"Odore di morte."

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Speranza.
In che cosa consiste la speranza? Quando poi, è la prima ad illuderti...
Per me la speranza era Natasha. Lei credeva in noi come un'unica forza, eravamo una famiglia grazie a lei. Se non fosse stato per lei, noi non saremmo qui... ad un passo dalla vittoria. Il vuoto che aveva lasciato, in tutti noi, era incolmabile.

Clint e Thor iniziarono a discutere per le gemme e della possibilità di riportarla indietro, ma non era possibile. "Lei non tornerà" urlò Hulk, riuscendo a tacere i due litiganti e attirando i nostri occhi... "Allora che ne sia valsa la pena... Glielo dobbiamo." disse con tono triste. Tirai un'occhiata al silenzioso Capitano, che soffriva la perdita della sua compagna di avventure e fidata amica, "Infatti" rispose lui.

La delicatezza che usarono i due scienziati ed il procione per assemblare le gemme al guanto, costruito da Tony appositamente per esse, era indescrivibile. La paura si leggeva sui volti di tutti. Compreso Klaus, seduto al mio fianco.
"Andrà tutto bene" sussurrai al lupo, accarezzando il suo pelo, cercando di rassicurarlo, ma soprattutto per rassicurare me.
L'assemblaggio avvenne con perfezione, "Il guanto è pronto... la domanda è, adesso chi schioccherà le dita?" parlò Rocket e tutti ci guardammo.
Forse lo dovevo fare io... era questo che avrei dovuto fare no? Distruggere le gemme e riportare tutti quanti qui.
"Lo faccio io" rispose Thor avvicinandosi al guanto, ma venne fermato dai suoi compagni. "Thor aspetta, non abbiamo ancora deciso chi lo indosserà" disse Steve fermandolo con una mano sul petto, "Ah spiegatemi, restiamo qui ad aspettare l'occasione più giusta?!" rispose e non aveva tutti i torti. Andava fatto subito.  "Sentite starcene qui a fissare quel coso non riporterà tutti qui. Io sono l'Avenger più forte e perciò la responsabilità ricade su di me." disse Thor convinto delle sue parole. Tony si mise in mezzo, per farlo ragionare, ma sul volto del Dio del tuono c'era la nostra stessa preoccupazione. "Lasciamelo fare" disse quasi pregandolo; era pentito per non aver ucciso Thanos quando poteva, per aver perso i genitori ed il suo regno. Rocket mi aveva accennato di quando lo aveva trovato, dentro una catapecchia a bere birra e a mangiare cibo spazzatura in continuazione. Non era più lui. "Lasciami fare qualcosa di buono, qualcosa di giusto." continuò il biondo "Dammi retta Thor, non sei nelle condizioni" rispose il moro ma io conoscevo Thor. Sarà anche cambiato fisicamente ma era e sarà sempre determinato e pronto a fare la cosa giusta. "Cosa credi che scorra nelle mie vene, in questo momento?" domandò Thor, e la risposta di Rhodey riguardo a del formaggio fuso non lo fece distogliere dal suo obiettivo, "Fulmini" rispose.
"I fulmini non serviranno a niente. Dovrò essere io. Avete visto cosa hanno fatto le gemme a Thanos. L'hanno quasi ucciso.. Nessuno di voi sopravvivrebbe." disse Hulk avvicinandosi con cautela al guanto. Mi alzai in piedi dalla sedia, e insieme a Klaus, mi avvicinai il meno possibile a loro. Loro parlavano e per l'ennesima volta io non riuscivo a sentire nulla.

"Guardati bene intorno, Lea" disse la voce di mia madre nella mia testa, chiusi gli occhi nell'ascoltarla e una volta ritornato l'udito mi guardai attentamente intorno. Sembrava tutto normale, tranne per l'assenza di Nebula. Dove era finita?
"Sei pronto?" chiese Tony a Hulk, che teneva in mano il guanto che in confronto alla sua mano sembrava un giocattolo.
Qualcosa mi diceva di andare a cercare Nebula, ma io dovevo rimanere con loro. Se qualcosa fosse andato storto, io potevo intervenire con i miei poteri.
"Facciamolo" rispose Hulk convinto della sua scelta, non curante del prezzo che avrebbe potuto pagare. La morte. "Ricorda. Tutti quegli che Thanos ha eliminato cinque anni fa, tu gli riporterai indietro. Adesso. Oggi. Non cambierà nulla degli ultimi cinque anni." lo avvisò Tony e sapevo che la sua preoccupazione fosse di perdere per sempre Morgan.
"Ok" rispose pronto l'uomo verde e così, tutti noi, attivammo le nostre tute. Mi posizionai al fianco di Tony insieme al lupo, pronti a risolvere qualsiasi problema.

Mio fratello mi guardò e con la tuta creò uno scudo, per coprire lui e Clint. Io potevo cavarmela da sola e così aprii le mani cercando di formare la mia bolla, ma non era facile creare uno scudo tanto grande per proteggere tutti. Al momento dello schiocco di dita l'avrei esteso intorno a noi.
Le barriere metalliche si abbassarono, chiudendo tutta la base e impedendoci la luce solare.
"Tutti tornano a casa" sussurrò Bruce infilando il guanto che, con la tecnologia di Tony, si adattò alla sua mano enorme.
Vedere il ragazzone in ginocchio a causa della forte potenza del guanto, mi fece capire che ci serviva più energia e così incanalai tutte le forze nelle mani pronta a proteggere anche lui.
Guardai gli occhi di Klaus e non mi piaceva quello che stavo guardando. Stava piangendo in silenzio.

La luce che emanavano le gemme mi fecero distogliere lo sguardo dal mio amico a quattro zampe. Era troppo forte e Bruce stava soffrendo, la sua maglietta si stava disintegrando in cenere a causa del guanto. "Parlami Bunner" lo chiamò mio fratello, "Sto bene" rispose nonostante la sua sofferenza fosse sotto gli occhi di tutti.
Klaus iniziò ad ululare e ci fu un abbassamento di corrente. Nebula!
Ormai era troppo tardi perché Hulk riuscì a schioccare le dita.

Il suo corpo cadde a terra, e il guanto si sfilò dalla mano, tutti andarono intorno a lui e forse quello era il momento per andare a cercare il robot blu. "Devo trovare Nebula" gli avvisai e mi incamminai verso le barriere che si stavano aprendo. Klaus però non sembrava d'accordo e iniziò ad abbaiarmi contro, facendomi voltare verso di lui.
"Devo andare" dissi mettendomi in ginocchio aspettando che si avvicinasse, cosa che non fece, "Klaus" lo chiamai ma lui non si mosse per nulla. Lui guardava in alto, verso la lastra di vetro? e così mi avvicinai io a lui, "Ragazzi, ha funzionato" disse Scott dietro di me.

In un millesimo di secondo attivai uno scudo sopra le nostre teste mentre qualcosa, simile ad un missile, colpì il nostro tetto

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In un millesimo di secondo attivai uno scudo sopra le nostre teste mentre qualcosa, simile ad un missile, colpì il nostro tetto.
Il secondo e terzo missile distrussero il mio scudo e fummo risucchiati dalle macerie, poi il buio.

"Svegliati figlia mia. È giunto il momento di ricordare chi sei."

Con la mano libera tolsi la polvere sul mio viso, che mi impediva di aprire gli occhi, "Qualcuno ha visto Lea?" urlò la voce di mio fratello nell'auricolare. Provai a parlare ma il peso delle macerie sopra il mio busto mi impedivano di fare qualsiasi cosa.
Mi guardai intorno senza affaticare la testa e sentì, un'altra volta, il cuore rompersi. Una coda.
Non potevo nemmeno salvarlo... Non avrei più guardato i suoi occhi, non avrei più accarezzato il suo morbido pelo... perché Klaus era schiacciato, come me, dalle macerie senza vita.

Le lacrime mischiate alla polvere rigarono il mio viso senza sosta. Thanos mi aveva portato ciò che amavo di più al mondo.
"Lea mi senti? Dove sei Lea?!" urlò qualcuno nel mio auricolare ma non riuscivo a parlare.
Sentivo solo una grande quantità di rabbia e odio scorrere nelle mie vene.
Iniziai ad urlare, per la fatica e per il dolore, e scaraventai gli enormi sassi lontani da me, liberando il mio corpo pronto a scagliarsi con quello del mio nemico.

Manipolai la roccia, con i miei poteri, che schiacciava il mio amico, fino a farla diventare cenere e mi misi affianco a lui.
Lo accarezzai per l'ultima volta e strinsi la sua zampa bianca.

Intorno a me non c'era nient'altro che cenere e odore di morte.

Intorno a me non c'era nient'altro che cenere e odore di morte

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SPOILER CAPITOLO 20:
Era troppo forte per me.
Guardai stanca il Capitano Rogers, ma dietro le sue spalle si aprirono dei portali arancioni.
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