Capitolo 1

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Siamo alle solite.

Michael mi ha chiesto di vederci stasera per discutere di ieri.

Prima lui fa le stronzate, poi giustamente mi incazzo e infine sono io il problema della nostra relazione perché me la prendo per ogni minima cosa.

-Phill, non so più come fare, te lo giuro. A volte vorrei prendere una corda dal seminterrato, attorcigliarla al suo collo e stringere, stringere forte, finché non muore lì, davanti a me. E io rido compiaciuta.

-Ros, stai calma. Non dire sciocchezze. Mi mancano solo 4 anni per laurearmi in legge, una sciocchezza praticamente, ma fino ad allora, almeno, non commettere nessun omicidio e soprattutto dimmi cos'è successo stavolta.

-il solito no? Festa da urlo, tutta la scuola presente, alcol a volontà. Michael ne è uscito devastato, ma non così tanto da non riuscire a portare una ragazza a casa sua. Per fortuna c'era Jason in casa, suo fratello, che gli ha vietato severamente di fare ciò che il bastardo tanto desiderava e poi ha accompagnato la ragazza a casa sua.

-Ros te lo dico da quando vi siete messi insieme, no anzi, da quando lo conosciamo. Non è il tipo da relazioni serie... Insomma, lo stai pure vivendo sulla tua pelle: Ti da certezze? Non mi sembra proprio. Ti fa stare bene? Neanche per idea. Quando è stata l'ultima volta che ti ha detto "ti amo"? L'ultima volta che siete usciti insieme, solo voi due? Da quanto non ti porta un mazzo di fiori, non ti scrive un messaggio per darti il buongiorno o la buonanotte, non ti dice quando torna e va via di città? Non va bene e io te l'ho sempre detto.

-lo so Phill. So già tutto. Ma non riesco a non pensare a lui, non riesco a lasciarlo nonostante il fatto che mi faccia più male che bene. Riesco ad ammetterlo ma non lo accetto e lo perdono ogni maledetta volta. Ma domani sarà diverso.

-lo dici sempre Ros.

-STAVOLTA SARA' DIVERSO. Adesso vado a dormire, ti scrivo dopo l'incontro con lo spezzacuori, un bacio tesoro.

-stai attenta e non farti mettere i piedi in testa da un tipo come lui, ti amo infinitamente.

-finiscila scemo.

Ho appena finito la quotidiana videochiamata notturna con Philip, l'amico più caro che ho. Ci conosciamo da quando entrambi andavamo all'asilo e abbiamo sempre fatto tutto insieme. C'è da sempre, ma da quando si è trasferito a Chicago per il college mi sento un po' più sola. Spero sia davvero felice lì.

7:50

Buongiorno. Si, buongiorno un cazzo.

Sono in ritardo e perderò l'autobus.

...

Sono già passate tre ore e ho già preso due note dalla prof di economia perché "Signorina non accetto ritardi durante la mia lezione" e poi "Signorina le sembra il luogo adatto in cui dormire?". Come se gli altri invece fossero attenti e ascoltassero le sue lezioni, e per altri intendo proprio tutta a scuola. La Tumberg è una prof secolare... direi arcaica, dati i suoi almeno 500 anni di vita.

Finalmente c'è la pausa pranzo ma non ho voglia di andare in mensa. Troppo chiasso. Troppe oche. Troppi occhi addosso dopo la bella figura che ha fatto Michael portandosi una ragazza che non fossi io via dalla festa. Così decido di fare un giro per poi piazzarmi nella solita aula assieme al mio professore preferito, Timor Erickson, per gli amici Tim, anche se sostiene da anni che io non lo sia. Prima di andare da Tim però passo dalla segreteria, che è proprio accanto alla sua aula.

Entro e saluto Barb, la segretaria. Noto però un ragazzo davanti la porta della presidenza, probabilmente in attesa di essere ricevuto dal preside. Non ho mai visto questo ragazzo in vita mia, anche se la vista che ho adesso non mi dispiace per niente...

-Ros, chiudi la bocca, entreranno le mosche.

-e-eh? Barb, ma di che stai parlando? Stavo solo cercando di capire se lo conosco o no, chi è?

-ahhh sapevo che lo avresti chiesto. È il ragazzo nuovo, Andrew Fitzgerald. Proviene da un'importante famiglia di Chicago e lui è davvero un bravo ragazzo.

Quando Barb pronuncia le parole "importante famiglia" e "davvero un bravo ragazzo" intende dire: ricchi sfondati e molto bello, davvero molto.

-porca...

-ehy signorina, il linguaggio.

-si si, ma a me non sembra niente di che.

-ne riparleremo tra una settimana.

- si si, d'accordo, ora vado. Ciao Barb! Buon lavoro!

-grazie mille cara! Ah, il signor Erickson mi ha detto di non andare a disturbarlo, quindi vai a fargli un po' di compagnia ihih.

-ahah, certamente.

Resto a guardare per ancora 2 minuti il ragazzo seduto davanti la presidenza. Indossa un paio di jeans chiari attillati, una felpa nera e ha dei capelli color miele leggermente lunghi. Porta un paio di occhiali da sole alla moda, che non lasciano intravedere per niente il colore dei suoi occhi. Prontamente alza il suo sguardo su di me e mi scopre a fissarlo come una vera maniaca. Che figuraccia. Abbasso subito lo sguardo e vado a gambe levata nell'aula di Tim.

...

All'uscita di scuola trovo mia madre in auto che mi aspetta. Si cazzo. Oggi niente autobus del ritorno. Odio prenderlo il pomeriggio perché c'è molta più gente rispetto alla mattina.

Arrivate a casa io mi butto letteralmente sul divano e mia madre comincia a preparare la borsa per andare a lavoro. Mia madre è una dei più importanti chirurghi di Chicago quindi ogni giorno deve fare tutta quella strada per arrivare a lavoro, ma dice sempre che quello è niente in confronto alle tante vite che può salvare in una giornata di lavoro, quanti metodi sperimentali può portare avanti e a quante persone può dare la SPERANZA di andare avanti, una via di fuga, un piano ben architettato per uscire dal periodo difficile che si sta vivendo. Mia madre è come un eroe, il mio eroe. Mi ha cresciuta lei, in mancanza della figura maschile che ci dovrebbe essere, chiamata papà. Lei è la mia mamma ma allo stesso tempo il mio papà e questo mi rende felice e non cambierei le cose per alcun motivo.

...

Sono in camera mia, ho appena finito di studiare chimica e ho sentito la porta di ingresso chiudersi
ciò vuol dire che da adesso starò sola fino a domani pomeriggio, perché oggi mamma ha il turno di notte.

Così scendo e accendo la tv facendo zapping, trovando tanti programmi interessanti quanto la lezione di economia di stamattina. Sento suonare il telefono. È Michael.

-Cazzo, cazzo, cazzo! Dovevamo vederci stasera.

Rispondo.

-Bimba, sei pronta? Sto arrivando davanti casa tua.

-in realtà io non...

Non mi fa neanche finire che comincia subito a sbraitarmi al telefono.

-noi dobbiamo vederci per discutere del TUO comportamento del cazzo, quindi anche se in pigiama me ne fotto, ma tu adesso esci di casa e vieni con me.

-ok, ok, non c'è bisogno di fare così Mike.

-sbrigati e non farmi incazzare ulteriormente. E chiude la chiamata.

Che bel caratterino mamma mia. Infilo velocemente una felpa a caso e metto il paio di jeans che preferisco... che in realtà preferisce Michael, le mie comode Nike ed esco di casa e lui e già lì, in macchina ad aspettarmi spazientito, tiene un braccio fuori dal finestrino ed è intento a fumarsi l'ultima delle boh, non so quante sigarette abbia già fumato.

-ehy. Dico mentre salgo in macchina.

-ciao, certo che farti aspettare ti piace molto. Anche se non capisco il motivo di tutto questo ritardo. Hai i capelli tutti scompigliati e non ti sei neanche truccata, ti si vedono le occhiaie... non ti capisco.

-guarda che non c'è bisogno di farmi notare ogni mio difetto, semplicemente non mi ero ricordata che saresti venuto così presto.

-si si va bene. Andiamo ora.

Butta il mozzicone di sigaretta e parte come un corridore di formula 1. Ma cosa cazzo ci trovo in un tipo come lui? E pensare che alcuni mesi fa ero sicura che sarebbe stato il ragazzo dei miei sogni.

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