Le mani mi sudavano tremendamente, il mio respiro era decisamente irregolare, mentre i miei piccoli e tondi occhietti guizzavano da una parte all'altra della mia figura tonda riflessa nello specchio. Era successo davvero, alla fine. Jimin mi era davvero passato a prendere da casa mezz'ora dopo la telefonata. E io che credevo che fosse solo uno scherzo, o magari un qualche obbligo da parte dei suoi amici.
Invece si era presentato puntualissimo con la sua piccola Opel Corsa nera davanti al vialetto di casa mia, con le chiavi in mano a impegnare il tempo d'attesa con un giochino per cellulare. Neanche fossi una ragazza, mi sono lasciato prendere dal panico, indeciso su cosa indossare, il che mi ha inevitabilmente fatto fare ritardo. Così Jimin ha dovuto aspettarmi per ben dieci minuti.
Prima di aprire la porta di casa, ammetto di aver sbirciato dall'occhiello, solo per ritrovarmi un bel figone biondo ad aspettarmi una porta più in là. Presi un bel respiro, aprendo di scatto la blindata davanti ai miei occhi, catapultandomi verso la prima persona che mi avesse mai chiesto di uscire nella mia vita.
«S-Scusa se ti ho fatto aspettare...» mi affrettai a dire, abbassando subito lo sguardo, non essendo abituato a parlare con persone così belle.
«Ma cosa, sono io che sono in anticipo » ridacchiò il biondo, aprendo lo sportello dell'auto, facendomi segno di entrare «Dai salta su e andiamo!» mi sorrise poi, e non potei che sciogliermi davanti al suo incisivo rotto per metà, che rendeva il suo sorriso ancora più bello e particolare.
Feci anche io un piccolo sorrisetto di rimando, andando poi a sistemarmi gli occhiali che erano scivolati sulla punta del naso subito dopo. Una volta che fu entrato anche lui in macchina, girò le chiavi nel quadro di accensione, e partimmo giusto un istante più tardi.«Sono contento che tu abbia accettato.» ammise con lo sguardo concentrato sulla strada «Sai ci vado ogni anno a questo Matsuri... Nonostante sia tipo un festival per l'amore, per le coppie eccetera, mi sono ritrovato sempre solo.» continuò facendo poi spallucce, mentre io rimasi al mio posto in silenzio, beandomi del suono della sua voce. Il fatto che avesse pensato a me, anche se fossi stata la sua ultima scelta, l'ultimo di una lista infinita, mi riempiva il cuore. Il fatto che qualcuno finalmente mi considerasse, mi faceva quasi piangere di gioia.
«Quindi quest'anno ho chiesto a te se mi volessi accompagnare, ci divertiamo insieme!» rise alla fine, svoltando verso una zona più caotica della città, con dei lampioni luminosi a ravvivare l'aria.«Non sei uno che esce molto, vero?» chiese poi, facendomi deglutire a forza dopo.
«Beh... Si... Non ho molti amici ecco... E l'unico di cui mi fidavo mi ha praticamente pugnalato alle spalle..» ammisi con una nota di tristezza nella voce, mordendomi un labbro per l'imbarazzo. Anche Jimin doveva sapere di quella storia, e io avrei solo voluto nascondere la faccia sotto due metri di terra.«A proposito di questo... Taehyung è stato davvero uno stronzo... Non so quale fosse il vostro rapporto, ma ora scommetto che è felice con la sua fidanzata, e ha voluto farsi grande davanti agli occhi di tutti, screditando gli altri.» ribatté Jimin, facendosi strada con l'auto fra due colonne di macchine parcheggiate, per trovare un posto dove lasciarla.
«F-Fidanzata?» sussurrai incredulo.
«Chaeyoung. La conosci?»Colpo al cuore. Pugnale dritto fra i due atri.
«Ah...» mormorai giocherellando con le mie stesse mani, in imbarazzo.
«Dai non pensiamoci più okay? Oh- PARCHEGGIO!» urlò quasi, indicando un posto vuoto fra due auto. Con una espressione più che soddisfatta, si accinse a parcheggiare, compiendo una manovra quasi perfetta.___________
Il Matsuri era affollato: non avevo parola migliore per descriverlo. Avrei potuto usare colorato, visti gli hanbok tradizionali variopinti che la gente indossava, avrei potuto usare rumoroso, poiché i suoni degli strumenti a corde si mischiavano con la musica new age, ma la verità è che era solo decisamente affollato, per uni come lui che raramente godeva della luce del sole.
Jimin camminava al mio fianco, dando una occhiata sporadica alle varie bancarelle disposte a file. Gli odori si mischiavano nell'aria, tanto che non riuscivo piu a distinguere il dolce dal salato. La mia pancia brontolava per il buon profumino di tteokbokki piccantissimi e caldi, per l'aroma particolare del kimchi e per altre mille delizie che venivano cotte al momento.Ma decisi che, almeno quella volta, mi sarei dato una regolata, avrei mantenuto un certo contegno. Almeno davanti a Jimin non avrei pensato al cibo come un obeso patologico - quale ero - ignorando completamente i rumorini della mia pancia.
Mi sentivo terribilmente a disagio, a camminare anche sooo affianco ad una persona di così bella presenza come Jimin, così cercai di rimanere indietro di almeno un passo.
«Jungkook ho una fame...» si lamentò Jimin, accarezzandosi in maniera adorabile il pancino. «Mangiamo qualcosa di veloce? Magari poi possiamo salire sulle giostre!» sorrise ancora, e io non riuscii a resistergli davvero. Annuii con convinzione, lasciando che mi trascinasse per un braccio verso un banchetto di ddeokggochi fumanti.Ordinammo due porzioni, che ci vennero servite subito, e ci sedemmo a dei tavolini lì vicino per consumarle. Mentre gustavamo la tipica galletta piccante, io e Jimin conversammo riguardo i più svariati argomenti: scoprii che aveva sempre praticato danza, sin da bambino, e che la sua specialità era il contemporaneo. Fui felice di sapere che la sua passione oltre alla danza era la fotografia, soprattutto quella istantanea. Aveva portato infatti, con lui, nel suo piccolo marsupio la sua Fujifilm Instax bianca carica di cartucce.
Quando finimmo di mangiare, gettammo negli appositi contenitori i nostri rifiuti - scoprii che Jimin era uno attento all'ambiente e fanatico del riciclaggio. Girammo ancora per le vie variopinte di lanterne del Matsuri, il biondo volle provare a vincere un peluche per me al tiro al segno, ovviamente riuscendoci.
Mi regalò un coniglietto di peluche piccolo, col pelo bianco e candido, giustificandosi con un "Assomiglia proprio a te." E io risi per quel paragone, perché per una volta nella mia vita, qualcuno non mi aveva paragonato ad un maiale, o ad un ippopotamo, o ad un qualsiasi animale con connotazioni negative facenti riferimento al mio peso.
«Ti va di andare sulla ruota panoramica, Jungkook?» mi chiese Jimin, con lo zucchero filato dal colore rosato in mano. Annuii ancora, sentendo la mia ansia ormai completamente sparita. Non mi sentivo più inferiore, non mi sentivo più fuori luogo, con lui. Per una buona volta, mi stavo semplicemente divertendo.
Qualche minuto di attesa, e subito ci fu assegnata una cabina. Non avevo mai avuto paura dell'altezza, anzi potevo dire di amare la sensazione di vuoto quando si guarda giù da un qualcosa di alto. Ci sedemmo uno davanti all'altro, con le gote rosse dall'imbarazzo.
Non ci guardammo in faccia, mentre la cabina saliva, e la ruota girava, osservammo semplicemente il panorama, in silenzio.
Quando fummo al pino più alto, la voce del biondo ruppe il silenzio.«Jungkook voglio baciarti.»
«F-fallo...» mormorai.
E le nostre labbra si scontrarono timidamente, il timore adolescenziale a colorare le nostre guance e la Seoul notturna unica testimone del primo bacio di Jeon Jungkook.
CONGAAAA
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ἁκμή ¦ acne | Jeon Jungkook [BTS Fanfic]
Hayran KurguJungkook è un adolescente che non si distingue in grandi folle, il suo volto è perennemente coperto da una mascherina. Jungkook ha 19 anni, voti mediocri a scuola, un solo amico di nome Taehyung e l'acne. Jungkook ha molti chili in più, dei grossi o...