Rebirthing

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Pezzi di me,
di anime morte.
Piango perché
mi bacia la sorte,
labbra ricolme
di un vacuo sorriso
col labbro reciso,
lo sguardo indeciso
di chi scaverà colpe.

Dimmi chi sono,
ti prego.
Canto un assolo
nell'eco.
Mi lego da solo,
mi nego.
Mi vedo già un uomo
di vetro,
non cedo, non chiedo,
non gremo e non credo,
non temo,
se spengo 'ste luci,
fatte di tagli a brandelli
che ami e poi li ricuci.
Lo spero!
Riduci i miei crucci a macelli
che abusi e poi stupri a coltelli
sul cuore,
'ste notti che prego.
Dopo mi canti soavi ballate
di mille soprusi,
che da brutti diventano belli.
Come bastasse restarne rinchiusi
per fare l'amore e sentirsi innocenti.

Adesso che spargo deliri
nell'aere che miri,
mi spari spartiti,
spariti e spartiti
da muri di note
e strumenti appassiti.

Eppure tutto qui cambia,
apro la gabbia di lutto,
via la condanna,
il tumulto,
la rabbia.

Ciò che mi resta è la sabbia.

Risplende la luce
spazza via il buio,
tra lampi e il singulto
d'un cielo di pece.

Senza le pene,
l'inferno,
senza l'inverno
che lede.

Riparto da raggi
che ho visto d'aurora
senza aver ancora
riaperto gli occhi.

Poesia tratta da "Animare i Morti".

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