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Oggi a scuola ho vissuto uno dei giorni migliori della mia vita, e stavolta Taehyung non c'entra assolutamente nulla.

A proposito di Tae, quella sera abbiamo mangiato la nostra pizza e siamo andati a dormire come se non fosse successo nulla, come se non ci fossimo succhiati l'uccello a vicenda.
La mattina dopo mia madre ci preparò la colazione, e poi il mio amico tornò a casa sua, come se il nostro rapporto non fosse assolutamente cambiato.
Da un lato effettivamente era meglio così, che fra di noi non ci fosse alcun imbarazzo, che rimanessimo gli stessi Jungkook dal taglio a scodella e con l'acne e Tae dagli occhiali neri e dal sorriso rettangolare.

Dicevo...
Nella mia classe ci sono 24 teste di cazzo, o meglio, questo era quello che credevo fino a questa mattina. Ovviamente da quel conteggio io sono escluso, io forse sono anche peggio di loro, che almeno sono belli, magri e slanciati.

Continuo a perdermi nei miei discorsi noiosi... Scusate!

Perché il numero è cambiato da 24 a sole 23 teste di cazzo? Beh, a dirla tutta, credevo che Park Jimin, il biondone muscoloso del club di danza fosse il primo della lista, lì in mezzo. Sapete, lui è il classico tipo figo da paura, dal bel faccino, con voti decenti a scuola da cui ogni oca giuliva della mia classe vorrebbe farsi montare, neanche fossero mobili scadenti dell'ikea.
E assieme alla sua prestante figura fisica, ci si metteva - nella mia povera testolina di cocco - il fatto che fosse costantemente circondato da persone, sempre col sorriso in faccia e gli occhi a mezzaluna. Insomma, Jimin era l'animale sociale che io avevo sempre desiderato essere, e che non avrei mai potuto aspirare a diventare.

Pieno di amici, a fargli i complimenti quando otteneva un buon voto, a scherzare con lui su qualche programma TV, ad abbozzare coreografie idiote nei momenti di pausa. Se devo proprio essere sincero, un po' lo odiavo, prima che succedesse qualcosa di... strano stamattina.

Era appena suonata l'ultima campanella, e come al solito le graziose pecorelle (meglio note come compagni di classe) che affollavano la stanza, non avevano perso assolutamente tempo a volatilizzarsi nei corridoi.
Io preferivo andar via quando la situazione era più calma, preferivo di gran lunga aspettare almeno dieci minuti a sistemare la mia cancelleria e la cartella, anche per evitare spintoni e prese in giro.

«Il tuo tema è stato davvero bello! Dico davvero!» alzai la testa, sistemandomi meglio gli occhiali tondi sul ponte del naso, e con mia grande sorpresa era proprio Park Jimin, a parlarmi, col suo marchio di fabbrica stampato bello in faccia, bianco e stupendo.
Balbettai un «Ah... G-grazie...» mordendomi poi un labbro, dal nervoso.
Non ero abituato a intrattenere una conversazione con qualcuno, figuriamoci con qualcuno di così bello. Assolutamente impensabile.

«Sei davvero stato al Teatro alla Scala? O lo hai inventato solo per riempire i fogli?» ridacchiò, e io sentivo i suoi occhi grandi muoversi sulla mia figura, li sentivo chiaramente.
L'insegnante aveva precedentemente selezionato il mio tema, fra i tanti, per leggerlo davanti alla classe, perché gli era particolarmente piaciuto il racconto del mio viaggio in Italia.
«Ci sono stato davvero... Uhm-si.» chiusi la zip del mio borsellino, non osando guardarlo in faccia, tremendamente a disagio.

«Ti prego dimmi com'è?! Hai visto davvero "Il lago dei cigni" con Bolle, oh mio dio!» Sorrise ampiamente, poggiando la mano sulla mia, ancora pietrificata sulla cerniera.
«È - ecco...» presi un respiro profondo, sentendo il sudore cominciare a colarmi dalle tempie: per fortuna i capelli a scodella coprivano le goccioline. «È persino meglio della TV o dei video. Quel ballerino non danza, fluttua nell'aria... È stato surreale, dico davvero.»

Sentii Jimin fare un mugolò soddisfatto, prima di vederlo passarsi le mani sul viso, quasi come volesse svegliarsi da un sogno.
«Ti invidio tantissimo, Jungkook!»

Jungkook!

Jungkook!

Insomma, avete presente le scene dei film, dove si sente l'eco per tutta la scena e il protagonista non capisce più nulla perché continua a pensare a quella frase o parola particolare?

È esattamente quello che è successo a me, questa mattina, quando mi sono reso conto che Park Jimin conosceva il mio nome.

Lui sapeva il mio nome e mi stava parlando.

Giuro che non sono svenuto. Lo giuro.




Ma c'ero molto vicino.

ἁκμή ¦ acne | Jeon Jungkook [BTS Fanfic] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora