Corvi

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Marciano striduli in volo
corvine sagome, gracchiano,
piangono, aciduli cantano,
la fine d'un languido assolo.

Strappano sadici corde vocali,
spartiti funerei vibrano.
Spariti, cinerei migrano,
planano su tombe ancestrali.

Rumori notturni, ali collidono,
battito fatale: cuori che infartano.
Inudibili grida i vetri v'infrangono,
le bare graffiano, teschi che ridono.

Risvegliano i morti le grida,
ultimo canto per i viventi,
primo per chi di vivo ha lamenti
in note che straziano vita.

I morti rinascono,
molti che scappano,
corpi che straziano,
colpi che spaccano
volti che guardano
zombie che s'alzano.

Li avete uccisi,
tornano, avanzano
più forti di prima.

Li avete derisi,
perforano, tagliano
le mani e le dita.

Li avete recisi,
i fiori del male
radicano, infestano
i prati e la vita.

Per contrappasso
sarete appassiti,
se il contrabbasso
vi suona spartiti.
Sarete al passo
smarriti.

Sto resuscitando,
la terra si muove
trema, percuote,
incendia percosse
cicatrici di guerra.

Deride le vostre preghiere,
loro stanno arrivando.

Ballano teschi,
su testi che cantano
questi resti di versi,
quando ti ammazzano
cerchi tra resti diversi
quelli che ti appartengano.

Spesso i tuoi pezzi li versi
dentro bicchieri che tengano
tutti i frammenti di vetri.
Dentro poi ci ti specchi
e vedi i tuoi mille difetti.

Derido le vostre preghiere.
Io sto arrivando.

Poesia tratta da: "Animare i morti".

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