Capitolo 2

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"Saranno tutti molto felici di rivederti, non spaventarti se qualcuno verrà ad abbracciarti" la avvisò Leon mentre se ne stavano entrambi imbambolati davanti alla porta dell'appartamento di Brian, che Mabel aveva appena scoperto essere anche il suo. Leon non si era perso in chiacchiere, non le aveva spiegato nel dettaglio chi gli altri fossero, riteneva più giusto che fossero loro stessi a definirsi.
Messo piede all'interno, i tre ragazzi con cui Mabel andava a riunirsi erano seduti in ordine sparso attorno al tavolo della cucina. Un fanciullo corse verso di lei, abbracciandola, stringendo così tanto la presa da riuscire a farle alzare i talloni da terra.

"Per fortuna stai bene" bisbigliò lui vicino all'orecchio di Mabel. Era davvero felice, non accennava ad allontanarsi di un millimetro da lei, per questo sentì una leggera fitta al petto a dovergli chiedere:

"Potresti dirmi chi sei...?" il ragazzo dai capelli lunghi e scuri schizzò di tre passi indietro, guardando Leon in cagnesco, poiché evidentemente non li aveva informati adeguatamente, o quantomeno non era stato informato lui in prima persona.

"Bruce" rispose secco, troppo concentrato a cercare di dar fuoco a Leon con la forza del pensiero.

"Ti conosco da tanto tempo?" gli chiese lei, in realtà lo stava domandando a se stessa, quelle parole decisero arbitrariamente di uscire dalle sue labbra e rivolgersi a lui. Più lo guardava più desiderava sapere chi lui fosse.

"Da molto prima che conoscessi Leon" certo, Bruce diede per scontato che Mabel sapesse da quanto tempo conoscesse Leon, supposizione infondata, non lo sapeva, quindi tutto ciò che aveva ricavato da quella risposta era che Bruce e Leon non si ben sopportavano. Suppose che Bruce fosse una sorta di migliore amico per lei.

"Io sono Sebastian" decise di presentarsi il secondo ragazzo, un po' più grande rispetto agli altri, dai capelli rossicci e le sopracciglia folte. Le porse la mano, e lei subito l'afferrò senza pensarci.

"Sono un poliziotto, siamo amici grazie a Leon" lui fu molto più chiaro e conciso, come se avesse già avuto a che fare con quel genere di cose. Tuttavia le parve un tipo affidabile, nonostante non comprendesse in che modo un poliziotto potesse essere amico di un assassino, perché un omicidio era stato commesso, non c'erano dubbi.

"Tu" disse con un tono insolitamente alto Mabel, alludendo all'unico ragazzo che era rimasto seduto, che doveva per forza essere Brian. Brian, dai capelli biondi e gli occhi chiari che piangevano copiosamente, alzò la testa, ma non il culo dalla sedia.
Mabel guardandolo in faccia sentì qualcosa di diverso rispetto a ciò che aveva vagamente avvertito con gli altri, così diede retta solo al suo istinto, e si avvicinò al tavolo.

"Tu mi hai fatto qualcosa" lo accusò, non che sapesse di cosa lo stesse accusando, ma sapeva che qualcosa aveva fatto. Vedendola andare verso di lui, conoscendo la verità, sia Bruce che Leon si piazzarono dietro di lei, pronti a reagire tempestivamente.

"Chi sei?" gli chiese, poggiando le mani chiuse in dei pugni sulla superficie lignea del tavolo, intendo chiedergli chi fosse per lei, non il suo deducibile nome.

"Tuo fratello" parlò a bassa voce, asciugandosi le lacrime con un rapido gesto dell'avambraccio.
Mabel si inumidì le labbra, placando possibili scatti violenti, allontanandosi di un passo dal tavolo.

"Non è vero" affermò con assoluta certezza. No, non poteva essere vero, ne era sicura, non le serviva nessuna prova o falsa conferma. Bruce le poggiò una mano sulla spalla per richiamare la sua attenzione.

"È vero" forse si illudeva di poterla convincere solo perché si chiamasse Bruce, ma quel nome non significava niente per lei, così come le sue parole non le fecero cambiare idea, tant'è che allontanò la sua mano, scuotendo la testa per negare che potesse essere reale.

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