22

1.6K 156 54
                                    

Taehyung era stato presto dimesso dal suo letto da infermo, lasciando vuota la camera della Chiesetta che aveva assistito all'adempiersi del suo desiderio.
Jimin lo aveva lasciato andare dopo avergli preparato un impacco, da riscaldare qualora sentisse il bisogno di ricorrere alla droga, quando avvertiva un senso di astinenza. Il biondo aveva chiuso la porta della sua camera, dopo che l'artista era andato via, e aveva pianto; lacrime avevano rigato il suo volto candido, scombussolando il suo corpo con troppe sensazioni a lui sconosciute.

Aveva pianto per tutta la notte, non incrociando mai gli occhi del Cristo crocifisso davanti al suo letto, intimorito dalle sue azioni e sentendosi colpevole.
Dopo aveva riempito i suoi polmoni di aria, rigettandola fuori qualche minuto più tardi, asciugandosi le lacrime dalle guance. Sentendo il suo corpo prosciugato dai liquidi, sorseggiò un bicchiere di acqua, lasciando che la sua gola trovasse un po' di sollievo.

«Cosa ho fatto di sbagliato?... Signore mi stai forse punendo?» sospirò, quasi a se stesso, guardando dritto nel vuoto.
«Quel ragazzo è una buona anima, nonostante trovi sollievo in sostanze proibite... Lui... Lui non mi preoccupa a dire il vero.» si umettò le labbra con la lingua, per poi continuare col suo flusso di coscienza. «Quello che mi fa star male è sapere i sentimenti di Jungkook nei suoi confronti. Insomma chi sono io per stare nuovamente in mezzo ai suoi sentimenti? Mi è bastata una volta.»

Si prese qualche minuto per riflettere sulle sue parole, poi continuò «Lo so, lo so che non avrei dovuto origliare. Ma non è stato intenzionale. È... È capitato.» si morse poi il labbro, Jimin, giochicchiando con le sue tenere mani. «Non sapevo che Jungkook lo amasse. E... Jungkook ha una moglie. Questo significa...» deglutí al pensiero, ma scosse subito il capo, non volendo inconsapevolmente accrescere il suo senso di colpa.

Si gettò poi sul letto, facendo balzare il materasso scadente, suo giaciglio da ormai anni. «Dovrei svuotare la mente e dormire. Domani... Domani... Taehyung...» sussurrò il suo nome, cadendo fra le braccia di Morfeo, in un sonno senza sogni.

_________________

Dall'altra parte della città, invece, il moro era affacciato alla finestra della sua mansarda, le ciocche di capelli appena mosse dal vento ghiacciato.
L'oscurità attornava tutto, il piccolo paesino di Goyang era completamente silenzioso e immerso nei sogni.
E le sue anime più tormentate non riuscivano a dormire.

Jungkook ormai aveva fatto della casa di Namjoon la sua seconda, era entrato senza far rumore e si era trascinato fin sopra le scale, alla porta del suo artista preferito.
Aveva aperto senza problemi la porta ed era rimasto a spiare per qualche minuto il moro, perso in chissà quale mondo.
Dal canto suo, Taehyung, era semplicemente felice: finalmente all'indomani avrebbe potuto dipingere Jimin, dopo tentativi non andati a buon fine e rifiuti costanti. Era così fra le nuvole, nonostante il cielo fosse sereno, che non si era minimamente accorto della presenza del corvino dietro di lui, o almeno finché non sentí il suo fiato infrangersi contro la pelle ruvida del suo collo.

Il moro sobbalzò per la sorpresa, mantenendo un minimo di equilibrio grazie alle braccia possenti del maggiore. Jungkook lo tirò subito dentro, reggendo il suo peso senza il minimo sforzo.
«Mi hai spaventato, Jungkook, diavolo!» rise appena Taehyung, mentre l'altro lo trascinava verso il centro della stanza. «Che ci fai qui?»
Lo posò, scostandosi poi da lui, sospirando appena.
«Sono venuto a vedere come stai. Ti ho portato io assieme a Namjoon in ospedale.» fece spallucce il corvino, passandosi una mano fra i lunghi capelli, appena mossi sulle punte.

«Ah sto meglio...» rise appena guardando il pavimento, rimanendo vago sul perché e su cosa fosse successo in quella stanza. «Piuttosto... Non ci credo. C'è qualcos'altro che volevi dirmi?» sorrise poi sornione, guardandolo dritto negli occhi.

Sebbene Jungkook fosse più grande, sotto gli occhi dell'artista si sentí nudo e indifeso: per un attimo l'idea che Taehyung avesse sentito la sua confessione, pur non essendo cosciente, gli balenò nella testa. Si diede qualche attimo, deglutendo, decidendo poi di fare finta di nulla. Solo il tempo gli avrebbe poi confermato o smentito l'ipotesi.
«Sei un veggente e non me lo hai detto?» rise sghembo il corvino, avvicinandosi alla sua preda e circondandogli la vita con le braccia, suscitando ilarità anche nell'altro.
«In realtà mi mancavi...» disse ispirando le parole nella pelle dell'altro «Ho una voglia matta di te...» cominciò a baciare lentamente quello stesso punto, lasciando che Taehyung si sciogliesse addosso al suo corpo.

«Kook eddai... Non sono molto in vena stasera...» gli prese la testa, intimandogli di fermarsi ma ciò non accadde «Domani devo svegliarmi presto che ho da fare... Dai...» mormorò mentre l'altro faceva orecchie da mercante.
«Mhmmm la mia puttanella è impegnata...» sorrise sulla sua pelle, mordendolo poi appena «Che cosa ti tiene così occupato da non potermi soddisfare stasera?» scherzò Jungkook, divertito da quella situazione.
Invece, Taehyung, si sentí appena degradato da quel soprannome ma ci passò avanti. «Devo andare da Jimin...» rispose senza pensarci.

Quelle parole, anzi, quel nome, ebbe un effetto immediato sul corvino, che subito smise con i suoi smaniosi baci. Sbatté più volte le palpebre per assicurarsi di aver sentito bene e poi continuò «Jimin? A fare che? Da quando siete così amici?»
«Da quando questo è un interrogatorio?» ribatté fiero l'artista sottraendosi finalmente alla sua presa morbosa.

Jungkook rimase a bocca aperta, vista l'intraprendenza di Taehyung e strinse i pugni quando si allontanò da lui. «Da quando te la fai coi preti?»
«Perché, è sbagliato?» mise le braccia conserte il castano.
«Pensavo ti piacesse farti fottere dal mio cazzo, perché ne devi cercare un altro su cui saltellare felicemente?» sputò aggressivo Jungkook, che cominciava a perdere la pazienza.
Il pittore apri la bocca, sospirando di sorpresa a quella affermazione.
«Ma che cazzo hai in quel cervello da campagnolo?!» fu l'ultima goccia che fece traboccare il vaso.

L'uomo dai capelli neri si mosse velocemente in avanti solo per mollare un forte schiaffone sul viso immacolato di Taehyung, che perse l'equilibrio e cascò per terra, mantenendosi la guancia a causa dell'impatto.
Poi, accecato dalla rabbia, lo prese per i capelli e lo costrinse ad alzare il viso verso di lui, tirandoglieli.
«Forse non hai capito che sei di mia proprietà, eh puttana? Sono passato sopra al fatto che tu andassi da Min, ma non posso transigere anche su Park. Non lui cazzo.»
Taehyung tremava terrorizzato, ma non piangeva, non guardava negli occhi il suo aggressore.
«Quindi non riesco a capire perché la MIA puttana» enfatizzò l'aggettivo «non possa farmi questo piccolo favore, o evidentemente è troppo impegnata con altri cazzi?» gli occhi tondi di Jungkook erano iniettati di rosso, erano spalancati a fissare fin dentro l'anima del ragazzo che amava.
«Rispondimi.» lo sbatté tirandogli ancora i capelli, non ottenendo comunque risposta da parte dell'altro, che non sapeva cosa dire.
Rimase in silenzio, guardando fisso in volto quell'uomo che all'inizio gli era sembrato completamente diverso da quello che si stava scoprendo.
«Allora, me lo succhi?»

Taehyung annuí, sperando per la prima volta, che la notte, il suo momento della giornata preferito, passasse presto.

Allora come va la quarantena? Ahahha io sono sommersa da cibo e dalle videolezioni uf...

Pray for my soul | VminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora