Jason:
Annabeth aveva ragione. Se guardavi abbastanza bene, potevi vedere che delle figure nere stavano cavalcando le aquile. Stavano volando verso di noi, l'unica cosa che li rallentava era il vento invincibile.
"Attacchiamo appena atterrano?" Chiese Hazel, il panico evidente nella sua voce.
"No, ma preparate le vostre armi solo per sicurezza." Tirai fuori la mia moneta dalla tasca e la lanciai in aria fino a che la mia spada atterrò nella mia mano al suo posto.
"Jason dobbiamo attaccare." Disse Leo.
"No! Dobbiamo farci catturare! Ci porteranno sicuramente da Percy."
"O ci uccideranno." Borbottò.
"Jason ha ragione, sono la nostra unica possibilità." Disse Annabeth. "Dobbiamo aspettare."
Aspettammo per diversi minuti, fino a che le aquile non furono visibili attraverso la tempesta. Atterrarono con un forte tonfo. Frank estrasse una freccia e la puntò verso di loro, il resto di noi seguì il suo esempio con le proprie armi. Il cattivo in testa saltò giù dall'aquila. Non si riuscivano a vedere a causa delle loro armature ed elmi.
"Io li friggo. Non ce la faccio più!" Urlò Leo.
"Leo no!"
Ma il mio avvertimento arrivò troppo tardi. Leo lanciò una palla di fuoco verso di loro. Non li ferì, ma svanì nell'aria a causa del forte vento.
Il cattivo in testa estrasse la sua spada insieme agli altri e ci caricarono. Ciò che ricordo è sfocato, ma con l'aiuto delle aquile riuscirono a disarmarci e prendere le nostre armi. L'ultima cosa che ricordo è essere legato e poi costretto a bere un liquido giallo, poi la mia vista è diventata nera.
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La figlia di Poseidone si fece strada nella foresta di sangue, ogni ramo che le intralciava la strada veniva tagliato. Camminava con sicurezza e orgoglio, la testa tenuta alta. Da lontano si poteva vedere che era solo un'innocente tredicenne con un costume da pirata. Ma la tredicenne aveva tremila anni, non lasciatevi ingannare dalle apparenze. Chiunque le avesse bloccato la strada sarebbe stato ucciso nel giro di pochi secondi. Anche gli animali stavano lontani, nascosti fra le ombre. La sua missione era compiuta. Proprio come le aveva ordinato il suo re. Lo avrebbe reso orgoglioso; doveva dopo quello che aveva fatto. La sua rabbia l'aveva quasi uccisa, doveva farsi perdonare.
Raggiunse la caverna dove il re si stava allenando, la sua sicurezza andò in pezzi, sostituita dalla paura. Si morse il labbro e con un respiro profondo entrò. La grotta era il posto che le piaceva di meno sull'isola, lo era sempre stato. Era buia, piena di pipistrelli e l'energia e il potere che irradiava le facevano venire voglia di esplodere.
Raggiunse l'apertura tra le rocce, che era illuminata da un fuoco, e si inginocchiò.
"M-mio signore?" Balbetto.
La figura che era impegnata a lanciare coltelli a un bersaglio si fermò, ma non si girò per guardarla.
"Perché ci hai messo così tanto, Atlanta?"
La sua voce le attraversò le orecchie, facendola tremare. Era calma, ma controllata e potente, aveva una certa tensione. Era furibondo, ma stava mantenendo la calma e lei non voleva fargliela perdere.
"S-scusi, mio signore. La tempesta che ha creato ci ha rallentati."
"Pensavo aveste detto di poterla superare!" Urlò.
Se avesse detto la cosa sbagliata, non le sarebbe stata mostrata alcuna pietà.
"Ma li abbiamo presi."
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Ricercato [Traduzione di Wanted (Percy Jackson Fanfiction)]
FanficNon importa chi sei, cosa sei; sei hai commesso un crimine, devi essere punito. E questo è qualcosa che Zeus prende seriamente. Vi state chiedendo chi abbia commesso il crimine? Percy, Percy Jackson. Dice di non averlo fatto, ma le prove contro di l...