Il vero potere

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La voce tremante di una hostess mi sveglia dal sonno profondo in cui ero caduta. Alzo la testa da una cartina geografica che mi rimane attaccata alla guancia.
"Ehm...Signorina...Mancano quindici minuti a-all'atterraggio. Se vuole c-cortesemente mettersi la cintura d-di sicurezza."
Guardo gli occhi multicolore della fata hostess davanti a me, mentre lentamente esco dal sogno che stava continuando ad occhi aperti.
"Ah...ehm...sì. Grazie."
L'hostess se ne va correndo sui suoi tacchi, offrendomi la vista delle bellissime ali da farfalla monaca. I cui colori accessi colpiscono i miei occhi, facendomi svegliare del tutto.
Mi affaccio al minuscolo oblò per godermi la vista delle coste scozzesi sotto di noi.
Raduno tutto il materiale di nuovo nello zaino e mi allaccio la cintura.
"Dormito bene?"
Per poco non salto in aria, afferrando la spada.
Mi giro di scatto e il mondo mi cade addosso.
Nella cabina accanto alla mia c'è il fratello di Lucifer.
Mi manca il fiato mentre chiedo delicatamente "Che diamine ci fai qua!?"
Il dio della morte si toglie gli occhiali da sole costosissimi che aveva inforcato sul naso e il cappello con la tesa nero.
"Niente. Non sapevo cosa fare. E ho pensato fosse divertente vedere cosa faceva la compagna di mio fratello."
La parola compagna è accompagnata da una risatina sommessa.
Gli sto per chiedere come mai solo suo padre sia all'oscuro di tutta questa messa in scena, quando mi muoiono le parole in bocca.
"Aspetta... dove sono le tue ali?"
Esatto. Avete capito bene.
Il fratello di Lucifer non ha le ali. Sta seduto nella cabina come qualsiasi altro dio minore.
Potrebbe passare addirittura per un elfo, con i capelli acconciati così e gli occhi chiari.
Il dio della morte fa spallucce "Legate con un imbracatura. A volte è più divertente passare inosservati. Penso tu mi possa capire..."
Per un momento mi sembra di avere davanti Lucifer.
"Ah!" Il dio mi porge una mano "Io sono Damon, comunque."
Guardo per un secondo la sua mano, prima di stringerla "Caliane. Ma penso tu già lo sapessi."
"Ma cosa vuol dire il tuo nome?"
"A quanto ricordo viene dal greco. Mia madre mi ha concepita in Grecia."
"È vero che tuo padre è un dio?"
"Sì. A quanto pare. Non ho un padre biologico."
"E dove sta il tuo padre divino?"
"Non lo so."
"Si è mai fatto vedere?"
"No."
"Ma allora..."
Lo fulmino con lo sguardo "Cos'è tutto questo interesse?"
Damon sogghigna "Niente di che. Sei la prima Valchiria che incontro in tutta la mia vita, sai."
Sospiro e finisco di radunare le ultime cose "Allora, Aviemore è sotto il vostro controllo vero?"
Il dio annuisce allegramente "Come la maggior parte delle terre di questo pianeta!"
"Cosa!?"
La mia esclamazione viene accompagnata da una turbolenza che fa sobbalzare per un attimo l'aereo.
Damon agita una mano in aria "Ma sì, diciamo che il nostro è un governo solo sulla carta. È una questione di comodo. Noi offriamo protezione e libertà in cambio di informazioni e risorse."
"Offrite libertà!?"
Damon ridacchia "Vedi? Sei la prova vivente del fatto che è meglio per tutte le specie non essere a conoscenza del nostro potere sul mondo. Date di testa per... così poco!"
Pianto furente le unghie nel bracciolo del sedile "Quando avrò spillato abbastanza diamanti dai vostri culi reali tornerò per ammazzarvi tutti."
Damon mi fa l'occhiolino, senza scomporsi "Proposta allettante. La vedo dura solo per il fatto che ognuno di noi dèi ha potere ampiamente sufficente per distruggere una nazione."
Un'altra risata di scherno "E perciò mi chiedo cosa possa fare un'insulsa valchiria contro di noi."

Appena scesi dall'aereo, Damon mi dà una pacca sulla spalla.
"Bene Valchiria. Il mio divertimento qua è finito; ti lascio alla tua missione. Ma prima, ovviamente, ho un altro messaggio per te."
Rovista nelle tasche del giubbotto di pelle nera "Trovato!"
Tira fuori un pezzo di carta dall'aria molto antica e legge strizzando gli occhi "Attenzione alla testa. Portami il sangue di quello nero."
Lo guardo confusa "E questo cosa vorrebbe dire?"
Damon fa spallucce "Be', dovresti chiedere a mio padre."
Pensavo che il messaggio fosse da parte di Lucifer.
"Quindi tuo padre vuole il sangue di drago."
Altre spallucce.
"E cosa ci deve fare?"
"Probabilmente uno dei suoi stupidi intrugli."
"Intrugli...?"
"Sì, ogni tanto mio padre si diletta a giocare all'allegro chimico."
Promemoria per Caliane: informarsi sui poteri del sangue di drago.
E farlo prima di consegnare la merce.
Il rumore di Damon che armeggia con alcune delle fibbie del giacchetto mi distrae dai miei pensieri.
Lo vedo togliersi il giubbotto e la maglietta. Si dà un colpetto sugli spessi lacci di cuoio che gli stringono le ali alla schiena. Appena lo sgancia per liberare le ali, i passeggeri che stanno ancora scendendo ammutoliscono e si odono pure delle urla di sorpresa.
Inizia l'ondata di flash delle telecamere.
Damon mi sorride impertinente "Bene. Buona missione Caliane."
Prima che possa spiccare il volo teatralmente, lo afferro per un braccio "Se sei un messaggero, ti affido un messaggio."
"Ti ascolto."
"Dì a Lucifer di non intromettersi. O arrederò la mia camera con ali nere."
Damon sogghigna.
Mi sfiora il mento con l'indice mentre sorride divertito "Certamente, mia signora."
Mi lascia da sola, con i brividi addosso, e davanti ad un gruppo di spettatori ammutoliti. 

Dopo essere uscita dall'aereoporto, mi sono fiondata nel primo internet caffè che ho trovato. Per prima cosa dovevo  appuntarmi quanti treni ci sarebbero voluti da Glasgow (dove siamo atterrati con l'aereo) fino ad Aviemore. Per una volta ho invidiato le ali degli dèi.
Poi, ovviamente, ho fatto qualche piccola ricerca sul sangue di drago.
A quanto pare la legge scozzese è l'unica al mondo che non vieta l'uccisione dei draghi.
Se in alcuni paesi, queste bestie sono molto rare, la Scozia ne soffre di sovrappopolazione.
In pratica sono come scarafaggi.
Ma sul loro sangue ho trovato zero informazioni.

Dovrò provare a chiedere alla gente del posto, penso mentre salgo sull'ennesimo treno della giornata.
Non pensavo che andare in missione fosse così stancante.
Sono partita da Glasgow la notte e, alle 6 di mattina, sono ancora a metà strada.
Ho dormito un po' sui due treni che ho preso per arrivare qua, ma è stato molto scomodo.
Adesso sono ancora più stanca di prima.
Per fortuna, questo viaggio sarà un diretto: non dovrò fare altri cambi.
Mi rilasso mentre mangio un po' delle mie scorte alimentari.
Ripenso ad Elettra e Chris.
Per farmi perdonare dalla mia migliore amica, dopo questa schifosa missione anti-draghi, con tutto l'oro che riceverò le comprerò regali bellissimi.
Sospiro e, per l'ennesima volta in poche ore, mi addormento profondamente.

Stavolta non è la voce di una hostess fatata a svegliarmi, ma la voce meccanica che rimbomba nel vagone.
"Prossima fermata: stazione di Aviemore."
Mi stiracchio e raggiungo il portone di uscita.
Come al solito, i pochi presenti intorno a me, puntano lo sguardo sulle mie orecchie e le mie spade.
Stanca e affaticata ringhio "Che volete!?"
In due secondi mi ritrovo sola a scendere dal treno.
Faccio schioccare il collo e le nocche.
Davanti a me si alza un enorme cartello di ferro verde e consunto che recita: AVIEMORE-WALCUM.
Corro fuori dalla stazione e riguardo gli appunti su cui ho segnato come arrivare al covo.
Si trova a circa due kilometri dalla stazione. Il che vuol dire che è vicinissimo al centro.
Sono davvero ovunque qua i draghi.
Potrei prendere un taxi, ma per prepararmi bene alla battaglia voglio sgranchirmi le articolazioni.
E poi sono stata seduta per circa 12 ore ed ho il fondoschiena indolenzito.

Prima di mettermi in marcia mi guardo attorno. Mi sento stranamente osservata, ma forse è normale viste le reazioni della gente appena mi vede.
Mi incammino e, dopo aver superato due strade statali e un conglomerato di abitazioni antiche, mi ritrovo a camminare in aperta campagna.
Quando inizio ad intravedere i monti, l'ansia e l'attesa della battaglia iniziano ad emergere prepotentemente.
Sento il sangue ribollire.
Tiro fuori le due spade dai foderi incrociati attaccati allo zaino.
Prima di mettermi a correre le faccio ruotare.
E poi...parto.
Mentre il paesaggio si fa più selvaggio e roccioso, non diminuisco il ritmo della corsa.
Salto da un masso ad un altro.
Scalo pareti rocciose con le spade.
Ad un tratto la terra trema lievemente sotto ai miei piedi.
Perfetto, penso senza fermarmi.
Questi bastardi a sangue freddo sono sotto di me. Infatti, dopo un gruppo di rocce acuminate vedo l'entrata di una grotta enorme.
Alta come dieci uomini, uno sopra l'altro e ampia come venti.
Mi fiondo dentro la grotta senza pensarci due volte "Woden, dammi la forza." sussurro sentendo il calore ustionante provenire dal buco infernale.
Mi addentro nella tana, ignara della presenza di qualcosa dietro di me.
Qualcosa...o meglio: qualcuno.

La ragazza della morte (In revisione) #Wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora