Funerei Soliloqui

9 1 2
                                    

Niente canzoni per te,
mio caro ed estinto poeta.
Niente orazioni per te,
né un vestito distinto di seta.

Nessuna donzella che piange,
tra la folla ignara che impreca.
Il tuo lascito quasi non tange,
né dispera, né lede, né allegra.

Niente preghiere per te,
mio caro ed estinto poeta.
Niente musica amèna,
né un vacuo indistinto pianeta
che giri attorno al tuo sole
che solo diventa cometa,
si schianta cadendo e puoi muore
su un suolo d'amianto e di creta.

Né ricordi e memoria per te,
mio caro ed estinto poeta.
Né cori, né danze, né feste,
nessuno che nemmeno s'allieta
del dolore che cessa, che fugge,
che impetra.
Non giunge nemmeno la sera,
per lasciarti da solo dormire
nella tua bara segreta.

Né figli, né amanti per te,
mio caro ed estinto poeta,
che caro e sospinto vi fu
il vostro carro verso la chiesa.
Né preti, né suore, né papi
che preghino per quel profeta,
che in vita non visse di vanti,
ma solo di modesta moneta.

Né funerali, né cerimonie per te,
mio caro ed estinto poeta.
Nessuno sa dove sei,
dov'eri, se voli o sei a terra.
Nessuno ti cerca,
né di certo ti aspetta,
né che lasci già pronta la cena.

La vita era dura per te,
mio caro ed estinto poeta.
Solo hai vagato in radura
aspettando una certa pineta.
Adesso vedi solo cipressi
compressi in quest'aula tetra.

Non godesti di fama, di sesso,
né di te stesso e m'inquieta:
sapere che l'unica strega
che amasti davvero e col cuore
fu quella donna discreta,
che quell'ultima sera
facendo con te l'amore
col tuo orgasmo ha l'anima presa.

"Poesia scritta per il concorso "Ars Obscura".

Pezzi di Me.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora