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Taehyung si guardò attorno, la casa di Namjoon non era per nulla sfarzosa o elegante, ma era semplice e funzionale, quanto decisamente piccola per anche sole due persone. Da quello potè intendere che il giovane uomo non fosse sposato, o che per lo meno non convivesse con qualcuno; lo trovò alquanto strano, visto che si trattava comunque di un bellissimo ragazzo, che aveva un lavoro e che possedeva una casa -o comunque poteva permettersi di pagare l'affitto.
Storse il naso appena quando notò i piatti di quella che intuì dovesse essere la sua colazione, sporchi nel lavello, segno che l'altro fosse uscito di fretta e non avesse avuto il tempo neanche di sciacquare un minimo posate e bicchieri. Non gli andava molto a genio la sporcizia, al ragazzo di città.

«Scusami tanto, ma lavoro tutto il giorno e qui è un casino, te lo giuro» si giustificò mortificato il maggiore, acciuffando qualche vestito che aveva lasciato sulle sedie, o sul divano in pelle a due posti che separava il piccolo salotto dalla cucina. 
«Non ti preoccupare, è già tanto che tu mi abbia fatto entrare in casa tua.» abbozzò un sorriso sincero Taehyung, spogliandosi del suo cappotto fradicio e appendendolo all'appendiabiti nell'entrata. «Potrei essere un serial killer, un pazzo omicida, eppure non hai esitato a offrirmi la tua ospitalità. Te ne sono davvero grato Hyung. » concluse con un inchino educato, facendo ridere appena il maggiore, non abituato a tutta quella formalità.

«Il Signore mi ha insegnato ad amare il prossimo come amo me stesso, sono sicuro che lui ci stia guardando da lassù e sia orgoglioso delle mie azioni.» spiegò il corvino, indossando i suoi occhiali da ''casa'' subito dopo essersi tolto le scarpe, gesto che anche il suo ospite aveva subito copiato. 
Taehyung non potè che storcere ancora una volta il naso. Non gli piaceva la sporcizia, e non gli piacevano le persone religiose. Credeva che fossero degli ossessi, a pensare così tanto a un Dio inesistente, a devolvergli la vita e i pasti... insomma che cazzata enorme, vero? Tuttavia non ci poteva fare nulla -si disse- poichè era proprio quella persona credente ad avergli dato un tetto sulla testa, almeno per quella notte. 

«G-Già... » non sapendo che dire, si limitò a fingere di acconsentire, seguendo il maggiore al centro della stanza, a piedi nudi; almeno il pavimento era pulito. 
«Ti mostro la casa, anche se non è che ci sia così tanto da mostrare-» ridacchiò Namjoon, grattandosi nervoso la nuca e facendo da guida a Taehyung. «Questo è il bagno. Purtroppo in casa ce ne è solo uno, ma ha una vasca, un doccino lì in alto e tutti i sanitari necessari.» spiegò mostrando la stanza quasi tutta bianca, con qualche inserto in legno.
«Questa è la mia camera da letto invece, non è molto grande... Come vedi c'è un solo letto, ad una piazza e mezza, ma dormirò sul divano finchè ci sei tu, non mi dispiace.» la camera era effettivamente piccola, quasi angusta, dall'arredamento in legno e molto essenziale: infatti, c'erano solo un letto e un armadio, assieme ad un vaso da notte (fortunatamente pulito) ai piedi di esso.

«No non esiste! Sei tu il padrone di casa e come tale devi dormire nel tuo letto! A me il divano sta più che bene. » fece Taehyung, ma l'altro non volle sentire ragioni.
«Al mattino vado a lavoro presto, quindi è meglio che dorma io in salotto, non voglio svegliarti.» fece spallucce Namjoon,  tornando a guardare l'altro. «A proposito, ti do dei vestiti puliti così puoi farti una doccia, okay? Lasciami solo cambiare da questa maledetta tuta» 
«Certo, fai con comodo.... » sussurrò Taehyung, facendosi piccolo piccolo nelle sue spalle, imbarazzato di stare chiedendo così tanto ad uno sconosciuto.

Avvertì il rumore della stoffa che veniva calciata via, ormai sul pavimento della stanza da letto, segno che Namjoon si fosse finalmente liberato dei suoi vestiti da lavoro: accidentalmente, al moro capitò di sbirciare il corpo coperto solo dai boxer dell'uomo nell'altra stanza, muscoloso e tonico, super abbronzato. Doveva sicuramente fare qualche lavoro nei campi, per essere così abbronzato anche in quella stagione, e lo si notava anche dai muscoli molto sviluppati delle spalle e dai bicipiti grossi. Si sentì avvampare, e scostò subito gli occhi curiosi da quella visione, torturandosi le mani e aspettando in silenzio. Quando l'altro arrivò, era fasciato dal suo pigiama marroncino, e in mano teneva dei vestiti puliti, un accappatoio e degli asciugamani piccoli, che diede poi a Taehyung. 

«Prenditi tutto il tempo che vuoi, sarai stanco dopo tutto quello scarpinare. Io intanto preparo la cena, hai preferenze?» chiese cordiale Namjoon, mentre il più piccolo prendeva goffamente le cose dategli dal padrone di casa con così tanta premura. 
«Mangio tutto!» sorrise innocente allora Taehyung, che non vedeva l'ora di mangiare finalmente un pasto decente e farsi una doccia come si doveva, dopo quei giorni passati a vagabondare.
«Preparerò del Jjajangmyeon allora, così ti do anche il benvenuto qui! » gli diede una amichevole pacca sulla spalla prima che il moro andasse a prendersi infine, la sua meritata doccia.

[...]

«Davvero, è delizioso!» commentò il minore con la bocca piena, dai cui angoli colava un po' di salsa di fagioli dolci. La sua pancia aveva brontolato per giorni, ed ora che veniva riempita di un cibo così buono, ne era così felice. 
«Ti ringrazio! Mia mamma li faceva sempre quindi ho imparato dalla migliore!» sorrise Namjoon, prendendo anche lui una buona porzione di Jjajangmyeon e portandosela alla bocca. Quando ebbe deglutito, si pulì la bocca con un fazzoletto di stoffa e domandò  «Come mai sei scappato?»

''Oh... Giusto... Lui crede che io sia scappato di casa'' pensò Taehyung, mandando giù anche lui il suo boccone. «Non mi trovato bene con la mia famiglia... Mi trattavano male.» fu sincero, almeno per una piccola parte. Che odiasse sua zia, quella povera vecchiaccia cieca, era vero; così come era vero il fatto che non lo trattasse come si dovrebbe trattare un nipote.
«Cavolo, mi spiace tanto Taehyung...» il tono di voce del più grande era amareggiato, così come la sua espressione: tuttavia il moro fu pronto ad alleggerire l'atmosfera ridacchiando appena.
«Tranquillo, non fa nulla. Piuttosto, tu che lavoro fai?»

«Sono un agricoltore, ho un piccolo terreno al di là del campo di peonie che hai visto mentre arrivavamo qui. Non è molto, ma è un lavoro onesto.» fece spallucce, sorridendo alla fine.
«Wow, ti ammiro. Sei così giovane eppure immagino che tu lavori davvero molto...» le parole uscirono sincere dalle labbra di Taehyung, e suscitarono una leggera sorpresa in Namjoon.

«Io? Giovane!? Beh grazie ma ho quasi Trent'anni, ragazzino... » sospirò crucciato il corvino, rendendosi conto di essere cresciuto in un battito di ciglia. «Più che altro, mi ammazzo di lavoro per una ragione superiore... Sai... c'è questa ragazza che... »
«OhOhOhhhhh raccontami tutto! » la natura curiosa di Taehyung venne a galla, guardò con occhi luccicanti il padrone di casa, voglioso di sentire la sua storia d'amore. Il moro andava pazzo per le storie d'amore degli altri, e quando ne aveva l'occasione, se le faceva raccontare.

«Beh lei in realtà è molto più ricca di me... Sai, ha una buona famiglia, i suoi genitori sono insegnanti, ha una casa grandissima, poi lei è davvero... stupenda...» mormorò sognante «L'unico problema è che appunto io sono un semplice contadino. Ho solo questa casa sgangherata, non molti soldi da parte, e i miei genitori non sono delle personalità illustri. Insomma io sono un...sempliciotto. Così spero che lavorando il più possibile io riesca a mettere un bel gruzzoletto da parte così da poterla chiedere in sposa, sai la dote è importante, specialmente per un uomo.» Taehyung annuì, perchè sapeva -purtroppo- anche lui come funzionava la società dell'epoca. 

Le persone delle stesse classi sociali si sposavano fra di loro, e non c'era verso di cambiare questa mentalità. Se eri povero, morivi povero. Se nascevi ricco, beh allora potevi cullarti sugli allori e far lavorare gli altri per te.
«Sono sicuro che ce la farai, e dimmi come si chiama? Com'è? Descrivimela! »
«Si chiama Maria, ma lei non vuole che gli altri la chiamino così, la fa sentire vecchia; si fa chiamare Mari, ed è qualche anno più piccola di me. Lei è... tutto quello che ho sempre sognato nella mia vita. Capelli lunghi, color del miele, formosa, due occhi grandissimi e... »
«Amico sei davvero cotto a puntino per lei!!» scherzò Taehyung, e i due risero come due amici di vecchia data, come se non si fossero conosciuti solo qualche ora prima.

«Già... però posso vederla solo una volta a settimana, durante la messa della domenica. Sta a dire che potrò vederla domani, e poi tra una settimana ancora, e così via... » sospirò affranto ancora Namjoon.
Intanto, nel cuore di Taehyung la curiosità bruciava come non mai. Gli sarebbe piaciuto molto vedere questa fantomatica ''Mari'' che aveva fatto perdere la testa al maggiore.
«A proposito, domani ti va di accompagnarmi a messa? Lei va a quella delle 9, solitamente.»

Oh no... Le messe no vi prego....

«C-Certo.. con piacere!» mentì Taehyung, maledicendo nella mente quel Dio bastardo che lo aveva incastrato in quella merdosa situazione.



nOnoonoNONOnnooooo l'autrice non si chiama mica Mari nono lololool
*inserire meme di Gerry Scotti qui*

ditemi che ne pensate bitchezzz, e soprattuto
Secondo voi cosa succede nel prossimo capitolo?? Speculazioni, dai dai dai

Pray for my soul | VminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora