•capitolo 2•

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Un piccione. Un piccione. Ma che cazzo vuole un piccione?!

"Okay che piove, ma poteva posarsi su un albero e non sulla mia finestra?" Penso arrabbiata.

Faccio una smorfia in senso di disprezzo verso quell'essere poi cerco di fargli paura. Afferro una racchetta da tennis che tengo sotto il letto (in caso di ladri) e faccio un leggero "BUU" . Niente.

Sta fermo li.

Fanculo.

Ci riprovo.

Sempre li.

Dopo tre tentativi gli urlo: "INSOMMA VAFFANCULO TE NE VAI?"

Qui c'è dietro Louis.

Va bhe, lascio stare il piccione, afferro la prima felpa che mi capita, dei jeans e un paio di scarpe sportive.

E via che si va.

Giù in cucina mia mamma mi aspetta con mia sorella a tavola.

"Oggi waffles!" Dice mia madre.

Le faccio un sorrisino che scatena l'istinto animale di mia sorella.

Allungo la mano per prenderne uno, quando me lo strappa di mano.

"Ehi era mio!" gli urlo.

"Ora non lo è più."

Successivamente quella brutta bambina egocentrica morsica il MIO waffle davanti a me in modo strafottente.

Ne afferro altri due e me li porto sul piatto che nascondo tra le braccia per evitare di farmeli mangiare di nuovo.

"Madison, piove, vuoi che ti porti io a scuola?"

"No tranquilla mamma. Dovrebbe venire a prendermi Louis."

"Ma siete sempre in bici voi due!"

"E...alloraaa?" Ribatto.

"Non vi bagnate?"

Evidentemente, dopo 15 anni che conosciamo Louis non ha ancora capito che è Louis Tomilson. No proprio.

Quest'ultimo ragazzo furbetto, ogni volta che piove, mi passa a prendere lui, e si porta dietro due ombrelli.

Non sono ombrelli normali, però: i suoi hanno il manico più lungo (allungati da lui), che ogni volta che diluvia li attacca al manubrio della bici.

La prima volta che mi ha fatto vedere questa "opzione" non ho smesso di ridere per una settimana.

Sono le 7:40 e il campanello suona.

"Ciao belle, vado." Dico schiaffando un bacetto a mia mamma sulla guancia e uno a mia sorella in testa. So che mi odia a morte quest'ultima, ma alla fine ci vogliamo bene.

"Ei Tommo."

"Non chiamarmi così. Daiiiiiiiii''" scherza Louis.

Che amore quando mi fa ridere.

"Va bene, rifaccio: eei Lou!"

"Meglio." Aggiunge lui porgendomi l'ombrello. "Bhe andiamo?!"

"Certo!" Gli dico ridendo.

Arriviamo o a scuola alle 8. Da noi la campanella delle inizio lezioni suona alle 8:30, io di solito sto mezz'ora a parlare, ascoltare musica, osservare la gente e bere qualcosa per svegliarmi.

"Io entro di là lo sai. Parcheggiamo nel solito?" Dice Tomilson.

"Si certo" dico incerta.

Sento una presenza strana che mi fissava. Sto scrutando tutte le persone ma non capisco cosa ci sia di male in questa massa di adolescenti puzzolenti e allo stesso tempo profumati di crema anti brufoli.

"NIKKY! Attenta!" Sento urlare.

Mi giro di scatto e vedo una donna che ritrae una bambina per un braccio.

"Stia attenta ragazzina!" Mi urla la donna.

Poi se ne va. Louis scoppia a ridere insieme a me.

Ci salutiamo e io poggio la bici. Il tempo di chiudere il lucchetto e lo vedo. No. Non lui.

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