Tornare a casa per Natale

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24 Dicembre 2019

Paulo quella mattina venne svegliato dal rumore delle pentole che sbattevano tra di loro nel vano tentativo che Alicia stava effettuando, pur di mettere più pentole e padelle in cottura spaventata che i suoi ospiti potessero non apprezzare al cento per cento la sua cucina da ottima mamma e casalinga sud americana; quando erano andati a fare la spesa persino lui che esagerava in tutto aveva creduto che stavolta non si poteva fare peggio di così, forse avrebbero aperto una mensa per i poveri e lui ne era totalmente allo scuro e alla cassa, quella mattina, sembrava che fosse passata una giornata intera mentre il bip del lettore codice a barre suonava con una costanza di circa un secondo.
Rimase nel letto sveglio e coperto fin sopra al mento cosi da non lasciare all'aria fredda della stanza di colpirlo, e mentre pensava al suo primo Natale senza una compagna fissa al suo fianco, si sentì per qualche breve istante più grande dell'età che realmente possedeva.
L'albero di Natale, in salotto, benché fosse già il ventiquattro mattina, non era stato ancora addobbato e questo perché si attendeva l'arrivo di Zaira all'aeroporto di Casellette; sarebbe stato compito di Federico andarla a recuperare mentre lui aspettava l'arrivo di suo nipote Lautaro e della sorella minore Dolores, quest'anno per la prima volta i due giovani ragazzi avrebbero festeggiato il natale in pieno centro di Torino senza i propri genitori ma in compenso con il loro zio preferito e la loro nonna preferita.
Abba entrò di soppiatto nella stanza, Paulo era già svegliò per cui avvertì il rumore delle sue zampe sul parquet di legno e poi il peso del suo minuto corpo ai lati dei piedi mentre provava a morderglieli per svegliarlo.
«Abba, ya estoy despierto...ven aqui perrito» e allungò le braccia sopra le coperte per richiamarlo.
Il volpino corse a leccargli la faccia e poi Paulo lo prese in braccio dirigendosi in cucina mentre gli lisciava il folto pelo lucido e profumato di bagnoschiuma per neonati.
«buones dias mamita» le baciò le guance mentre afferrava un mela dal cesto della frutta e la mangiava senza lasciar cadere Abba dalle sue braccia, nonostante il piccolo cucciolo si dimenasse, altrimenti Alicia gliele avrebbe suonate di santa ragione anche se avesse già i 26 anni compiuti.
«cos'è quello? Tacchino o pollo?» chiese a sua madre mentre era intenta a farcire di formaggio e prosciutto un animale che sicuramente doveva appartenere alla famiglia dei pennuti ma non sapeva dire bene quale tra i tanti fosse.
«non ti interessa, quando sarà pronto nel piatto lo mangerai» Paulo sbuffò alla risposta della madre.
Odiava quando gli rispondeva in quel modo perché sapeva quanto il figlio fosse schizzinoso nel mangiare e per questo aveva adottato questa tecnica.
Paulo indispettito si recò in bagno a farsi una doccia, aveva ancora qualche regalo che non era riuscito ad incartare, più per noia che per altre ragioni, e dunque oggi che era arrivato il giorno e che non avrebbe più potuto procrastinare si era trovato costretto a doversi mettere li con forbici dalla punta arrotondata, carta regalo, nastrini e tanto scotch, il risultato non era garantito ma per lo meno ci aveva messo dell'impegno.
Durante la mattinata ricevette numerosi messaggi di auguri, molti da parte di amici argentini, altri di alcuni colleghi della Juventus e un messaggio persino da Azzurra che onestamente gli apparve più come un miracolo.
Non si scrivevano quasi mai, Azzurra e lui avevano si recuperato un rapporto civile e stavano provando ad essere amici ma chattare era ancora un passo troppo incerto e addirittura Paulo era convinto che lei avesse cambiato numero giusto per non cadere in tentazione.
"Mi si è rotta la macchina, a meno che io non venga a piedi con gli scarponi da neve non so come raggiungervi, mi passi a prendere tu?"
Lesse il messaggio due volte per essere sicuro di aver capito bene e quasi schizzò alla porta a recuperare le chiavi della macchina e il suo bomber della Moncler per tenersi al caldo dal freddo pungente di Torino.
«dove stai andando? Devi andare a prendere Lautaro e Dolores tra mezz'ora da Porta Nuova» Alicia glielo urlò dietro mentre già Paulo pensava al fatto che i suoi nipoti avrebbero potuto aspettare o che addirittura sicuramente il treno avrebbe portato ritardo.
Quando salì in macchina si guardò allo specchietto per vedere se tutto fosse al proprio posto, si spruzzò il suo profumo xls di Paco Rabanne che teneva sempre nel cruscotto anteriore della macchina e poi mise in moto.
Il traffico era fitto, c'era ancora gente che entrava ed usciva dai negozi alla ricerca degli ultimi regali da acquistare e quest'anno lui si riteneva fortunato per essere riuscito ad acquistarli tutti già quindici giorni prima della vigilia di Natale.
La neve aveva sporcato le strade e in alcuni punti la viabilità era decisamente rallentata per cui, nonostante le catene alle ruote, ci impiegò quasi trenta minuti per arrivare da Azzurra quando invece normalmente quindici sarebbero stati ben più che sufficienti.
Parcheggiò di fronte al portone, scese dalla macchina e citofonò al civico 13, aspettò che Azzurra lo visualizzasse dal videocitofono e poi gli aprì la porta del palazzo lasciandolo entrare.
«entra pure, io sto finendo di prepararmi, devo andare ancora in drogheria a prendere le erbe che avevo ordinato per tua madre» Paulo la ascoltò mentre provava a capire da che stanza provenisse la sua voce.
La trovò di fronte lo specchio del bagno, intenta a sistemarsi i capelli in dei ordinatissimi boccoli morbidi, li arricciava con la piastra per capelli e poi metteva sopra una spruzzata si lacca per mantenerli saldi.
«i tuoi nipoti sono arrivati? Zaira è atterrata poco fa ed è già da Federico a prepararsi per stasera» Paulo controllò che la sua migliore amica non gli avesse mandato qualche messaggio ed effettivamente ce ne stava uno di venticinque minuti prima che visualizzò ed ascoltò immediatamente prima di rispondere ad Azzurra.
«si, ho appena sentito. Lautaro e Dolody hanno avuto un ritardo di quaranta minuti quindi se usciamo da questa casa tra dieci minuti forse facciamo in tempo ad arrivare con qualche minuto di anticipo rispetto a loro» Azzurra annuì mentre spense la piastra e ne attorcigliò il cavo elettrico attorno al manicotto di plastica.
«metto le scarpe e sono pronta» la vide correre dentro la sua camera e lui si decise a girovagare per il salotto.
Sul tavolinetto si trovava una composizione di margherite bianche da campo, fiori decisamente insoliti e fuori stagione, chissà come aveva fatto a recuperarli.
Quando si avvicinò, per curiosità, dal mazzo lesse il bigliettino che vi era allegato e recitava: "buon Natale Zury, tu con la neve bianca come le margherite che so che ti piacciono tanto, io con il costume da bagno direttamente da Dubai. Emre"
Provò del fastidio ma alla fine lasciò correre, Azzurra era rimasta a Torino a festeggiare il Natale con le sue persone preferite mentre sua madre e suo padre erano in chissà quale paese sperduto dell'Italia a festeggiare il Natale con la loro congrega di amici che sembravano tanto una rivisitazione dei figli dei fiori.
Un po' Azzurra aveva preso questo aspetto da loro.
«io sono pronta, se vuoi possiamo andare» e cosi Paulo e Azzurra si diressero alla macchina per ritornare in pieno centro di Torino, passando però prima dalla drogheria e da Torino Porta Nuova.
In collina Federico provava a mettere i maglioncini a Wendy e Spike che non volevamo saperne di collaborare anzi, non facevano altro che rotolare su loro stessi.
Zaira aveva appena aperto la valigia, dopo essersi fatta una doccia rigenerante, e tirava fuori tutta la roba che si era portata dietro provando a scegliere cosa mettere per quella serata.
Voleva stare comoda perche sapeva che avrebbero giocato a Twist e ad altri giochi di società che Paulo aveva acquistato sotto sua raccomandazione ma, allo stesso tempo, voleva mettere qualcosa di bello.
Si era portata dietro un bel vestito rosso che le arrivava a metà coscia e una serie di pantaloncini eleganti e gonne ma non sapeva quale dei tanti fosse il più adatto.
I pantaloncini sarebbero stati gli ideali cosi che si sarebbe potuta muovere con agilità per cui dopo aver indossato i collant neri si infilò quel paio di pantaloncini color ruggine a coste di velluto, le stringevano la vita delineando le sue tipiche forme e bellezze da donna del sud e poi sopra gli abbinò una di quelle camicie over size bianche che infilò dentro, avrebbe indossato gli stivali a gamba lunga neri e avrebbe lasciato i capelli sciolti sulle spalle, si poteva andare bene.
Quando si guardò allo specchio, Federico era appena entrato in camera e le sorrise guardandole il riflesso.
«sei bellissima» le strinse le spalle e poi le lasciò un bacio sulla fronte.
Mentre Federico si recava in doccia per lavarsi, Zaira rimase catturata dai fiocchi di neve che continuavano a scendere dal cielo e che si adagiavano morbidi sulla neve che era caduta in precedenza e che sostava sul balcone della casa; tutto aveva un suono ovattato e tranquillo e Zaira pensò che era quello che le serviva.
In cuor suo avrebbe sempre preferito un ambiente più caldo, magari in una di quelle isole tropicali dove avrebbe volentieri indossato un costume e sarebbe sostata sotto al sole a colorarsi la pelle, magari avrebbe bevuto una limonata fresca o un super alcolico di quelli che comunemente ti rendono fighi e poi avrebbe sfogliato qualche rivista di moda indossando un paio di occhiali da sole all'ultima moda, come quelli che indossava Audrey Hepburn in colazione da Tiffany.
L'inverno non le piaceva molto, lei adorava la sensazione dei granelli di sabbia sotto ai piedi, della pelle calda per via dei raggi solari, l'odore dei prodotti abbronzati a base di birra e di cocco, i pezzetti di anguria che mangiava spesso anche in sostituzione ai pasti pricipali e stare svegli fino quasi all'alba sostando a mare e lasciandosi cullare dal rumore della bassa marea.
La montagna era strana, le sembrava che possedesse sempre uno sguardo più aggressivo e poi lei forse non sapeva apprezzarla per via del fatto che da piccola, quando era andata in vacanza in montagna, aveva avuto una brutta esperienza sulle piste da sci; lei non aveva mai imparato a sciare anche a causa dell'iperapprensione sviluppata da suo padre nei suoi confronti e poi perché una volta era finita vittima di sciatori inesperti che l'avevano travolta rompendole il paio di occhiali da vista a cui lei era molto affezionata.
«hei, amore va tutto bene?» non si accorse nemmeno di quanto tempo era trascorso mentre il paesaggio le catturava l'attenzione ma doveva essere abbastanza sufficiente a consentire a Federico di essere entrato nella doccia ed esserne uscito fuori pulito e profumato.
«si, è solo la neve» che le metteva malinconia sebbene il Natale in compenso le piacesse parecchio.
Federico prese ad accarezzarle le spalle e ad inspirare quel profumo che gli era mancato nonostante si fossero visti il mese passato, lui avrebbe tanto voluto che la sua ragazza avesse iniziato a vivere da lui eppure con il tempo aveva capito che quella era stata la decisione perfetta; già pregustava il risveglio che nell'anno venturo avrebbe avuto tutte le mattine e che ora ne aveva solo un assaggio, Federico essendo più grande molte esperienze della vita le aveva già compiute ma ripeterle con Zaira, e doveva ammetterlo nonostante facesse molto film romantico di terza categoria,
lo aveva fatto scoprire nuovo come se non avesse mai affrontato quel sentimento e quel calore, quella calma interiore e ogni prima volta della sua ragazza che inevitabilmente diventava anche la sua.
Le baciò le spalle e chiuse brevemente gli occhi, giusto il tempo di ricordare due anni precedenti, Azzurra che gli mostrava le foto di Zaira insinuando in lui quella voglia pazza di passare le mani sulla schiena della ragazza, Azzurra che gli rivelava la sua età e lui che se ne era fregato dal primo momento...poi quando l'aveva baciata in modo sfacciato, che fosse stato fortunato? Se lo ripeteva ogni giorno della sua vita nonostante ogni difficoltà che entrambi avevano incontrato, Federico lo sapeva, Zaira era destinata a diventare l'unica donna della sua vita e a lui stava più che bene.
«mi sento come se fossi tornata a casa» disse semplicemente girandosi fra le sue braccia, lo guardò tutto vestito per metà che la stringeva al suo petto, gli guardò gli occhi e ripercorse in un secondo tutto l'anno e più che aveva passato ad amare in modo viscerale quell'uomo.
«è strana come cosa, non è che io non abbia mai sentito casa mia questa però mai in questo modo...so che magari non mi sono spiegata alla perfezione ma sento come se qui dentro ci fosse tutta me stessa, a casa dei miei nonni non è così e penso sia legato al fatto che qui vivo insieme a te, ed io ti amo Federico» le vennero gli occhi lucidi perché era talmente tanto forte il sentimento che provava che a stento riusciva ad esprimerlo a parole perciò lacrimò poco.
Zaira, che dalla vita aveva preso parecchi pesci in faccia, ringraziò la stessa per avere Federico con lei, perché mai nessuno era stato in grado di farla sentire così amata.
«ti amo piccola mia» rispose Federico mordendole piano le labbra e respirando il profumo di quella donna che si era sempre spogliata di ogni debolezza facendosi vedere per prima come un mucchio disordinato di fragilità e insicurezze ma allo stesso tempo di forza e sicurezza e poteva dire di essere l'unico ad aver visto e toccato entrambe le versioni di Zaira.
«non vedo l'ora di viverti tutti i giorni così» le strinse le spalle guardandola negli occhi interamente, l'ammirava e forse glielo aveva detto poche volte ma al contrario aveva espresso spesso il suo sentirsi in colpa per averla trascinata in una situazione più grande di quella che si erano immaginati.
Federico ammirava Zaira per la forza che aveva avuto di trovare un piccolo spiraglio in una situazione catastrofica che molte volte aveva cercato di inghiottire entrambi e ma che mai ci era riuscita perché nessun genitore contrario o nessuna differenza d'età avrebbero mai potuto sovrastare i brividi incontrollati che provava ogni volta che la sua pelle veniva a contatto con quella della sua donna.
Era cresciuta e lo aveva fatto sotto i suoi occhi vigili e attenti perché Federico le aveva lasciato gli spazi e il tempo necessario per riorganizzare una vita su due piedi, e mentre lui pensava di dover raccogliere i suoi cocci Zaira aveva già iniziato a lavorare mostrandosi fragile solo alla sera quando entrambi finivano di raccontare la propria giornata, in quei momenti Federico si ricredette dei tempi in cui con l'amore non andava proprio d'accordo, aveva provato quello vero fatto di sentimenti incontrastabili e lo aveva diviso con Zaira, mai avrebbe ringraziato a dovere la vita per questo.
Verso le diciotto si misero in macchina diretti a casa di Paulo; Federico aveva tirato via dalla sua personale collezione di vini pregiati una bottiglia di vino rosso sapendo bene che Azzurra e Zaira preferivano quello e la sua fidanzata si era invece occupata di assicurarsi che tutti i regali fossero stati messi in macchina senza dimenticarne neppure uno.
Federico sorrise fra se e se guardandola e immediatamente entrambi capirono di star pensando alla stessa cosa così Zaira scoppiò a ridere scuotendo la testa, non era mai stata un asso nell'incartare i regali perciò si era aspettata dal suo ragazzo una cosa del tipo 'amore li ho fatti impacchettare al negozio', ma così non era stato e l'aveva accolta con tanto di carta da regalo e forbici, l'aveva invitata a sedersi per terra sul tappeto con lui dandole uno dei tanti pacchetti che necessitavano di essere rivestiti.
Zaira per queste cose non aveva pazienza quindi finito il primo pacchetto e visto che sembrava un'accozzaglia strana sbuffò lanciando la carta rimasta in eccesso addosso il suo ragazzo che nel frattempo aveva finito due regali nel modo più perfetto possibile, poi siccome Zaira doveva sempre cadere in piedi aveva borbottato qualcosa sul fatto che la causa dell'errore erano stati Wendy e Spike che le leccavano le mani in continuazione avendo sentito la sua mancanza, Federico aveva riso ma già con le braccia se la stava portando fra le sue gambe prima per baciarla e poi per insegnarle a chiudere la carta con tanto di fiocchetto.
Indossava quel maglione tanto più grande della sua taglia minuta, le copriva quasi tutto il corpo tenendola al caldo e Federico pensava che questo suo modo di vestirsi per stare a casa la facesse sembrare ancora più piccola e indifesa, sebbene Zaira era una forza della natura, impossibile da abbattere.
Gli venne voglia di scattarle una foto mentre con i capelli disordinati sulla testa, una spalla del maglione scivolata sulle braccia, le calze lunghe fino al ginocchio arrotolate malamente sulle gambe piegate sotto al sedere e quella lingua che spuntava teneramente fuori dalla sua bocca, segno che si stesse concentrando, era cosi bella che Federico ne era inebriato, come se il suo cuore fosse ebbro di amore per lei.
Si alzò dal pavimento muovendosi velocemente verso la camera a recuperare quella Polaroid che Zaira stessa aveva tirato fuori dalla sua valigia, scese lentamente e rimase in piedi sulle scale mentre scattò la prima foto e poi subito dopo una seconda mentre Zaira curiosa si era girata verso di lui e aveva risposto al flash, stringendo gli occhi e sorridendo.
La amava, così tanto che non credeva di riuscire a capire come fosse finito a ridursi in questo modo.
Quale modo?
Non sapeva spiegarlo era qualcosa che gli bruciava nel petto e lo faceva sentire vivo, completo e pieno di una contentezza che mai prima di adesso aveva provato.
Zaira era quella nota contenta in una melodia che somigliava alla sua vita, era un pacco di biscotti alla cannella mangiati sul divano, era il vento sulla faccia mentre percorri la Route 66 alla ricerca della libertà, era il sapore dell'amore quello vero, pieno di difetti ma forte come la potenza di un uragano, un uragano di felicità.
Le appoggiò una mano sulla coscia sinistra e la guardò sorridendo a bocca piena, senti il proprio cuore tuffarsi da un'altezza che somigliava alla voglia di viverla ancora ed ancora, senza mai stancarsi.
Zaira era la sua determinazione, il pensiero che lo accompagnava avanti in quella che era la sua vita, era la fantasia che trasformava in pianeti i sassi.
«é già il secondo Natale che passiamo insieme»
sospirò Zaira seduta comodamente sul sedile di pelle dell'auto di Federico, allacciò la cintura e si girò come sempre verso di lui.
«forse non mi abituerò mai alla neve a Natale, giù da me non nevica quasi mai» guardò fuori da finestrino oltre il volto del suo ragazzo impegnato a guardare la strada mentre muoveva le dita in ritmo con la canzone che passava la radio.
«lo vedo da come ti sei vestita» borbottò sempre geloso.
«tu non mi guardare le gambe mentre guidi sennò finiamo sullo spartitraffico» gli fece una linguaccia e Federico non poté far altro che darle mentalmente ragione e scuotere la testa, si girò verso la strada mentre con il pensiero era già avanti nel tempo a quando finalmente avrebbe dato voce al suo desiderio.
Era il secondo Natale che passavano insieme ma il primo da coppia dichiarata, aveva presentato Zaira come un'amica mentre tra di loro i baci che dimostravano il contrario erano innumerevoli, pensava di avere più tempo a disposizione prima di rendersi conto che avrebbe voluto che Zaira restasse accanto a lui per il resto della sua vita, pensava che sarebbe giunto a questa conclusione dopo anni di relazione ma ancora una volta si dovette ricredere perché, per quanto banale fosse, il suo più grande desiderio in quel momento, e non aveva paura ad ammetterlo, era creare una famiglia con lei, di quelle che aveva sempre sognato forse un po' come la sua, con due e più cani, una casa più grande, un giardino e i giochi sparsi per casa.
Quando citofonarono al portone del Palazzo, interno 4 scala A , fu Paulo ad aprirgli mentre di sottofondo si sentivano le voci inconfondibili di Alicia e di Dolores, entrambe stavano conversando il spagnolo, chissà Azzurra come se la stesse cavando dato che lei non ci aveva mai capito nulla.
«eccovi» Paulo la abbracciò e poi le tolse di mano le numerose buste che si portava dietro con non poca fatica; alcuni regali erano decisamente più pesanti di altri e reggerli con un paio di tacchi ai piedi era doppiamente difficile.
Federico fu l'ultimo ad entrare prima che la porta venisse nuovamente chiusa.
«hola» Zaira saluto molto calorosamente la famiglia di Paulo, la conosceva molto bene e soprattutto era ben voluta per via del fatto che in termini di tradizioni e ospitalità si somigliavano parecchio dunque l'affinità era stata immediata.
«non ti ci mettere anche tu» Azzurra la supplico drammaticamente facendo ridere tutti gli altri.
Alicia propose un piccolo apericena così da potersi mettere comodi per chiacchierare un po' e per aspettare Douglas Costa che come al solito era in ritardo.
Zaira fece un buon caffè con la moka che stranamente Paulo possedeva e poi iniziarono a fare conversazione parlando del più e del meno; Dolores cosi come Zaira era prossima alla vita universitaria e a quanto pare nella mente di entrambe c'era l'intenzione di trasferirsi a Torino anche se nel caso di Dolores tutto ciò dipendeva anche dalla disponibilità di Paulo che comunque avrebbe voluto mantenere la sua privacy.











Holaaaaaaa!
Scusate per i due giorni di ritardo ma scrivere un capitolo di passaggio è ancora più difficile che scrivere un capitolo pieno zeppo di avvertimento importanti e centrali, metteteci di mezzo anche impegni personali e siamo finite per non avere il capitolo completo, come piace a noi, per il giorno previsto della pubblicazione.
Considerate, che questo potrebbe essere uno degli ultimi capitoli in cui ci saranno brevi salti temporali nella storia, probabilmente già nel prossimo ci troveremo con qualche mese di distanza da adesso e chiaramente con personaggi che sono cresciuti; non preoccupatevi abbiamo tutto sotto controllo, non verrà lasciato indietro nulla che successivamente non venga chiarito, se avete ancora qualche dubbio o semplicemente volete dirci la vostra su questo capitolo ma anche su quelli precedentemente pubblicati potete scriverci qua sotto nei commenti, sapete bene che ci piace leggervi in molti, oppure ci potete contattare su Instagram ai: 6comeungurasole e sognavaleggendo.
Buon 31 ottobre a tutte/i🧙🏼‍♀️🧙🏽‍♀️🧛🏼‍♀️🧛🏽‍♀️🧟‍♀️🧟‍♀️🔮🔮🧡🧡👻👻👹👹🎃🎃☠️☠️

P.s. siccome la nostra Girasole detesta Halloween c'è un augurio anche da parte sua: ricordatevi di essere italiani e per questo motivo più pizza 🍕e pasta 🍝al pomodoro meno cagate americane 🇮🇹🇮🇹🇮🇹💚⚪️❤️

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