Capitolo III

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Karol

I raggi del sole mi fanno svegliare e appena apro gli occhi, oltre a capire che non sono morta per mano di quell'animale, capisco che non sono né in ospedale e neanche a casa mia. Mi metto a sedere piano e nel muovere la mano noto una flebo di sangue attaccata al dorso, una fasciatura alla mano sinistra e la gamba destra è parzialmente fasciata da strati di bende. Mi guardo intorno e la camera attorno a me ha uno stile rustico. Il letto è matrimoniale è in legno scuro, la struttura della casa è totalmente in legno quindi posso dedurre che sia uno chalet. Forse un cacciatore mi ha salvata e ha ucciso il lupo! Certo mi dispiace per quell'animale dopotutto è il suo istinto ma sinceramente non mi andava di diventare la sua cena. Un camino in pietra si trova sul muro di fronte e il fuoco scoppietta allegramente riscaldando l'intero spazio circostante, è una bellissima stanza e devo dire che il padrone ha un bel gusto.

Appoggio i piedi a terra e un tappeto rosso mi solletica le dita dei piedi. Mi alzo piano e zoppicando mi avvicino alla finestra: alberi, alberi e solo alberi circondano la stanza. Dove diavolo sono finita? Appoggio la fronte sulla finestra e stringo i denti per il dolore. Ho addosso solo una misera t-shirt nera che mi compre fino a metà coscia, l'ambiente è abbastanza caldo che non mi fa sentire freddo.

<Lo sai che dovresti stare stesa no?> mi giro di scatto e sulla soglia della porta un ragazzo biondo con i capelli lunghi fino alle spalle, con una leggera barbetta che gli ricopre il viso e due occhi azzurri, mi fissa con l'aria corrucciata. Alto, tanto alto e le spalle larghe sembrano ancora più grosse stando a braccia conserte. Ha uno sguardo strano mentre mi squadra dalla testa ai piedi ma devo dire che è davvero stupendo quest'uomo, ha quel non so che di misterioso.

<I-io devo andare a casa> sembra emettere un ringhio e staccandosi dalla porta mi si avvicina, deglutisco spaventata: non sembra essere molto raccomandabile e sto iniziando ad avere paura, se il lupo non mi ha ammazzata potrebbe farlo anche questo gigante.

<Non credo proprio. Stenditi.> dice con tono duro e mi appiattisco alla parete accanto al camino, sto per parlare quando una seconda persona entra nella stanza.

<Daniel! Spaventi la nostra ospite!> la ragazza lo spinge e mi sorride in modo dolce, le abbozzo un sorriso ma resto comunque attenta. Non mi fido di questa gente anche se mi hanno salvata.

<Lo avete ucciso?>

<Cosa?> sputa acido Daniel e la ragazza lo guarda male, sono così simili forse sono parenti anche se caratterialmente sembrano l'opposto.

<Il lupo! Quello nero che stava per mangiarmi!> i due si guardano con complicità e una leggera risata sfugge dal ragazzo che va verso la porta pronto ad andarsene ma, prima di privarmi della sua presenza si gira e mi lascia uno sguardo pieno di astio: ma che problemi ha?

<Meredith, non farla scappare.> e detto ciò se ne va sbattendo con rabbia la porta. Che gli ho fatto?

<Non farci caso, Daniel è sempre così scorbutico. Sai a volte stento a crederci che siamo fratelli> ridacchia Meredith, che prendendomi delicatamente il braccio mi conduce a letto. Mi siedo sul bordo confusa, conosco ogni singolo chalet turistico e ogni proprietario. I nomi Daniel e Meredith non mi dicono nulla e, il signor Scott, un arzillo nonnino informato su tutto e tutti non mi ha riferito nessuna nuova gestione. E il signor Scott non si lascia scappare una notizia così, lui vive di gossip.

<Chi siete voi?> la ragazza resta in silenzio e mi fa segno di stendermi ma io non mi muovo. Non finché non mi da spiegazioni plausibili. Non mi sento tranquilla a stare in questo posto.

The Alpha's girl - in the forest of BanffDove le storie prendono vita. Scoprilo ora