♤capitolo-3♤

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《Sa, io la voglio riaccompagnare a casa sua, -dice Andrès appena siamo saliti in macchina- ma se non mi dice dove abita, non possiamo andare da nessuna parte》
Un colpo al cuore. Non lo conosco nemmeno da 1 ora, e già mi chiede l'indirizzo. Certo, è per riaccompagnarmi a casa, ma se volesse anche usarlo per altri scopi?
《Come faccio a fidarmi?》 Dico io dimostrandomi menefreghista al 100%.
《Questo è il bello. Può non fidarsi è restare in questa casa finché non troverà un'altra via verso casa sua, di cui dubito l'esistenza se non si usa una macchina, oppure può fidarsi è lasciarsi riaccompagnare, ma non sarà mai sicura di cosa io possa fare con il suo indirizzo》dice.
Inizia a far sembrare tutto un gioco. Un gioco pieno di bivi. Ecco la prima scelta: gli do il mio indirizzo oppure no?
《Va bene》
Dopo avergli detto il mio indirizzo, mi addormento in macchina, non so esattamente quanto tempo possa essere passato da quando siamo partiti, ma vengo svegliata da una dolce carezza sulla guancia. Guardo fuori dal finestrino e noto che siamo arrivati a casa mia.
《È qui che vive?》chiede Andrès.
《Sì. Ora vado. Ciao, e addio》
《Non ci giurerei sull'addio》mi disse lui mentre infilato le chiavi dentro la serratura. Quelle parole mi hanno turbato particolarmente. Che intendeva? Sarebbe forse tornato per farmi del male?
Entrata in casa, poggio la giacca e mi tolgo quelli che i comuni mortali hanno chiamato "tacchi" perché "gabbie di tortura che Mafia spostati" era troppo lungo. Mi dirigo verso camera mia. Noto sul mio comodino una foto di me e Stephen. Mi iniziano a riaffiorare i ricordi della sera prima...
Non mi va di ripensarci, quindi mi prendo un pacchetto di pop Corn, mi siedo sul divano, accendo netflix e via con una bella maratona mattutina (che in verità durerà tutto il giorno).

Ormai è sera, mi sono praticamente vista tutti i film di netflix. Torno in camera mia per andare a dormire. Mi accovaccio sotto le coperte e chiudo gli occhi.

Mi sveglio la mattina verso le 4:30, come mio solito. Vado in bagno, mi lavo i denti e la faccia e mi preparo per andare a correre. Vado alla porta d'entrata, prendo le chiavi ed esco. Dopo 30 minuti necessito una pausa. Mi fermo in un bar lì vicino e prendo un croissant ed un cappuccino. Dopo aver finito vado alla cassa per pagare e poi esco. Guardo l'orologio del mio telefono, sono le 5:15, sarà meglio che arrivi a lavoro il prima possibile, ho il cambio nello zaino e là ho la doccia, non viene sempre giù acqua calda come piace a me, ma ci si accontenta. Arrivo davanti al posto dove lavoro: "CAPELLI A PARTE: parrucchieri e barbieri"
Mi metto sotto la doccia e mi metto l'uniforme da lavoro: una maglietta con il nostro slogan e una gonna lunga fino a sopra il ginocchio. Sono le 7:55 quando arriva il primo cliente. Poi il 2°, il 3° e così via. Durante la pausa pranzo vado al bar dove ho fatto colazione. Prendo una piadina e un succo alla pera. Quando ritorno al lavoro rimango ferma all'entrata appena vedo la persona che ho davanti....
《S-Stephen..》(pensavate fosse Berlino eeeeh)
《Ciao Elisa. Sono venuto per chiederti scusa, sono stato uno stupido e sinceramente ho detto cose che non pensavo nemmeno》
Mi infurio. Lo prendo per un braccio e lo porto fuori.
《Ti è dato di volta il cervello?! -sbotto io a bassa voce- Come ti è venuto in mente di disturbare quando devo lavorare?》
《Volevo solo chiederti scusa...》
Alzo gli occhi al cielo e faccio per rientrare, ma lui mi prende per i fianchi e mi fa sbattere contro il muro. (Denis Dosio spostati)
《Tu non te ne vai così in fretta》dice con un sorrisetto mentre si avvicina al mio viso. Non so perché ma comincia a darmi il voltastomaco anche il solo pensiero di noi due insieme.
《Lasciami andare. ORA》
lui fa segno di no con il dito
《Tu non fai assolutamente...》
Prima che possa finire la frase, gli tiro uno degli schiaffi più forti della mia vita.
《CHE CAZZO PENSI DI FARE?! NON TI LIBERERAI DI ME. NOI STAREMO INSIEME, PUNTO E BASTA》e mi prende con forza il braccio per poi avvicinarmi a lui. Io cerco di allontanarmi il più possibile, ma lui mi prende il mento e mi "strizza" la faccia. Inizia a farmi male. Comincio a piangere, chiudo gli occhi e sento la presa di Stephen sparire. Prendo coraggio e pian piano apro le palpebre. Vedo Stephen steso a terra, di fianco a lui...Andrès, intento a massaggiarsi le nocche
《Non ho mai sopportato chi fa del male alle donne. -dice lui- Andiamo via.》mi avvolge i fianchi con un braccio e mi accompagna fino a casa mia.
Appena arrivati Andrès mi scruta i polsi, io noto il rosso che mi ha lasciato Stephen.
《Che figlio di puttana. -dice lui- Stai bene?》Mi afferra i polsi e li guarda attentamente.
《Che c'è?》chiedo io preoccupata.
《Chi era quello stronzo?》
《Non sono affari tuoi》
《Non farmi incazzare e dimmi chi era》
《Non. Sono. Affari. Tuoi.》
Lui tira un pugno al muro per poi afferrare le mie spalle e mettermi con la schiena al muro. Mi spaventa così tanto in questo momento.
《Ascolta, non sono qui per scherzare, mocciosetta. Dimmi il nome di quel coglione e basta. Non dilungare troppo le cose》
《Lasciami stare》sembra che mi voglia proteggere, ma vuole farlo a tutti i costi, per questo si comporta così, o almeno credo.
Si arrende ed inizia ad insultare tutto ciò che gli capita a tiro a bassa voce.
《Ritorna dentro casa tua -dice lui, senza degnarmi di uno sguardo- ORA》quasi non balzo dalla paura. Prendo le chiavi in fretta e furia ed entro dentro casa. Mi stendo con la schiena sulla porta d'ingresso e scivolo fino a sedermi sul pavimento.

LUI NON AVEVA NULLA DA PERDERE•|BerlinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora