Capitolo 33 - Il Perdono

125 12 8
                                    

James

Stavo fissando il nulla da una buona mezz'ora senza riuscire a pensare ad altro, avevo un unico chiodo fisso ed era sempre lo stesso

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Stavo fissando il nulla da una buona mezz'ora senza riuscire a pensare ad altro, avevo un unico chiodo fisso ed era sempre lo stesso. Agatha era distesa al mio fianco e il suo respiro mi stava facendo compagnia. L'avevo stretta a me senza provare nulla, solo il vuoto assordante di sempre. La sentii svegliarsi e stringersi a me. «Mi sei mancato, James.» Non dissi niente e si voltò verso di me. «Mi dispiace di averlo fatto entrare, ho fatto un casino.»

«Non è colpa tua.» Fissai un punto indistinto davanti a me, pensando a tutt'altro.

«Non ho detto niente in centrale, così come anche Clere.»

«Lo so, so che posso fidarmi di te, anzi sei l'unica di cui mi fido» sussurrai.

Si allungò per lasciarmi un leggero bacio sulla guancia riconoscente. «Sarò sempre dalla tua parte, sempre.» Sapevo che le sue parole volevano intendere ben altro e che non aveva mai smesso di sperare in qualcosa di più da parte mia, ma aveva sempre avuto paura di sbilanciarsi troppo per timore di una mia reazione negativa.

«Lo so.»

Restammo in silenzio, nessuno dei due aggiunse più nulla, persi ognuno nei propri pensieri fino a quando non sentii piangere mio figlio. Non mi mossi, sapendo che fosse con Clere ma quando passò diverso tempo senza che avesse smesso neanche un secondo, mi alzai. «Non andare.»

«È mio figlio, Agatha.» 

Non osò contraddirmi e, dopo una lunga ed eloquente occhiata, me ne andai dalla stanza. Trovai Clere in cucina intenta a cercare di fare calmare Marcus inutilmente. Alzò gli occhi su di me. «Scusami, non era mia intenzione svegliarti.» Le dissi che ero già sveglio da un po' e mi porse il bambino. Non era più stata la stessa dopo la sua fuga e il terrore provato nello sgabuzzino in cui l'avevo rinchiusa le era servito da lezione: voleva andarsene con mio figlio e sapeva che non glielo avrei mai permesso e poi l'intrusione di Walker nella mia casa non aveva fatto che alterarmi ancora di più. Ma se volevo ottenere che non tentasse più di fare qualche sciocchezza, l'unico modo era la violenza e lo avevo provato sulla mia stessa pelle.

Avvolsi Marcus nelle mie braccia e portai la mia bocca vicino alla sua testa, sussurrandogli delle parole che subito lo fecero calmare. Sbadigliò e alzò i suoi occhi verdi su di me, mi ci specchiai, trovandoli così simili ai miei e a quelli di Lara da stregarmi. Lo baciai dolcemente e lui si appoggiò alla mia spalla tranquillo e pronto per un'intensa ora di sonno. Abbassai lo sguardo su Clere che mi osservava con attenzione. «Come riesci a calmarlo tu non ci riesce nessuno.» 

Sorrisi orgoglioso di me stesso e del mio bambino.

Volevo essere a tutti i costi un buon padre e loro non facevano che darmi la conferma che stavo facendo un buon lavoro. Volevo essere il padre che non avevo mai avuto, volevo essere migliore e speravo di riuscirci. 

 

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Sangue Del Mio Sangue [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora