§ DUE ANNI DOPO §
Esco dal college schifoso in cui mi hanno iscritta i miei genitori adottivi e prendo la bici.
Sono qui da poche settimane ma nonostante ciò non mi sono ancora orientata nella nuova città, perciò faccio fatica a ricordare la strada di casa.
Mi avvio per la via principale attraversando i vari portici del centro. Il cielo è grigio, l' asfalto, le facciate degli alti palazzi, l'aria stessa che si respira.
Lo smog delle auto mi riempie i polmoni tanto che mi sembra di soffocare.
Il traffico trabocca in ogni strada e non si riesce a passare: odio questo posto, odio il college, odio la mia famiglia adottiva, odio la sensazione che ogni volta mi invade quando vedo una bambina sorridere assieme ai suoi genitori nel parco, come se mi mancasse qualcosa.Sento sempre uno strano vuoto da colmare, non sono felice qui, odio questa vita piena di domande che non hanno risposta.
Mi avvicino ad un incrocio,
immersa nei miei pensieri, arrabbiata con me stessa e con tutti. Lacrime calde mi rigano le guance e il vento tenta invano di asciugarmele, bruciandomi gli occhi con il fumo delle auto.I bagliori dei fanali di un auto in arrivo mi colgono di sorpresa, mentre la macchina colpisce il mio fianco. Cado a terra e la bici mi si ribalta addosso; non vedo nulla se non qualche volto offuscato, per colpa dei miei occhi ancora in lacrime. Sento delle voci in lontananza come se fossi sott' acqua.
Nell' attimo in cui riprendo coscienza sono circondata da tante persone mentre una donna in lacrime continuava a ripetermi scusa. All'inizio non capisco il perchè di quella confusione, poi vedo la mia bici a terra e ricordo.
-Signorina sta bene?- un uomo dal volto preoccupato tra il cerchio di persone si avvicina.
-Sto bene, ora devo solo andare a casa- mi alzo e afferro la bicicletta rialzandola; mi blocco all' istante: una fitta di dolore mi attraversa il fianco.
Mi alzo la maglietta rivelando un esteso livido violaceo con sfumature di giallo.
Non ci faccio caso, non voglio chiedere aiuto, ormai sono abituata al dolore costante. Pedalo nuovamente verso casa cercando di recuperare il tempo perduto.***
Guardo l'ora sul telefono appoggiato al comodino: le 2.37. Sono ore che non dormo. Ogni volta che provo a chiudere gli occhi riaffiorano alla mente i ricordi del mio risveglio in ospedale...Uscire dal coma fu come entrare in una stanza piena di luce dopo essere stata al buio per molto tempo; vidi un forte bagliore bianco e fui costretta a chiudere gli occhi improvvisamente. Realizzai dopo qualche istante che mi trovavo su un letto di un ospedale e il forte odore amaro dei medicinali me lo confermò. Qualche giorno dopo mi ritrovavo su un treno diretto a Limerick, sulla costa occidentale dell'Irlanda, per poi raggiungere l' orfanotrofio fuori città. Era un vecchio casolare di pietra ricoperto interamente di edera. Già dalla vista sembra spettrale; le persone erano più fredde dello stesso inverno irlandese che si impossessava del tepore del sole estivo. Due anni passati la dentro furono i più terribili ma almeno mi prendevo cura dei bambini più piccoli. Poi l' adozione fu l'avvenimento che mi cambiò totalmente. Smisi di mangiare costantemente e tutte le domande che avevo fatto riguardo al mio arrivo in ospedale e della mia presenza in orfanotrofio si presentavano ogni volta con la stessa scusa: ero stata investita e i miei genitori erano morti dopo l'incidente...
*Spazio autrice*
Ciao a tutti !!!!
Come vi sembra il primo capitolo??? Che cosa succederà a Either??
Se ci sono errori grammaticali scrivetemelo nei commenti !!!!!
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Sulle ali del vento
General FictionUna ragazza con un passato difficile si mette alla ricerca della verità ma incontra qualcuno che le cambierà la vita e le insegnerà a lottare per la libertà......