie a Dio.

Viola mi aspetta davanti alla chiesa di S. Lorenzo. È elegante come sempre nel suo cappottino nero fino alle ginocchia. Ha i capelli raccolti in una coda bassa super chic e un basco verde scuro, perfetto col rosso acceso della sua chioma. Al suo fianco c'è anche Caterina, al cellulare come sempre.

«Ciao Mì» Viola mi abbraccia e io vengo investita dal suo profumo fin troppo dolce per i miei gusti. Poi manda un'occhiata triste verso Caterina. «Maria. Sta facendo la bastarda un'altra volta. È per quell'articolo sulla rivista». Guardo una delle mie migliori amiche urlare al telefono con le lacrime agli occhi e mi sento praticamente impotente. Ma lasciate che vi spieghi: Maria è sua suocera (ex), una stronza che non ha lasciato respirare Caterina da quando Stefano se ne è andato. Prima sulle proprietà che aveva lasciato e ora per tutti gli articoli che escono su di lui, sulla sua famiglia che non l'ha mai appoggiato e sulla sua nuova famiglia che si era creato in Toscana.

«Basta, Maria, basta chiamare. Per favore» non urla nemmeno più, le parole le escono tra un singhiozzo e l'altro. E decide di attaccare.

«Scusate, mi ha rovinato la giornata e ora io la sto rovinando a voi» si pulisce il viso e cerca di sorridere. «Vogliamo andare a vedere questo famigerato vestito? Poi andiamo a mangiare che sto per svenire» mi prende sottobraccio e si avvia con passo spedito e io non posso fare altro che procedere seguendo lei.

C'è un piccolo intoppo prima di arrivare alla boutique: lo so che starete pensando "wow, che novità", ma ei, non sono io a decidere. Insomma, il negozio si trova poco sopra la libreria di Max. Eh già, un colpo da telenovela. Ma non posso dire che la mia vita non abbia dei tocchi da soap. Così cerco di andare più velocemente possibile e guardandomi le punte delle scarpe.

E quando arrivo davanti alla vetrina della boutique tiro un leggero sospiro di sollievo. Mi ricompongo, cercando di sfoggiare il mio falso sorriso migliore e guardo le mie amiche.

«Forza belline, c'è da farsi due risate con il vostro abito» le incito ad entrare. Okay, sono realmente eccitata nel vedere le loro reazioni al vestito che ho scelto per loro. Blu, maniche lunghe, semplice ed elegante. Come sono loro.

Per le vie di FirenzeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora