Capitolo 12- Fine

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Combattiamo come pazzi, uccidendo quelli che ci ostacolano il nostro vero bersaglio, il sovrano di questo popolo.

Colton ha detto che ormai non interessa più nulla al padre del suo vecchio amico, e anzi deve morire per ciò che ha fatto.

Senza i nostri poteri, devo ammettere che sarebbe stato impossibile ucciderne almeno la metà. Questi strani guerrieri sono fortissimi e mi chiedo se non sia stato fatto qualche incantesimo di protezione, perché gli umani non possono fare questo.

La vittima sotto di me mi guarda con gli occhi terrorizzati mentre gli mostro i miei splendidi occhi rossi.

«La prego, non mi uccida» mi implora, e alzo gli occhi al cielo per la stupidità.

«Ma perché dite sempre la stessa cosa?! Ogni volta pregate di risparmiarmi quando sapete benissimo che morirete, non mi spavento di uccidere qualcuno. Mio padre è il diavolo, e punisce le persone come se niente fosse!» lo schernisco e gli taglio la gola con le unghie lunghe.

«Amy!» urla Davis e noto che Ella è braccata da quattro uomini.

Il fratello non riesce a raggiungerla così mi lancio su quei quattro delinquenti. Riesco ad ucciderli ma uno ferisce Ella, procurandole un lungo taglio sul braccio.

«Noo!» urlo, maledicendomi per non aver fatto abbastanza attenzione.

Lascio che il potere prenda possesso del mio corpo e spalanco i miei occhi, facendomi diventare completamente rossi. Mi sollevo da terra, rilasciando l'energia e uccidendo tutti i nostri nemici.

Vado a terra priva di forze ma pian piano mi rialzo, scrutando ogni uomo ormai morto.

Alcuni dei miei amici crollano e guardo Ella che cerca di tenersi in braccio sanguinante. Davis urla cercando in qualche modo di guarirla.

Vado da Axel e lo aiuto a rialzarsi mentre tossisce pesantemente, facendomi un timido sorriso.

«Mi dispiace per voi ma io chiamo mio padre» esclama Davis e si inginocchia, dicendo alcune parole che non riesco a sentire.

Riprendo fiato e quasi diventi ceca non appena una luce potentissima si espande nel cielo ed arriva Gabriele, con un espressione preoccupata e arrabbiata suo volto.

Colton sbianca e corre subito via con gli altri, chiamando l'anziano che dovrebbe spiegare tutto agli angeli.

«Papà» singhiozza Ella, e viene abbracciata proprio da quello.

«Sono qui, figlia mia, sono qui» ripete, sfiorando il braccio che guarisce subito.

Sempre da una luce immensa, compare Michele, guardando il figlio e me.

Axel lo abbraccia e i graffi scompaiono, come se fosse una magia ma in realtà è solo perché sono angeli.

E me lo aspettavo che apparisse anche mio padre con il suo solito esercito personale.

Corre verso di me, stringendomi forte e accarezzandomi i capelli come faceva quando ero piccola.

«Amy» sussurra, sospirando per avermi trovato.

«Mi sei mancato anche tu» ridacchio.

«Bene, e adesso vediamo di trovare e far soffrire quei delinquenti che vi hanno rapito» ringhia e il suo sguardo si infuoca, facendolo trasformare.

«Lucifero, Michele, Gabriele!» esclama una voce anziana e vedo il vecchio saggio venire verso di noi con il bastone.

Tutti e tre si mettono davanti a noi, facendo scomparire quei corpi privi di vita.

«Perdonate il rapimento dei vostri figli ma ci servivano per vincere una battaglia che avremmo sicuramente perso senza di loro» confessa e mio padre freme dalla rabbia.

«E questo ti sembra un buon motivo?! Per quanto mi riguarda potete morire tutti, ma non dovevate rapire MIA figlia!» urla, emanando scintille.

L'uomo abbassa la testa e i nostri quattro amici umani gli stanno dietro.

Michele sospira. «Siamo angeli, e non vogliamo condannarti per ciò che hai fatto, ma rapire i nostri figli, per utilizzarli in un conflitto, non è stato affatto leale e giusto» mormora.

«Perdonate il mio errore» si scusa, mettendosi in ginocchio.

«Non mi importa delle tue inutili e patetiche scuse» grida ancora mio padre e mi lancio su di lui prima che uccida il vecchio.

Riesco a non bruciarmi mentre riprende delle sembianze umane e mi guarda storto.

«Papà, non fa nulla. L'importante è che li abbiamo aiutati e nessuno di noi è rimasto ucciso» sussurro ma tanto mi sentono tutti.

Gabriele interrompe questo momento. «Bene, adesso torniamo tutti a casa» sorride, come se nulla fosse successo.

Non voglio andare via però, nè tornare all'Inferno e nè tornare in quell'Accademia orribile.

«Io però non voglio andare via» attiro l'attenzione di tutti.

Senti persino la confusione negli occhi di Colton e brucia sulla pelle peggio del fuoco dell'Inferno.

«Come?» fa mio padre, volendomi fulminare o probabilmente trascinarmi di peso.

«Voglio rimanere qui, in questo villaggio, con loro», e li indico alle mie spalle.

Boccheggia in cerca delle parole giuste. «So che non capirai e ti sembrerà assurdo ma voglio davvero rimanere qui, preferisco la vita umana» aggiungo.

Sento qualcosa che mi scuote facendomi cadere a terra e mi rialzo confusa.

«Hai rinunciato alla tua vita eterna, ormai è fatta» spiega Michele e vedo Lucifero grugnire frustato.

«Non c'è modo di farti riflettere?» mi prega ma scuoto la testa.

Mi abbraccia, lasciandomi un lungo bacio sulla guancia prima di salutarmi e sparire, con la promessa che mi verrà a trovare periodicamente.

Gli altri angeli vanno via, lasciandomi sola con i ragazzi.

«Sono felice che tu abbia deciso di rimanere qui anche se hai rinunciato ad essere eterna» mormora Colton, baciandomi.

«Non mi interessa di essere un angelo o vivere per sempre. Preferisco vivere davvero, invecchiare, morire anche, ma con te» ricambio.

Non mi pento di aver rinunciato alla mia vecchia vita perché non ne ero felice, ero sola, anche se con i miei genitori. Non mi è mai interessato governare l'Infermo, seguire le orme di mio padre e non ho mai avuto la sua indole così punitiva.

Mi piace essere me stessa e vivere al fianco della persona che amo, perché di amarlo me ne sono resa conto la prima volta che l'ho visto.

Nessuno nasce con un destino disegnato da un essere superiore, tutti abbiamo il potere di trasformare la nostra vita a nostro piacimento.

Lucifer's daughter (#wattys2020)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora