Capitolo 36 - L'Ora Zero

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Sono tuo fratello. Sangue del tuo sangueMi ero ritrovata a dover lottare tra ragione e sentimento e alla fine avevo azzerato qualsiasi cosa. Avevo impugnato l'arma e gliela avevo puntata contro. Avevo aspettato, avevo atteso che si addormentasse per colpa del farmaco che gli avevo iniettato, come unico segno di clemenza verso i suoi confronti, e avevo portato le dita sul grilletto. Avevo sparato, lo avevo fatto.

E ora qui, in ginocchio, al suo fianco stavo ancora cercando di realizzare quello che ero stata capace di fare. Lo fissai mentre era disteso e immobile sul terreno di questo schifo di seminterrato e sentii una certa pace diffondersi dentro di me perché ora era finita davvero. Avevo dovuto sacrificare me stessa, i principi e i valori in cui ogni persona credeva ma sapevo che era l'unica cosa che potevo fare. Non avrebbe mai smesso e glielo avevo letto negli occhi insieme alla sua follia pura. Guardandolo rividi lo stesso ragazzino con cui ero cresciuta ma nei fatti eravamo completamente due estranei. Pochi anni d'inferno insieme non significavano nulla, così come il sangue che ci scorreva nelle vene. Non l'avrei pianto perché non era il momento. Lo avrei fatto alla fine ma non per lui, per la mia anima che avevo inevitabilmente compresso macchiandomi della sua morte.

Mi sollevai tremolante sulle mie stesse gambe e andai alla ricerca della pala che i precedenti proprietari avevano lasciato e scavai nel terreno che avrebbe dovuto far cementare lui stesso. Fu più faticoso del previsto ma l'adrenalina che avevo in corpo mi diede la forza per finire il lavoro il più in fretta possibile. Non doveva essere profonda, doveva solo bastare per contenerlo. Lo trascinai all'interno e nel farlo ripensai inevitabile a Patrick, sentendo la nausea risalire dalle mie viscere.

Ora non avrei più saputo che cosa fosse stato capace di fargli e su come si erano svolti i fatti alle mie spalle quella notte, ma forse era meglio così.

Mi venne in mente che non avevo controllato le tasche e, dopo un attimo di esitazione, lo feci. Non trovai nessun telefono che era la mia preoccupazione maggiore ma in una tasca interna, vi trovai qualcosa che mi destabilizzò: una fotografia, mia e sua. Ero abbracciata a lui e gli sorridevo mentre invece un James ragazzino guardava l'obbiettivo con occhi vacui. La vista mi si appannò e così, in fretta, me l'infilai in una tasca dei pantaloni per impedirmi di avere un crollo. Gettai insieme a lui la pistola e la siringa, per poi ricoprirlo con la stessa terra che aveva osato calpestare con l'inganno. Per ironia della sorte era morto in un seminterrato e per mano mia, proprio com'era successo tanti anni addietro solo a ruoli invertiti. Mi aveva praticamente uccisa in quell'orrenda casa in cui ero nata e allora era solo un bambino.

Mi sollevai a lavoro quasi terminato e grondante di sudore da far schifo. Esausta ma con un peso in meno sul cuore: non avrebbe più fatto del male a me, non avrebbe più fatto del male a nessuno e forse se continuavo a ripetermelo, un giorno avrebbe fatto meno male.

Lasciai la pala dietro la scala perché mi sarebbe servita per seppellire il gatto nel mio giardino e poi me ne sarei sbarazzata. Salii le scale con tutta l'intenzione di lasciarmi alle spalle questa storia per sempre. Mi riempii un bicchiere di liquido ambrato e me lo portai dietro con me. Dovevo assolutamente lavarmi, ero sporca di terra, fango, e avevo l'odore addosso di polvere da sparo, così come un pesante sentore di morte.

Sotto il getto dell'acqua sfregai con attenzione maniacale per paura che rimanesse qualche traccia o semplicemente perché volevo cancellare la mia colpa. Mi appoggiai alla vasca per sorseggiare l'alcol che mi ero versata, perdendomi in un letargo apatico. Mi aiutò a non crollare in un pianto disperato per le immagini che continuavano a comparire davanti ai miei occhi, così come anche le sue parole, perché ero più che sicura che quel sono tuo fratello mi avrebbe tormentato per l'eternità.

 Mi aiutò a non crollare in un pianto disperato per le immagini che continuavano a comparire davanti ai miei occhi, così come anche le sue parole, perché ero più che sicura che quel sono tuo fratello mi avrebbe tormentato per l'eternità

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