Capitolo 4 pt.1

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Andrew POV
Quella Richards mi ha fatto prendere un bello spavento. E non ho ricevuto neanche un "grazie" per esserle rimasto accanto e aver saltato praticamente l'intera giornata scolastica, non che me ne importi poi così tanto della scuola, ma è pur sempre dedicare del tempo a qualcuno.

Te ne farai una ragione Andrew, non tutte cadono ai tuoi piedi, o almeno non così facilmente.

La vocina che ho in testa a volte ha ragione... però non mi arrenderò... penso che sia davvero interessante questa Roxanne Maria Richards.

Mentre i miei pensieri vagano indisturbati sono già arrivato all'uscita di scuola. Volevo aspettarla in realtà, Richards, ma dopo l'ultima frase che mi ha rivolto penso che sarei freddo come un igloo. Quindi metto i miei guanti, il casco e mi avvio verso casa.

...

Apro la porta e come al solito c'è un silenzio tombale. Cosa più che ovvia visto che vivo da solo.

Ho deciso di essere indipendente. Mio padre lavora a Chicago, fa l'avvocato, mia madre beh... diciamo che non è molto presente.

Dopo qualche problema in famiglia ho deciso di vivere da solo, e in una casa tutta mia, lontano dal mio passato, dalla confusione di Chicago, lontano da mio padre e da mio fratello maggiore.

Questa casa era dei miei zii che si sono trasferiti in Texas.

Mi sono buttato sul divano, mi guardo intorno e noto che la casa non è proprio di mio gusto: pareti bianche, un grande e vistoso lampadario appeso in un salotto poco decorato, un tavolo rotondo di legno d'acero scuro e le sedie del medesimo materiale, il divano in pelle rosso su cui sono beatamente sdraiato, il parquet chiaro. Questa casa fa schifo. Ma non per molto. Non vedo l'ora che mi arrivino i mobili nuovi, promessi da mio padre.

Mi addormento e mi sveglio dopo neanche un'ora a causa della suoneria del mio telefono.

Mi alzo dal divano, mi avvicino al tavolo rotondo in legno scuro e mi basta leggere il nome della persona che mi sta chiamando per iniziare a sbuffare e spegnere il telefono.

Mi fermo a pensare al mio comportamento, al mio non agire, non affrontare i problemi, evitarli e basta. Mi fermo a fissare un quadro sovrappensiero e mi viene un'idea, ma prima devo fare una telefonata.

Dopo neanche tre squilli risponde.

-ehy Fitz, come mai mi chiami adesso? Tutto bene?

-non preoccuparti, niente di grave. Ho da chiederti una cosa. Sai per caso che fiori preferisce una ragazza?

-perché dovrei dirtelo dongiovanni?

-perché mi hai aiutato mole volte e so che continuerai a farlo, sei più bravo tu a fare il fratello maggiore che..

-Andrew, non esagerare. Avete parlato?

-si -mento- dopo scuola.

-e dov'è adesso? Mi ha detto che avrebbe fatto un breve viaggio.

-ah si, figurati che è arrivato a Cleveland.

-strano, domani mattina ha un esame, chissà se ce la farà a tornare in tempo, è sempre il solito.

-già, però ora aiutami.

-margherite.

-margherite? Ma sei sicuro?

-io il mio l'ho fatto, poi agisci come meglio credi ragazzino.

-d'accordo, grazie e smettila di chiamarmi ragazzino.

Non gli do neanche il tempo di salutare che riattacco subito per correre dal fioraio e comprare 'ste benedette margherite.

...

Dopo mezzora per riuscire a fare un bel mazzetto di margherite bianche, il fioraio mi accompagna alla cassa. Decido anche di scrivere qualcosa sul bigliettino che gentilmente mi viene offerto dall'uomo. Ma cosa le scrivo?

Pronta guarigione? No, non sono mica la vecchia zia che le stringe le guanciotte a Natale.

Mi vibra il telefono, sono arrivati vari messaggi da parte di... cazzo! Non posso passare una giornata tranquilla senza avere certe rotture di coglioni.

Logan:

<<Spiegami perché parli con il mio compagno di corso e invece con me no.>>

Logan:

<<Sono pur sempre tuo fratello maggiore.>>

Logan:

<<Spero tu stia bene.>>

Logan:

<<Vuoi affrontare i tuoi problemi del cazzo? I NOSTRI PROBLEMI? Parlami Andrew. Ti prego, chiamami.>>

Giuro che non lo sopporto più. Ogni volta tira fuori questa storia dell'affrontare i problemi quando sa benissimo che per natura io scappo. Mio fratello che mi mette addosso certe pressioni è estenuante, tanto che non ci penso due volte e scrivo su quel bigliettino tutto ciò che mi passa per la mente.

...

Mi sono fatto dare il suo indirizzo.

Le luci in casa son tutte spente, segno che non è ancora rientrata, così lascio i fiori con il bigliettino davanti la porta e smammo via. Spero solo di non aver azzardato troppo.

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