Capitolo 7

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Il weekend è passato abbastanza bene. Sabato ho passato tutto il giorno con mia madre, compresa la sera. Mike mi aveva scritto per uscire con lui e i suoi amici ma, non avendone proprio voglia, gli ho detto che stavo male.

Ho visto un film davvero divertente insieme a mia madre, mangiando dei deliziosi biscotti fatti in casa. Di solito facciamo queste cose la domenica, ma mi aveva già avvisata tre giorni fa del fatto che quel giorno sarebbe dovuta partire subito dopo pranzo per essere in ospedale in tempo per un'importante operazione.

A me non cambia nulla, basta che riesco a passare del tempo con lei e mi va bene qualsiasi giorno.

Oggi è lunedì e sono stranamente in orario. Sono sul bus. Arrivata a scuola attraverso il cortile stracolmo di studenti forse un po' troppo rumorosi per essere solo le 8:10 del mattino, e mi fermo a parlare con delle mie conoscenti. Suona la campanella ed entriamo tutti. I corridoi in meno di due secondi è come se prendessero vita, dato il via vai della gente.

Io mi reco il più in fretta che posso al mio armadietto per mettere dentro il borsone della palestra. Sembro una sfaticata, ma in realtà vado in palestra almeno due volte alla settimana. Poso il borsone e chiudo l'armadietto. Mi volto e il mio naso si scontra con una clavicola ben delineata.

-buongiorno bimba. Come stai oggi? Passata la febbre?

-ciao Mike e si, tutto bene. Com'è andata la serata sabato?

-beh... sai, come al solito. Ma mi mancavi

Appoggia una mano sul mio armadietto, di lato alla mia testa e si abbassa lentamente.

Ci scambiamo un paio di baci insolitamente controllati e infine mi prende per mano per accompagnarmi in classe.

Ragazza. Questo qua, stamattina, ha bevuto il rum al posto del caffè.

Entro in classe con gli occhi della professoressa di letteratura puntati addosso.
È una donna molto giovane ma prende tutto troppo sul serio. Sembra una di quelle ragazze che ha creduto troppo ai romanzi rosa che leggeva la sera, e quando ha scoperto che la vita non è tutta rosa e fiori e che il principe azzurro in realtà non esiste, si è chiusa non solo in se stessa ma anche in casa sua assieme ad una ventina di gatti.

Vado a sedermi al mio solito posto, in penultima fila, e faccio finta di prendere appunti per tutta la lezione, quando invece scrivo frasi di canzoni che ho ascoltato la sera prima per riuscire ad addormentarmi.

...

Oggi sono proprio con la testa altrove. Non che negli altri giorni stia molto attenta alle lezioni... ma oggi sono particolarmente annoiata da tutto. Sono già passate tre ore di lezione e io ho solo scritto citazioni e disegnato dei piccoli demoni alquanto carini.

La quarta ora è la più ostica dell giornata. Economia.

Sento Trina, una delle mie compagne, lamentarsi del compito di economia. Beh come darle torto, in fondo...

QUALE COMPITO DI ECONOMIA?!

Io non sapevo di nessun compito. Pensavo che come al solito estraesse un interrogato.

Roxanne, sei nella merda. Io te lo dicevo ieri di controllare bene i compiti che avevi tralasciato e invece tu "no vocina nella mia testa, economia mi rifiuto categoricamente di farla". Brava Ros. Una medaglia a questa ragazza per piacere.

Ci mancavano i sensi di colpa adesso, ma ormai non posso farci niente. Devo affrontare questa disgrazia.
È appena entrata.
Il fossile che cammina.

Lo vedo che mi fissa con un'aria superiore. Lo vedo. Questo vecchio dinosauro. Ma io questa volta ti frego, eh eh. Si che ti frego.

Infatti poco prima che entrasse mi sono spostata nella terza fila, al banco attaccato alla finestra, accanto al miglior studente di economia del mio anno. Tom Mitcell. Penso già a che cosa posso offrigli in cambio delle risposte del compito, ma una voce interrompe i miei pensieri.

-mia cara signorina Richards, può farmi la cortesia di venire qua davanti a me?

Indica il primo banco davanti alla cattedra.

-ma intende proprio quello? Voglio dire professoressa, potrei restare qui, o spostarmi in seconda fila accanto a Maya. In onore della nostra amicizia... secolare.

Per poco non scoppio a ridere.

-Richards, muoviti.

Mi alzo sbuffando.

-d'accordo prof. Ma sappia che la nostra amicizia finirà oggi. Solo grazie a questa sua decisione.

Inutile dire che farla irritare è uno dei principali scopi della mia vita.

Passo l'ora a guardarmi gli anfibi neri fin troppo graffiati. Do uno sguardo all'outfit della Tumberg che lascia molto a desiderare. Una gonna a tubino, lunga fino alle caviglie e non troppo stretta, color marrone. Quel marrone che ti ricorda proprio la mattina che passi in bagno successiva alla sera in cui la mamma ti prepara i fagioli. Mocassini color caffè. Un maglioncino verde cinabro spelucchiato. Capelli rigorosamente tinti di un rosso borgogna. Occhiali cremisi con una montatura felina.

Una donna di classe insomma. Passa mezzora e finalmente posso consegnare il compito. Sempre se consegnare tre domande su dieci si possa definire consegnare un compito, ma non avevo via di scampo e starmene ancora lì ad immaginare di gridare RIDDICULUS e far indossare alla Tumberg i vestiti della nonna di Neville Paciock, non era proprio il massimo.

Mi alzo, conservo nello zaino l'astuccio e l'agenda, chiudo e lo carico in spalla, infine metto il compito nella cartellina blu con l'etichetta in bianco "Compiti in classe Ec.", tutto ciò tenendo lo sguardo fisso su quello attento del reperto archeologico davanti a me. Fatto ciò le sorrido finta e, fiera di me, mi dirigo fuori in modo molto poco silenzioso, fischiettando e marciando con i miei bei scarponi quasi come fossi un militare che stamattina si è svegliato allegro.

Decido di dirigermi verso la mensa e ne approfitto per andare a salutare Barb.

-buongiorno tesoro, come mai non sei in classe? La Tumberg ti ha sbattuto di nuovo fuori? Non puoi continuare così Roxanne cara, devi darti una calmata con quella povera donna e poi...

-wowowo! Barb! Calma! Non mi ha buttata fuori, ho finito il compito prima del previsto!

Mi fissa sospetta finchè non mi fa un cenno di approvazione. Poi continuo

-e comunque sia, io non le faccio proprio nulla. Non voglio prendermi una denuncia per aver rovinato un reperto da esporre come principale attrazione in un museo archeologico.

-tu finirai nei guai prima o poi!

-più poi che prima cara Barb, più poi che prima!

-adesso dove hai intenzione di andare?

-credo che andrò in mensa.

-ma tesoro, almeno aspetta Maya, così non devi andarci da sola.

-tranquilla Barb, la accompagno io.

Una voce profonda si insinua repentina nella nostra conversazione.

-fidati, non ce n'è bisogno. Devo solo andare in mensa, non devo mica aggirarmi nei vicoli bui di notte.

-Richards, su. Non fare storie. Cammina.

-Fitz, sei proprio un rompi pa...

-Roxanne!

Sbuffo e mi porto le mani alle orecchie dato l'innaturale talento di Barb nell'emettere gli ultrasuoni.

-dovresti ringraziare Andrew che è tanto carino con te.

-si si Barb. Lo farò senz'altro. Ma adesso ho fame, quindi -mi giro verso Andrew- muoviti!

Camminiamo senza fretta, in silenzio, fin quando lui non decide di rompere il ghiaccio, ma lo fa nel modo più inaspettato possibile.

-questo weekend l'ho passato un pò male perchè... non mi hai più scritto.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 06, 2020 ⏰

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