"Anima nera."

55 5 0
                                    

Il momento preferito per uno come me è il buio. La sera sono meno inquieto e più rilassato.
Dopo il putiferio della cena i miei genitori si sono chiusi in camera da letto e lo stesso vale per Francesca.
Apro la porta della mia camera e vado con passo silenzioso in cucina, pesco nel frigo prosciutto, ketchup, formaggio, pane e nella dispensa le patatine.
Arraffo una bottiglia di Coca-Cola ed una birra ghiacciata e torno in camera mia.
Chiudo subito a chiave così che nessuno possa disturbarmi per tutta la notte.
Finalmente un po' di silenzio in tutto questo caos.
Una famiglia di merda.
La mia famiglia equivale al caos ed io li odio.

La mattina si fa sempre largo con prepotenza attraverso le tende viola della mia camera.
Mi acceca.
Detesto la mattina.
Apro la porta della mia camera e faccio finta di uscire per andare a scuola, ovviamente esco per gli affari miei senza avere l'ovvia intenzione di andare a scuola.
Francesca esce contemporaneamente con me e ci fissiamo qualche secondo.
<<Vieni?>> mi chiede lei sussurrando.
<<Ti accompagno.>> sentenzio e non aggiungo altro.
Perché dovrei dire le mie intenzioni a questa piccola arpia?
Camminiamo in silenzio fino a scuola, come arriviamo davanti a scuola mi allontano da lei.
Detesto essere visto con lei.
Mi guardo intorno per accertarmi che nessuno si accorga di me, cerco di allontanarmi come posso.
<<Non penso dovresti bigiare.>>
Una voce alle mie spalle mi fa girare appena col viso, incontro un viso pulito contornato da ricci castani e due lampioni verdi fissi nei miei occhi.
La scruto attentamente.
È la nuova arrivata.
Iris Demisio.
La fisso con totale indifferenza.
Incrocio le braccia al petto e mi avvicino a lei, la vedo farsi piccola contro il muro alle sue spalle. Aderisce la schiena al muro del Carducci, il viso di lei si abbassa per non incrociare il mio che la fissa con l'intenzione di trattarla di merda.
<<Hai forse intenzione di fare la spia, new entry? Non credo dovresti, non sarebbe per niente piacevole avermi come nemico.>> le suggerisco in un sussurro ad un palmo dal suo naso.
La sento trattenere il respiro, gli occhi di lei si sollevano appena e mi osserva terrorizzata a morte.
Non rimango per nulla incantato da lei, anzi... la trovo pietosa.
Indossa una felpa bordeaux enorme e dei jeans neri con degli strappi sulle ginocchia. La borsa a tracolla strabordante di libri, quaderni e... una macchina fotografica?!
La afferro velocemente e scruto le sue foto... c'è una foto a tradimento.
Solleva le mani per riprenderla ma la alzo sopra la mia testa.
Il suo metro e settanta centimetri non può competere col mio metro e novanta.
Una foto MIA del giorno precedente riguardo la mia fuga... mi sento avvampare dalla rabbia, un fuoco mi scalda dentro.
Abbasso lo sguardo su di lei.
Gli occhi fissi in quelli di questa mezza tacca di ragazza.
La afferro per il polso e la trascino dentro la scuola, raggiungo col peso morto una delle ale della scuola a cui non possiamo accedere.
Entriamo dentro una vecchia aula dove si guardavano film che usavano tantissimi anni fa.
<<Fermati, qui non possiamo entrare.>> sussurra piano lei.
<<Zitta, stronza. Cancella subito la foto, spiona.>> sibilo in preda alla rabbia.
Le sbatto in mano la macchina fotografica, le mani di lei tremano e sono bianche per la paura.
La vedo tentare di scappare tentando di fare un passo verso la porta, mi piazzo con un passo davanti alla porta e la blocco per impedirle di uscire dal mio campo visivo.
<<Cancella quella foto, altrimenti non uscirai da qui nemmeno se vengono qua i Vigili del Fuoco perché avrò appiccato io l'incendio.>> la minaccio, afferro il colletto della sua felpa e la avvicino a me. <<Fammi vedere che la cancelli.>>
La faccio girare di spalle così che io possa vedere che sta cancellando quella cazzo di foto, i capelli ricci mi solleticano le narici in modo fastidioso.
Scruto le sue mani e vedo che con gesti rapidi cancella la foto incriminata nei miei confronti.
Le afferro il polso e stringo la mano con forza da costringerla a girarsi verso di me,  il suo viso fissa il mio.
È pallida.
<<Se ti azzardi a ripetere una cosa del genere nei miei confronti, credimi che te ne pentirai.>> sibilo tra le labbra.
La sua espressione fa trasparire il terrore. L'ho fatta spaventare al limite del sovrumano?
Non mi importa.
Le lascio andare il polso e la scruto qualche secondo... mi rendo conto solo ora che anche lei sta scrutando me.
Mi giro di spalle ed esco dalla porta così che io possa allontanarmi da lei.
Ormai è tardi, tanto vale rimanere a scuola fino alle 14:00 e sono già le 8:30.

<<Dovevi per forza trattare male Francesca?!>> si lagna Christian, quello che dovrebbe essere il mio migliore amico.
E ahimé lui và dietro a Francesca, e per questo il mio migliore amico perde dei punti.
Non si immagina lontanamente che tale seccatura sia quella ragazzina di 16 anni con la maturità cerebrale di un neonato.
<<E a te che ti importa?! Tratto quella peste come mi pare.>> gli rispondo con tono monocorde.
<<Vorrei vedere se a te ti trattassero così.>> replica Christian con un'alzata di spalle.
<<Non rompere i coglioni almeno tu, già i miei rompono e Francesca non è da meno... se vuoi almeno tu sopravvivere stai zitto.>> rispondo con semplicità.
Mi zittisco appena vedo uscire in cortile quella ragazza nuova: Iris.
La scruto.
Non mi fido per niente di lei, dopo il fatto delle foto la terrò d'occhio tutti i giorni.
Christian è una rottura ma sa quando sto pensando a qualcosa di malvagio, nella mia testa ho in mente una bella vendetta proprio per quella ragazza.
Una di quelle che la metterà al suo posto per il resto della sua esistenza.
<<Hai finito di fissare la nuova arrivata?>> mi sussurra il mio amico.
<<Devo vendicarmi per il fatto delle foto nascoste, non mi passerà la rabbia finché non avrò la mia vendetta.>> digrigno i denti per il nervoso.
Mi giro verso Christian e lo fisso qualche secondo. La mia vendetta sta prendendo forma nella mia mente.
<<Cosa hai in mente?>> mi chiede lui piano.
<<Te lo dirò come avrò escogitato per filo e per segno il mio piano. Ho in mente qualcosa di specifico per lei.>> replico, gli occhi fissi verso la ragazza che in questo momento sta ridendo con una nostra compagna di classe.
<<Sai che sei una testa di cazzo, vero?>> mi domanda lui, sembra abbia paura anche il mio amico di me.
<<Lo prendo come un complimento... sono un bastardo senza anima, o forse ho l'anima ma è nera come la pece.>> rispondo con orgoglio.
Sono stronzo, mi vanto di questo.
Hanno paura di me, e godo della paura degli altri.

Dark HeartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora