Capitolo 7

92 7 0
                                    

Scendo da cavallo e mi avvio verso l'uscita accompagnata da Selenis.

-Either, io devo essere a casa tra cinque minuti e mi viene a prendere mio fratello a momenti. Ti aiuto a dissellarlo e poi vado.-

-Okay, va bene. fammi vedere come si fa-

Arrivati vicino al box, Selenis mi mostra come slacciare il sottopancia. Dopodiché ci scambiamo i numeri di telefono e ci salutiamo. Afferra la sella e a passo svelto sparisce dietro alcuni box. Mi volto verso Sunshine e lo accarezzo.

-Grazie per le infinite emozioni di oggi!-

Guardo la folta criniera del sauro ma la mia attenzione viene catturata da una testiera appesa ad un chiodo.

-Cacchio! Selenis se l'è dimenticata-

Mi affretto a mettere Sunshine nel box. Nonna fa ancora lezione e non conosco nemmeno dove si trova la selleria.

Afferro la testiera e gironzolo un po' alla ricerca della selleria ma non la trovo. Mi infilo dietro alla struttura dei box. Avanzo lungo la recinzione che delimita il confine della scuderia e noto che c'è un cancello arrugginito nascosto dall'edera.

Lo apro attenta a non fare rumore. Oltre al cancello c'è un boschetto che inizialmente non avevo considerato. Uno stretto sentiero leggermente tracciato si infiltra nella vegetazione.

Mi avvio curiosa e comincio a camminare in mezzo a ortiche e cespugli spinati. Faccio attenzione a non inciampare e ferirmi e così proseguo. Dopo una decina di minuti mi trovo davanti ad una radura.

C'è un silenzio inquietante, ma vinta dalla voglia di scoprire quel posto mi faccio avanti. Oltre la radura, nascosto fra gli alberi, vedo un grigio edificio. Sarà un magazzino abbandonato.

Ma qualcosa mi attrae comunque e mi avvicino all'entrata. Doveva essere una scuderia, visto i tanti box ma ora sono tutti malandati. Percorro il corridoio e sbircio dentro ogni box ma vedo soltanto vecchi attrezzi da lavoro.

Un pesante tonfo di qualcosa che sbatte mi gela il sangue nelle vene. Proviene dall'ultimo box in fondo. Un respiro affannoso riempie l'aria e io mi avvicino senza fare alcun rumore.

Il box è bloccato da pesanti catene e assi di legno. Un raggio di luce attraversa una fessura dentro la quale guardo. Un cavallo morello è disteso a terra e batte lo zoccolo contro la parete opposta a me.

Ha le costole visibili e intuisco che è malnutrito. Il suo mantello è sporco e pieno di polvere ma la cosa che mi mozza il fiato in gola è la vista di numerose e profonde ferite sulle sue zampe e sulla pancia. Mi alzo di scatto e mi posiziono davanti alle sbarre che ci separano.

Afferro le catene e comincio a tirare nel tentativo di liberare il cavallo. Mi pare sia di razza frisone data la grandezza dei suoi zoccoli e del pelo lungo all'estremità delle zampe.

Lui posa il suo sguardo implorante su di me e io non posso far altro che piangere alla vista di quegli occhi scuri e profondi che mi supplicano di ridargli la libertà che gli è stata tolta. Lui cerca di alzarsi ma le ferite glielo impediscono.

Allungo la mano nel tentativo di accarezzarlo per dargli un po' di pace ma vedo che non riesco visto le numerose catene che racchiudono il box.

Mi sento a pezzi dopo quello che ho visto. Forse è solo un sogno ma l'odore del sangue e la vista di quegli occhi mi fanno capire che è tutto realtà.

Dentro la profondità di quei sguardi mi ci rivedo quando ero ancora a Limerick senza un perchè e senza uno scopo di vivere.

-Ti aiuterò, tranquillo. Per ora ho solo una carota che ho rubato a Selenis. Tieni.-

Porgo la carota oltre le sbarre e intanto il frisone cerca di allungare il collo verso la mia mano ma non riesce a muoversi.

Dopo vari tentativi gliela getto vicino al naso senza colpirlo e lui la afferra con i denti chiudendo gli occhi come un sollievo dopo tanta disperazione. Per il momento non posso fare altro ma non finisce qui.

Lo saluto guardandolo un'altra volta e mi allontano correndo via da quell'inferno.
I suoi occhi parlano più delle parole stesse a volte. Ho visto la mia vita dentro di lui, ora che io ho trovato la felicità lui deve avere di nuovo la libertà.

Quando ero ancora a Limerick frequentavo un corso di greco la mattina come lezione alternativa a lingue, ho imparato molti vocaboli e usanze degli antichi greci. Loro cavalcavano senza sella ed era naturale per loro vivere con i cavalli.

Una volta tradussi una frase che diceva: χαλεπα τα καλά εστί " le cose belle sono difficili". Lui mi ha ricordato ancora una volta quanto la vita sia difficile ma bella.

Keranem. Questo sarà il suo nome. Ali del vento.

I giorni passano susseguendosi a lezioni al maneggio e visite a Keranem. Quasi ogni giorno vado da lui ma non lo ancora detto a nessuno, tanto meno a mia nonna. Non posso sapere la sua reazione quale sarà.

*Spazio autrice*
Eccomi tornata con un altro capitolo!! Cosa succederà a Keranem?
Fatemi sapere se vi sta piacendo la storia!!
Grazie mille per le 107 letture!!!!!!!!!!!
Al prossimo capitolo!!😁😁

Sulle ali del ventoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora