Capitolo 22- Condizioni Azzardate

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Guardai il vetro dello specchio davanti a me andare in frantumi. Mi presi la testa tra le mani e urlai fuori tutta la rabbia che sentii scorrermi nelle vene. Mi appoggiai al lavabo per cercare di riacquistare il controllo e, dopo un paio di profondi respiri, riuscii nell'intento. Mi diedi una sistemata e mi fiondai fuori dal bagno per scappare il più lontano possibile dalla realtà che mi era piombata addosso come un uragano. Una volta uscita, però, lo avvistai fermo a poca distanza da me. Tutto il resto si annullò e pensai a come affrontare questa situazione e, anche se sarei voluta andare da lui per gonfiarlo di botte, non dovevo perdere la testa e fargli credere che non mi ricordassi ancora niente. Strinsi i denti e mi accorsi che tra di noi ci fosse Jonathan intento a tenere sotto controllo la situazione. Guardai James portarsi alla bocca il drink che aveva in mano con un ghigno sulle labbra e notai che le sue nocche fossero ancora tumefatte dopo lo scontro che avevano avuto sul muro di casa mia: un'idea malsana mi sorse nella mente. Avanzai, sorpassandoli entrambi, con tutta l'intenzione di andarmene.

Uscii dal locale e a passo sempre più rapido camminai verso una sola e precisa direzione. Iniziai a correre senza neanche accorgermene e continuai a farlo finché non giunsi al molo. Un velo scese sui miei occhi e cercai con tutta me stessa di trattenere le lacrime che minacciavano di uscire. Camminai sulla banchina con fatica a causa della folle corsa appena compiuta e una volta raggiunto il limite del pontile, mi beai della sensazione che questo mi provocò: essere a un passo dal cadere nel fiume, essere a un passo dal cadere dalla mia stessa vita, senza riuscire più ad alzarmi dopo quanto avevo scoperto. Mi sentii sporca e colpevole per essermi cacciata in una situazione senza uscita ma soprattutto per averglielo permesso. Per avergli permesso di violarmi e di ridurmi in questo stato.

Ricordare e rivivere tutto mi aveva provocato un vuoto dentro che difficilmente sarei riuscita a controllare o a limitarne i successivi danni collaterali.

Mi persi a osservare lo scorrere dell'acqua e l'unico desiderio che mi colse fu quello di lasciarmi trasportare lontano dalla corrente, sparendo per sempre dalla faccia della terra. Raffiche di vento accompagnarono la mia lenta e tormentata consapevolezza. Provai a meditare sul da farsi, quando udii dei passi avvicinarsi, ma non mi voltai per la paura di scoprire che il mio peggior incubo mi avesse seguita. Mi avvicinai al bordo, sapendo che sarebbe stata la mia unica scelta, non avevo altre via d'uscita, ma quando la persona in questione decise di palesare la sua presenza e udii quella voce. La sua voce. Mi voltai verso di lui, sentendo il mio cuore ripartire. Jonathan mi fissò allarmato. Sarei voluta correre tra le sue braccia, sapendo che mi avrebbero fatta sentire al sicuro e mi avrebbero concesso un po' di conforto da tutta l'angoscia che mi opprimeva il petto ma la mia coscienza me lo impedì. Non doveva sapere nulla di tutta questa storia. L'unica soluzione che trovai fu così quella di scaricare la rabbia su di lui per tenerlo il più lontano possibile da me. «Perché mi hai seguita?» 

Un cipiglio comparve sul suo volto, forse preso in contropiede dalla mia domanda, ma non mi era per niente d'aiuto se ogni volta che mi voltavo era lì, pronto a salvarmi

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Un cipiglio comparve sul suo volto, forse preso in contropiede dalla mia domanda, ma non mi era per niente d'aiuto se ogni volta che mi voltavo era lì, pronto a salvarmi. Non mi rispose come al solito ma con sguardo deciso m'intimò di retrocedere, allontanandomi dalla posizione di equilibrio instabile in cui ero finita. Non mi mossi e questo sembrò irritarlo. «Avanti, Vivienne, vieni verso di me.» Mi porse una mano: prima la guardai con diffidenza, poi alzai lo sguardo su di lui. Indietreggiai e camminai lungo il pontile, sorpassandolo. Mi fermò, trattenendomi per un braccio. «Si può sapere che ti prende?» 

Sangue Del Mio Sangue [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora